I giovani della Gmg in Seminario per ricordare e condividere. Il Vescovo: «Aspetto i vostri suggerimenti»

Una serata per ricordare e condividere le energie e le speranze dell'esperienza di Lisbona e per trovare insieme le strade per portare quello spirito di Chiesa universale nelle nostre comunità

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L’abbraccio di un amico ritrovato, il sorriso di una complicità riscoperta, il piacevole brusio di chi si riconosce in un’esperienza vissuta con compagni di viaggio dai volti un tempo nuovi e ora noti. Anche la leggera brezza serale di Cremona ricorda il soffio atlantico dei giorni Lisbona; come se fosse rimasta negli zaini dei 500 giovani della diocesi tornati dall’ultima Giornata mondiale della gioventù, invisibile promemoria di quello spirito che ha animato quelle giornate indimenticabili. Allora, a Lisbona, il vescovo Antonio Napolioni aveva invitato a ritrovarsi dopo qualche tempo dal rientro per riprendere in mano quella vitalità tipica dell’incontro internazionale, per non lasciarla affievolire con il ritorno alla quotidianità.

Così è avvenuto venerdì sera a Cremona, in Seminario, a quasi due mesi di distanza. I giovani hanno ricordato e soprattutto raccontato a chi non c’era quanto ascoltato, visto e vissuto in Portogallo. Proprio lo spirito e la testimonianza sono stati i punti di partenza della riflessione del vescovo, che ha guidato nella riflessione i tanti giovani radunati in chiesa a partire dal brano dei discepoli di Emmaus, icona biblica che accompagna la Diocesi e l’intera Chiesa italiana nel nuovo anno pastorale.

«Non c’è Cristo fuori di voi che vi chiama a scoprirlo, ma è dentro e tramite voi che ci coinvolge, ci anima, ci plasma verso quella meraviglia che è la Pasqua, che ci fa mettere al mondo un’energia capace di capovolgere la realtà: dalla morte alla risurrezione, dalla solitudine alla comunione, dalla disperazione alla speranza, desiderando di vivere così, come pregava san Francesco d’Assisi». Le parole del vescovo hanno seguito il momento di riflessione in cui i partecipanti, grazie all’attività promossa dalla Federazione oratori cremonesi, hanno provato a condividere a gruppi una risposta comune sulle parole ascoltate al Parque Tejo dalla voce paterna di Papa Francesco e trovare ciò che dell’esperienza di Chiesa sperimentata a Lisbona si può continuare a vivere insieme nella Chiesa locale.

Un lavoro che rimarrà a disposizione «perché possa essere letto e condiviso da tutti e provare insieme la pastorale giovanile della diocesi», ha aggiunto l’incaricato diocesano di pastorale giovanile don Francesco Fontana.

«Anche a me è stato chiesto di rispondere alle stesse domande che vi hanno provocato – ha proseguito Napolioni –. Ho letto i post pubblicati con le vostre risposte di gruppo. A me il Papa ha detto come guardare i giovani: con fiducia, stima e speranza, senza giudizio, senza troppe pretese. La presenza di Cristo e tutta la Gmg mi hanno commosso, mi hanno rimesso in moto con lui, con la Chiesa, con i giovani». Da qui l’esigenza di calare l’esperienza viva di Cristo come slancio di novità nella vita quotidiana delle parrocchie e della diocesi. Ma troppe volte – ha continuato il vescovo – si è corso il rischio di «fare» la pastorale giovanile, intesa come quello che fanno i pastori: «Ma la pastorale giovanile non è solo quello che i pastori fanno per i giovani. Non una pastorale “per i giovani”, ma la pastorale “dei” giovani. Perché anche voi giovani siete membra vive del Pastore».

Come riprendere in mano, dunque, questi momenti forti sperimentati nella capitale lusitana e continuare a condividere tutto ciò per affrontare la realtà? Proprio con lo Spirito che Cristo ci dona – ha aggiunto monsignor Napolioni – con «l’annuncio del Vangelo nuovo, diverso sulla vita di ognuno e concreto con il contributo di tutti. Una Parola che ci rende coscienti e desiderosi di accoglierlo ancora. Il brano di Emmaus non sapete quante volte è entrato nella mia vita, ma è ancora più avanti di tutto: salvezza, senso, speranza». In altre parole provarci ancora per ripartire meglio, anche nelle giovani generazioni: «Fare comunione per andare in missione, stringerci attorno al Vangelo per riempirsi le proprie esistenze». Da qui l’invito del vescovo a farsi avanti: «Aspetto i vostri suggerimenti. Siate sempre meno passivi e sempre più creativi e aiuterete così le vostre comunità non tanto ad avere bravi giovani consolatori di lamentele, ma ad avere uno sguardo attento sulla realtà così com’è, sul presente e sul futuro».

Jacopo Orlo
TeleRadio Cremona Cittanova
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