Meditazioni in parole e musica ispirate alla figura di Romero per ricordare i missionari martiri di ieri e di oggi

Alla vigilia della Giornata dei missionari martiri, in Seminario l'iniziativa promossa dall'Ufficio missionario diocesano in sinergia con Acli e Pax Christi

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È nella sala Bonomelli del Seminario vescovile di Cremona che nella serata di giovedì 23 marzo è stata offerta una meditazione in parole e musica ispirata alla figura di Oscar Romero, l’arcivescovo di San Salvador che a causa del suo impegno nel denunciare le violenze del governo di El Salvador fu ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava la Messa. Una data che da diversi anni segna in ritardo il ricordo dei missionari martiri e che l’Ufficio missionario diocesano, in sinergia con le Acli e Pax Christi cremonesi, ha voluto tornare a valorizzare.

A presentare la serata e l’importanza della figura del santo è stato don Antonio Agnelli, assistente ecclesiastico delle ACLI, che ha presentato alcuni aspetti della vita dell’arcivescovo salvadoregno, soffermandosi sul suo costante impegno nell’aiuto dei più poveri. «Il 14 ottobre don Romero è stato proclamato santo, e insieme a lui anche Francesco Spinelli, un momento della storia reso possibile da papa Francesco nel 2018 – ha ricordato don Agnelli. – La vita di don Romero è stata sempre rivolta a tutti quelli che a causa della propria condizione sociale eran considerati ultimi e per questo perseguibili. Nei suoi ultimi momenti di vita la consapevolezza che sarebbe arrivata presto la fine non l’ha mai fermato, ha scelto di schierarsi dalla parte dei più deboli fino alla fine, rifiutando i privilegi e il benessere».

A mettere in musica la vita di don Romero è stato un gruppo di parrocchiani del Maristella, insieme ad altri affascinati dalla vita di questo vescovo santo, di diverse associazioni e parrocchie della diocesi, che ha anche portato sul palco alcune copie dei paramenti e ha composto un altare a rappresentare gli ultimi momenti della vita dell’arcivescovo.

Un momento che ha voluto ricordare il valore del bene comune e della pace. Per questo, all’ingresso del salone, è stata data ai presenti la possibilità di aderire all’appello per la pace proposto in Quaresima dall’Arcidiocesi di Milano e rilanciato anche in tutte le Diocesi lombarde.

Romero, dopo la sua nomina ad arcivescovo di San Salvador (la capitale di El Salvador) nel febbraio 1977, entra progressivamente a contatto con i drammi e i patimenti del suo popolo. In una omelia del 30 ottobre 1977 disse che il pastore deve esserci dove c’è la sofferenza. Si immerge nel martirio del suo popolo, ne condivide le speranze, le sofferenze, le offese, le ingiustizie. Denuncia tutte le situazioni di violenza e invita anche i ricchi a partire dal Vangelo, prendendosi cura dei poveri e aiutandoli nelle loro necessità.

Era ben cosciente della necessità di condividere la sorte del popolo a quel tempo oppresso e torturato. Diceva con chiarezza: «La Chiesa soffre il destino dei poveri: la persecuzione. Essa si gloria di aver mescolato il sangue dei suoi sacerdoti, catechisti e delle comunità, con il popolo massacrato e aver sempre portato in sé il marchio della persecuzione. Precisamente poiché dà fastidio, la si calunnia e non si vuole ascoltare in essa la voce che denuncia l’ingiustizia» (omelia del 12 dicembre 1980).

Sapeva che aumentavano le minacce contro di lui, ma mai ha voluto ridurre l’annuncio della salvezza di Dio in Gesù, che diventa reale dentro la carne storica dei suoi figli da liberare dal peccato e da ogni male che disumanizza. «Cristo ci invita a non avere paura della persecuzione – diceva nell’omelia del 17 febbraio 1980 – perché, credetelo, fratelli, chi si mette al fianco dei poveri, partecipa al loro stesso destino. E in El Salvador, sappiamo quale sia il destino dei poveri: sparire, essere torturati, catturati e riapparire cadaveri».

La grandezza evangelica di sant’Oscar Romero è stata proprio quella di non retrocedere mai dinnanzi alle minacce – anche se umanamente egli aveva paura – di camminare nel buio dell’esistenza sostenuto dalla sua fede in Dio, nelle cui mani metteva tutto se stesso.

Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
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