Mistero e luci, a Chiesa di casa il Natale nello sguardo dell’altro

Ospiti in studio don Luca Bosio (parroco dell'unità pastorale Mons. Antonio Barosi), suor Chiara Rossi (religiosa della comunità di recupero di Marzalengo) e Roberta Caserini (interior e visual designer)

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Vacanze e famiglia, è solitamente questo il modo in cui si è abituati a pensare il Natale. Una giornata di svago, o per alcuni di impegno culinario, da condividere con i parenti, più o meno stretti, e con gli amici. E la Messa, per i cattolici. A mezzanotte o la mattina successiva – qualche volta entrambe – per celebrare il mistero dell’Incarnazione. Ma Natale non è soltanto questo, come ricordano le parole dei tre ospiti della nuova puntata di Chiesa di casa.

«Per molti commercianti – ha raccontato Roberta Caserini, interior e visual designer – i giorni di Natale sono i più intensi, e non è detto che riescano a viverlo insieme alle loro famiglie. In questo, mi sento di dirlo, servirebbe un po’ più di comprensione da parte dei consumatori». Molti, infatti, sono i negozianti che terranno le serrande aperte durante le feste, ma non saranno gli unici a vivere un Natale particolare. Nella comunità San Francesco di Marzalengo, gestita dalla Caritas diocesana attraverso l’impegno delle Suore Adoratrici per l’accoglienza di donne in difficoltà, «le festività hanno un sapore particolare». Sono queste le parole usate da suor Chiara Rossi, che ha sottolineato come «nonostante per molte ragazze sia vivo il ricordo di momenti speciali che ora sono lontani, ogni anno quelli del Natale sono giorni di vera festa, gioia e condivisione. Lo testimoniano l’attesa che li precede, insieme al tanto affetto che la nostra comunità riceve e, a sua volta, dona».

«È poi questo il cuore del Natale – ha sintetizzato don Luca Bosio, parroco dell’unità pastorale Monsignor Antonio Barosi – che, riproponendo ogni anno il mistero dell’Incarnazione, ci mette davanti a un bivio; da un lato la sola realtà, fatta di guerre e dolore, a cui si può rispondere con la stessa moneta; dall’altro un Dio che si fa uomo, bambino, chiedendo di essere accolto nelle pieghe della storia senza però diventarne schiavo. Come cristiani siamo invitati a riflettere su questa scelta, perché il dono che è Gesù, spesso, è scomodo: accoglierlo significa rendersi disponibili ad accettare le prove e le fatiche che la vita porta con sé, ma con la consapevolezza di non essere soli».

La solitudine, in effetti, è spesso vista come il nemico da cui guardarsi durante le feste, nonostante siano sempre di più le persone che si trovano a viverla. Secondo Roberta Caserini, però, «c’è ancora una certa cura per le relazioni. Nel mio piccolo lo vedo dall’attenzione con cui un dono viene scelto, o nei sorrisi dei bambini che si fermano davanti alle vetrine con i loro genitori».

Ancora una volta è la speranza a regnare nel giorno di Natale. «Nella nostra comunità – ha concluso suor Chiara Rossi – non abbiamo desideri utopici. Sappiamo bene che, per le ragazze che vivono con noi, non sempre tutto sarà semplice, o comodo. Quello che cerchiamo di far sperimentare loro è una vicinanza, una presenza amorevole che è poi la presenza del Signore che viene tra noi. Ci sta a cuore che loro sappiano di avere qualcuno su cui poter fare affidamento, come noi possiamo sempre affidarci a quel Figlio che si è fatto uomo per amore».

Il cuore di tutto, dunque, pare proprio sia un certo modo di esserci per l’altro. Per molti, si concretizza con l’esperienza di fede cristiana; per tutti, con un sentimento di vicinanza, condivisione e carità che, come mistero, pervade l’animo umano specialmente nel giorno di Natale.

Andrea Bassani
TeleRadio Cremona Cittanova
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