Passione e morte di Cristo: «Adoriamo la croce perché perdoni il nostro male»

Il vescovo Napolioni ha presieduto l'azione liturgica della Passio in Cattedrale nel pomeriggio del Venerdì Santo

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Il Venerdì santo è il giorno della croce. La comunità diocesana ha seguito la Passione di Cristo ripercorsa nell’azione liturgica presieduta dal vescovo in Cattedrale alle ore 18. «Gesù è morto. e’ morto davvero. L’hanno ammazzato davvero», sottolinea monsignor Napolioni aprendo la sua omelia, pronunciata dopo la lettura del Vangelo della Passione secondo Giovanni, proclamato dai seminaristi Andrea Bassani e Francesco Tassi e dal diacono Arrigo Duranti.

Nel pomeriggio di venerdì 19 aprile in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’azione liturgica della passione e morte del Signore. 

La mensa eucaristica senza tovaglia, l’altare maggiore disadorno di croce e candelieri, il Vescovo senza bastone pastorale: questi i segni di un rito austero iniziato con la processione d’ingresso, che ha raggiunto il presbiterio in silenzio, con i sacerdoti che prostrati dinanzi all’altare.

«Non possiamo frettolosamente correre verso la gioia di Pasqua – ha detto il vescovo – senza abitare questo giorno di dolore e smarrimento». Una giornata che che invita alla contemplazione umile della croce. Dopo che il Giovedì Santo, portandoci nel cenacolo, «ci ha fatto gustare quel tratto di identità che ci dice che siamo con Gesù, di Gesù. Come amici» – ha continuato – «oggi questo giorno, questo fatto scrive un secondo tratto della nostra identità: noi siamo anche quelli senza Gesù, siamo anche quelli contro Gesù. E non dobbiamo vere fretta di riservare questo titolo agli altri: a chi non crede, a chi ha combattuto nella storia la Chiesa, a chi è criminale patentato… Possiamo essere senza Dio, senza speranza, senza amore anche nella Chiesa, anche da cristiani».

Il richiamo è a non lasciare che le illusioni di un «attivismo vuoto» anche nelle «cose di Chiesa» ci faccia dimenticare «questo Vangelo, che è il Vangelo più fecondo di salvezza per il mondo»: «Ogni volta che volgiamo un Cristo trionfale e non crocifisso diventiamo senza Gesù, con il rischio di professare un “controvangelo”, un vangelo nostro, accomodato, ideologico, di parte… che non comunica vita, ma viceversa semina zizzania». Una tentazione che porta a sentirsi «quelli per bene», «i protagonisti di tutto».

«Questa sera riconosciamo che c’è il male, il buio, il peccato» – continua il vescovo nella sua riflessione – ma «se noi siamo anche quelli senza Gesù, quelli contro Gesù, Lui non sarà mai senza di noi o contro di noi. Ecco perché c’è speranza» nel «silenzio benedetto» di questo giorno. «Ecco perché – conclude – adoriamo la croce: perché Cristo dalla croce ci abbracci e ci perdoni di tutto il nostro male».

Ascolta l’audio dell’omelia

Dopo l’omelia accolta in profondo silenzio dall’assemblea, l’azione liturgica è proseguita con la preghiera universale, nella quale si è pregato non solo per la Chiesa, ma anche per i cristiani di altre confessioni, per i non credenti in Dio e per la pace nel mondo.
Poi l’ingresso della croce. Che per tre volte il Vescovo ha innalzato per l’adorazione, proseguita poi con il popolare gesto del bacio al Crocifisso.

Ha concluso la celebrazione la comunione eucaristica con il pane consacrato nel Giovedì santo. Il Venerdì Santo, infatti, non si celebrano Messe.

Le offerte raccolte durante le celebrazioni della giornata del Venerdì Santo (alle 21 la processione con la Sacra Spina) sono state destinate ai bisogni della Chiesa in Terra Santa.

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