Il vescovo alla lavanda dei piedi: «Facciamo il pieno di questa abbondanza d’Amore»

Monsignor Napolioni ha presieduto in Cattedrale la Messa in "coena Domini": nel cenacolo ritroviamo l'origine della nostra identità

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«Non è nel passato che volgiamo immergerci con questa celebrazione: è qui, è ora che il Signore si dona a noi ancora una volta per la salvezza del mondo». Con queste parole la liturgia introduce la celebrazione della Messa “in Coena Domini”, presieduta in Cattedrale nel pomeriggio del Giovedì Santo, 18 aprile, dal vescovo Antonio Napolioni.

Aprendo sua omelia il vescovo ha richiamato una osservazione proposta durante la processione della domenica delle Palme: «Questa Pasqua ci deve aiutare a ritrovare e rinnovare la nostra identità». Così il Giovedì Santo, con la celebrazione dell’ultima cena, è una delle «pagine» che durante queste giornate che portano alla Pasqua, che dicono qualcosa di questa identità da richiamare «in un tempo di confusione e smarrimento».

Nella sua riflessione monsignor Napolioni richiama le parole del Vangelo del Giovedì Santo: «Quella sera Gesù apri il cuore ai suoi discepoli, rivela che il suo amore deriva dalla comunione con il Padre». «Io con il Padre – cita ancora – voi con me: è il grande abbraccio di Dio agli uomini».

Il racconto dell’ultima cena sottolinea poi altri aspetti essenziali per l’identità cristiana: la missione (Gesù manda i discepoli perché il privilegio di quei dodici diventasse dono per tutti») e la promessa della pace. «Questa sera – osserva il vescovo – ci riconsegna l’unità, la solidarietà», attraverso «la lavanda dei piedi che non è solo un simbolo, ma un programma di vita per chi riconosce nell’altro un fratello».

«Facciamo il pieno di questa abbondanza d’amore». E’ la raccomandazione all’apertura del Triduo Pasquale: «E’ la sera del grazie, della santa fierezza per i doni spirituali di cui il Signore ci ha inondati».

«Ripetiamolo – ha concluso – con stupore e gratitudine: siamo quelli che a forza di stare con Gesù, di ascoltare il suo vangelo si riconoscono “di Gesù”. Siamo suoi»

Dopo l’omelia la lavanda dei piedi, «uno dei grandi gesti di Gesù», ripetuto quest’anno durante la celebrazione del Giovedì Santo per i figli di alcune coppie di neocatecumenali: «Sono felice di lavare i piedi a questi ragazzi – ha detto il vescovo -. la loro giovinezza è una promessa che non va fermata, ma chiede attenzione e rispetto, formazione e fiducia. benvenuti in questo tesoro dell’amore di Dio»

Dopo le comunioni un altro gesto caratteristico di questa celebrazione: la processione verso la Cappella del Santissimo per la reposizione dell’Eucaristia. Dopo un momento di adorazione l’assemblea si è quindi sciolta nel silenzio, mentre l’adorazione è proseguita offrendo possibilità di preghiera durante tutta la sera.

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