Intorno all’opera/31 – I mesi del Battistero di Parma e del duomo di Cremona

Nei fregi allegorici delle cattedrali la rappresentazione di un lavoro che nobilita l'uomo e la società

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Si è aperta da poco a Parma un’importante mostra: «Antelami a Parma. Il lavoro dell’uomo, il tempo della terra» allestita nel Battistero dal 12 settembre 2020 al 12 settembre 2021, nell’ambito del programma di Parma Capitale italiana della Cultura 2020 + 2021: una sorta di «viaggio antelamico» nella sua officina, come l’ha definito Arturo Carlo Quintavalle.

La complessa operazione che a fine agosto ha coinvolto le dodici statue dei Mesi e le due delle Stagioni (abbinate in autunno/inverno e primavera/estate) di Benedetto Antelami (1150 ca – 1230 ca), ha un sapore storico. Sono state calate a terra, dopo un’accurata pulizia, dalla prima galleria interna del Battistero del Duomo posta a 7,5 metri d’altezza, per una visione ravvicinata e pressoché unica: tra poco più di un anno infatti torneranno in situ. Si potranno così «guardare negli occhi».

La mostra promosso dalla Diocesi di Parma, che insieme a quella di Fidenza conserva un patrimonio fondamentale per la scultura romanica, trova nell’Antelami un artista imprescindibile.

Considerate da alcuni studiosi non completamente autografe, queste sculture, sulle quali sono ancora presenti in parte le tracce della lavorazione, da secoli, probabilmente da fine Duecento, sono collocate nella prima galleria del lato est del Battistero: provenienti forse da un portale, come nel caso del Duomo di Cremona, vennero collocate in posizione elevata dai pittori incaricati di completare la decorazione della cupola del Battistero nel quarto decennio del XIII secolo.

Un legame strettissimo quello tra Parma e Cremona. Si deve infatti tenere presente che i portali dei mesi decoravano le facciate di importanti edifici XII e XIII secolo, da Fidenza ad Arezzo, da Ferrara con i pezzi oggi ricoverati nel vicino Museo del Duomo a Venezia nella Basilica di S. Marco, fino appunto al Battistero di Parma. Tutti questi monumenti raccontano di una grande rivoluzione di significati legati alla Riforma Gregoriana. Le figure allegoriche dei mesi rappresentano uomini occupati in lavori agricoli stagionali dove si dà al lavoro un significato nobilitante e salvifico (il lavoro redento), secondo la nuova dottrina teologica che non vede più il lavoro come una maledizione divina così com’era stato descritto nel libro della Genesi, ma piuttosto una nobilitazione dell’uomo e della società, comunale o repubblicana che sia, ieri come oggi.

a cura di don Gianluca Gaiardi
incaricato diocesano per i Beni Culturali

TeleRadio Cremona Cittanova
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