La “democrazia” è una “parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo. È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore. Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere.
Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera. Insieme una conquista e una speranza che, a volte, si cerca, in modo spregiudicato, di mortificare ponendone il nome a sostegno di tesi di parte”. Lo ha affermato questo pomeriggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, ospitata al GCC – Generali Convention Center di Trieste. “Non vi è dibattito in cui non venga invocata a conforto della propria posizione. Un tessuto che gli avversari della democrazia pretenderebbero logoro”, ha osservato il Capo dello Stato, sottolineando che “la interpretazione che si dà di questo ordito essenziale della nostra vita appare talora strumentale, non assunto in misura sufficiente come base di reciproco rispetto”. “Si è persino giunti ad affermare che siano opponibili tra loro valori come libertà e democrazia, con quest’ultima artatamente utilizzabile come limitazione della prima”, ha rilevato Mattarella, secondo cui “non è fuor di luogo, allora, chiedersi se vi sia, e quale, un’anima della democrazia”.
“La democrazia come forma di governo non basta a garantire in misura completa la tutela dei diritti e delle libertà: essa può essere distorta e violentata nella pretesa di beni superiori o utilità comuni. Il Novecento ce lo ricorda e ammonisce”. È il monito lanciato dal presidente della Repubblica. “La coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile di leale e irrinunziabile vitalità democratica”, ha sottolineato il Capo dello Stato che, citando Carlo Gonella, ha evidenziato come sia “sbagliato e rischioso cedere a sensibilità contingenti, sulla spinta delle tentazioni quotidiane della contesa politica. Come rischia di avvenire con la frequente tentazione di inserire richiami a temi particolari nella prima parte della Costituzione, ignorando che questa, per effetto della saggezza dei suoi estensori, li ricomprende comunque in base ai suoi principi e valori di fondo. “Al legame tra libertà e democrazia”, ha notato il presidente, “unisce il tema della democrazia a quello della pace. Perché la guerra soffoca, può soffocare, la democrazia”.
“Affrontare il disagio, il deficit democratico che si rischia, deve partire da qui. Dal fatto che, in termini ovviamente diversi, ogni volta si riparte dalla capacità di inverare il principio di eguaglianza, da cui trova origine una partecipazione consapevole. Perché ciascuno sappia di essere protagonista nella storia”. È lo scenario tratteggiato dal Capo dello Stato.
“La Repubblica – ha osservato il Capo dello Stato – ha saputo percorrere molta strada, ma il compito di far sì che tutti prendano parte alla vita della sua società e delle sue istituzioni non si esaurisce mai”. “Ogni generazione, ogni epoca, è attesa alla prova della ‘alfabetizzazione’, dell’inveramento della vita della democrazia”, ha ammonito il presidente, secondo cui si tratta di una “prova, oggi, più complessa che mai, nella società tecnologica contemporanea”. “Ebbene, battersi affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia” è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere”, la consegna del Capo dello Stato. “Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme”, ha concluso il presidente: “Vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino”.
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