Giornate di fraternità e spiritualità per la comunità del Seminario

Nella zona di Gubbio incontrando la spiritualità del monastero di Betlemme dell'assunzione della Vergine Maria e di San Bruno

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Da giovedì 26 a sabato 28 luglio la comunità del Seminario ha vissuto, insieme ai propri sacerdoti educatori e al vescovo Antonio Napolioni, alcuni giorni di amicizia, fraternità e preghiera a Gubbio presso il monastero di Betlemme dell’assunzione della Vergine Maria e di San Bruno. Questo monastero, di recente fondazione, è un caro luogo di preghiera del vescovo Napolioni, che ha voluto mostrare ai seminaristi diocesani la bellezza di questa spiritualità, arricchita da molti elementi orientali.

La Regola di vita delle monache di Betlemme si inserisce nell’alveo della tradizione spirituale che fa capo a S. Bruno, patriarca dei monaci solitari d’Occidente. Essa prevede, all’interno di una vita di clausura, una forte dimensione di solitudine e di silenzio, unita alla presenza di un intenso vincolo comunitario. Ogni monaca vive nella propria celletta. La vita, durante la settimana, è scandita da un ritmo solitario, che non vuol dire però eremitico, poiché vi sono sempre momenti comunitari.

Le monache danno inizio alla giornata alle 3 del mattino e, fino alle 6, pregano e meditano nel silenzio della propria cella. Alle 7 si ritrovano insieme in chiesa per la celebrazione dell’Ufficio liturgico e della Messa, alla quale anche i seminaristi diocesani hanno partecipato nei giorni di permanenza. Alle 9.30, in solitudine, all’interno della cella, le monache consumano il proprio pasto, dedicandosi poi al lavoro manuale e allo studio. Alle 16.15 viene consumata la cena, sempre nella solitudine della celletta, e alle 17 si recitano, insieme, i Vespri, cui segue un momento di adorazione. Poco dopo le monache si coricano.

Il sabato e la domenica la comunità monastica vive, invece, un numero maggiore di momenti di fratellanza: previsti il pasto comune in refettorio, una camminata di circa tre ore nei boschi circostanti il monastero e un incontro di condivisione.

Altro aspetto molto importante di questo ordine è l’accoglienza degli ospiti, che possono alloggiare o nella foresteria o in una piccola cella. In foresteria il gruppo del Seminario ha consumato i pasti usufruendo della modalità dell’autogestione e, grazie alla vicinanza al monastero, è riuscito a partecipare ai momenti di liturgia della comunità.

Nei due giorni spirituali non sono mancati momenti di riflessione di Chiesa, in particolare attraverso  l’incontro con due monache. Non è mancata neppure una riflessione post-sinodo e un momento per condividere gioie e difficoltà della pastorale estiva.

L’ultima sera, contemporaneamente all’eclissi lunare, la conclusione davanti all’Eucarestia e affidando al Padrone della messe l’altra parte dell’estate che ogni seminarista vivrà tra la propria comunità e quelle di servizio.

I tre giorni si sono conclusi con la visita alla città di Gubbio, visita guidata da mons. Luciano Paolucci, il più giovane vescovo italiano. Tappe al Palazzo dei Consoli, nella Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo con annesso l’Episcopio e al Palazzo dei Canonici, passando anche per la strada che il 15 maggio è percorsa portando a spalle, di corsa, i caratteristici grandi ceri, sino a raggiungere, sul monte Igino, il santuario di Sant’Ubaldo, luogo molto caro alla Chiesa eugubina dove è conservato il corpo del santo.

Questi giorni di spiritualità, di fraternità e anche di riposo hanno permesso ai seminaristi di rinsaldare ancora di più il legame con il vescovo Antonio e con gli educatori, perché i futuri pastori imparino a non sentirsi soli e a camminare insieme.

Arrigo Duranti

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