God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano

Alle 18 il taglio del nastro della personale dell'architetto cremonese che sarà visitabile dal 10 maggio al 2 giugno

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Sarà inaugurata ufficialmente il 9 maggio e dal 10 maggio sarà aperta al pubblico la mostra Giorgio Palù. God Save Matter ospitata fino al 2 giugno tra le sale del Museo Diocesano di Cremona e inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

Le opere dell’esposizione a cura di Ilaria Bignotti, saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

«Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte».

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, “îles flottantes” rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo”  rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

 

Breve biografia dell’artista:

Giorgio Palù (Cremona, 1964), laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1989, inizia l’attività di libero professionista nel 1991 e nel 1994, con il collega Michele Bianchi, fonda lo studio Arkpabi Giorgio Palù & Michele Bianchi architetti a Cremona. Architetto sempre orientato alla ricerca, ha nel corso degli anni firmato progetti multidisciplinari per il settore pubblico e privato, con un approccio basato sulla sperimentazione tipo-morfologica e tecnico-materica e sulla innovazione tecnologica. L’attenzione alle forme organiche, alle esigenze dell’uomo nell’ambiente e alle potenzialità dell’esperienza nello spazio, unite a una straordinaria sperimentazione sui materiali, ha prodotto opere architettoniche che gli hanno valso titoli e riconoscimenti internazionali, dall’Architectural Award for Best New Hotel per The European Hotel Design Award nel 2002 – vinto con il Delle Arti Design Hotel – al Compasso d’Oro ADI – la XXIV edizione nel 2016 – all’Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona, l’unica opera architettonica premiata nella storia con il prestigioso premio.

Il Museo Diocesano di Cremona, completato nel 2021, è tra le sue più importanti opere architettoniche recenti, oltre alla quale sono da ricordare:

Drottning Silvia Konsertsal, Lilla Academien, Stoccolma, 2019; Teatro Iran Mall, Teheran, Iran, progetto avviato nel 2018; Polo Tecnologico, Cremona, 2017; Complesso residenziale Garden Beyond the Clouds a Cremona, 2016; Museo del Violino, Cremona, 2013; Auditorium Giovanni Arvedi, Cremona, 2013; Complesso residenziale di via Doberdò a Milano, 2008.

Parallelamente alla professione di architetto, Giorgio Palù ha negli anni sperimentato artisticamente sia i materiali della tradizione, dai metalli – il bronzo, l’acciaio inox, e il corten – alle pietre – in particolar modo, il travertino, sia ha lavorato materiali industriali quali il cemento e le resine; numerose le opere di grande dimensione e su scala ambientale, spesso completate con l’innesto di tecnologie e new media.

Tra le principali installazioni artistiche, si ricordino: Albero del Cambiamento, Milano, con il sostegno di Accenture, 2020; Frattura (Ricomposizione), installazione temporanea (2019), Chiesa San Carlo, Cremona.

Tra le mostre recenti, sono da segnalare: Minerali Cosmogonie. Tiziana Lorenzelli e Giorgio Palù, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, Metalli d’Autore Hangar, Cremona, novembre 2022; It’s All In My Hands, It’s All In Your Eyes. Giorgio Palù e Alfredo Rapetti Mogol, a cura di Vera Canevazzi e Ilaria Bignotti, Blue Pavilion, Cremona, dic. 2021;

GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi, Camilla Remondina), Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, da un’idea di Maurizio Donzelli, Brescia, Museo SantaGiulia, Cremona, Museo del Violino, Bergamo, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, 2020-2021; Frattura (Ricomposizione), a cura di Luca Beatrice, Il Triangolo Galleria d’Arte e Chiesa di San Carlo, Cremona, 2019; Earthside. Viaggio al centro della Terra, a cura di Francesco Mutti, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, 2018.

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