Intorno all’opera/9 – Chiesa di Dio Padre Misericordioso

Un inno alla misericordia nell'architettura della chiesa realizzata a Roma da Richard Meier

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Cose all’Italiana, doveva essere pronta per il grande Giubileo del 2000 la Chiesa di Dio Padre Misericordioso, alle porte di Roma, nel popoloso quartiere Tor Tre Teste. La consacrazione posticipata al 2003. Tre vele bianche, che l’architetto di fama internazionale Richard Meier ha pensato. Una barca, la Chiesa, con tre vele: quelle le Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Un gioco di luce. Il bianco delle pareti, cemento autopulente della ditta bergamasca Italcementi, tecnologia all’avanguardia. Le vetrate che fanno passare tutta la luce possibile. Un inno alla Misericordia.


Maier in persona, presentando il progetto a papa Giovanni Paolo II, aveva dichiarato: «Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo». Vele che svettano altissime, fino a 26 metri, autoportanti, studiate prendendo spunto dal complesso calcolo ingegneristico dei conci del Pantheon.
Si presenta così la chiesa del terzo millennio, almeno nelle idee del progettista e dei committenti di allora, già di allora, perché 20 anni ci sembrano pochi e tanti nello stesso tempo. Oggi invece siamo stati catapultati in un millennio mai immaginato, chi ci avrebbe mai potuto o riuscito a pensare così. Uomini e donne capaci di credersi onnipotenti, di possedere la soluzione a ogni problema e scopertisi così fragili davanti al “nemico” più piccolo e invisibile?
Ebbene questo edificio, pensato come una grande barca, con le sue vele trinitarie (che poi immagine nuova non è), ci riporta alle toccanti parole di papa Francesco in un’altra suggestiva piazza, la più suggestiva delle piazze, con l’infilata delle sue colonne, nei due bracci berniniani che vogliono abbracciare, sempre simbolicamente mi raccomando, i fedeli di ogni epoca e luogo. Quelle parole che mentre ci avviciniamo alla domenica della Misericordia mi piace riportare alla nostra attenzione: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti», così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.”
Questo il nostro solo inno alla Misericordia.

don Gianluca Gaiardi
incaricato diocesano per i Beni culturali

TeleRadio Cremona Cittanova
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