All’Università Cattolica il prof. Petrosino ha aperto il percorso sulla speranza promosso dal Centro pastorale dell’Ateneo

Prossimo appuntamento il 18 marzo con il prof. Ettore Capri per riflettere di "Natura e sostenibilità: verità e miti tra illusioni e speranze"

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Il video integrale dell’incontro con il prof. Petrosino

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Promosso dal Centro pastorale del Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in piena sintonia con il Giubileo aperto da Papa Francesco, si è tenuto nel pomeriggio di martedì 11 marzo il primo dei quattro incontri che, fino al 1° aprile, tratteranno il tema giubilare della speranza attraverso la musica e la filosofia, l’arte e l’economia sostenibile. La proposta, giunta ormai alla terza edizione, vedrà intervenire docenti dell’Ateneo che aiuteranno a cogliere segni di speranza nel contesto e nella storia che stiamo vivendo: dopo la riflessione sul concetto stesso di speranza, i successivi appuntamenti porteranno a coglierne la portata in vari ambiti della cultura e società contemporanea.

L’apertura del ciclo, introdotta nell’aula magna di Santa Monica dal Campus manager Matteo Burgazzoli e da don don Maurizio Compiani, assistente pastorale della sede di Cremona dell’Ateneo e promotore del corso, ha avuto come protagonista il prof. Silvano Petrosino, filosofo e docente di Teorie della vomunicazione e Antropologia religiosa e media della Facoltà di Scienze linguistiche e Letterature straniere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nella sua introduzione don Compiani ha illustrato all’aula magna – quasi al completo – la scelta del cavallo alato Pegaso come simbolo dell’incontro, «perché ha la capacità di svincolarsi dal peso della gravità e andare alto. Per questo nella tradizione cristiana viene addirittura utilizzato anche come segno della teologia cristiana, della vita spirituale, dell’ispirazione che non può essere domata». Pegaso è dunque il cavallo che prende il volo e va verso la parte più alta del cielo, finché, secondo gli antichi, si trasforma in una nuvola di stelle, la costellazione di Pegaso.

Vola audace in quella speranza che Petrosino ha definito in apertura uno dei molti «concetti trappola» di cui crediamo di conoscere alla perfezione il senso e il significato, ma che, invece, non analizziamo mai abbastanza in profondità. Un po’ come accade con le persone che sui social definiamo genericamente “amici”, ma che in realtà spesso conosciamo appena.

Sulla speranza c’è, invece, molto da dire e moltissimo da ragionare. Nel farlo il professor Petrosino ha citato un libro di Vasilij Semënovič Grossman sui campi di concentramento. «In “Vita e destino”, un librone di 500 pagine, l’autore fa un’interessante descrizione di coloro che stanno aspettando di entrare nelle camere gas e, a un certo punto, uno di loro dice di aver capito che la speranza non ha quasi mai a che vedere con la ragione: “Ho capito che la speranza è illogica, non è razionale, è legata all’istinto”».

Benché ricco di sfaccettature e di complessità, il percorso di Petrosino sulla speranza è stato contrassegnato da aneddoti, esempi, racconti di vita vissuta e di testi consumati con grande passione.

 

 

La speranza ha una ragione oppure no? È frutto dell’istinto di sopravvivenza, come il personaggio del libro di Grossman suggerisce? Di certo la speranza non è una certezza, ma non deve nemmeno essere confusa con l’ottimismo o con la volontà; con quel «dai forza, non farti cadere le braccia, vai avanti» con cui spesso si cerca di consolare o spronare chi di speranza non ne ha più.

Invece «la speranza non ha fondamento nella volontà, ma nella memoria del bene ricevuto». Tuttavia non basta ricevere, ma bisogna accogliere; e questa differenza distingue, secondo Petrosino, i ragazzi dagli adulti, perché «si nasce senza deciderlo, ma si diventa uomini e donne mature decidendo», facendo delle scelte, prendendosi delle responsabilità e accogliendo ciò che si riceve «ed è esattamente la memoria ciò che trasforma quel che si riceve in qualcosa di accolto. Nel fare memoria trasformi ciò che hai ricevuto in ciò che hai accolto».

Un fondamento che implica anche un ulteriore step: «nNn basta incrociare per incontrare». Per incontrare davvero una persona «devi prestare attenzione, devi desiderare, devi volere, devi riflettere» e devi agire. Lo stesso vale per Gesù e per la fede, in un cammino di speranza che nasce dall’istinto di sopravvivenza e da qualcosa che non è razionale, ma che vive nella capacità di andare in profondità e di non cadere nell’apparente familiarità di quelle “parole trappola” che richiedono invece continui sforzi di rielaborazione e di comprensione.

L’esposizione del professor Petrosino ha tenuto le molte persone presenti incollate alle sedie dell’aula magna del Campus ed è arrivata in profondità, toccando tutti i livelli e tutte le corde, da quelle più leggere alle implicazioni più intime e complesse, che tuttavia ha saputo trasmettere in modo empatico ed efficace.

Un’ottima apertura per un ciclo di incontri in cui saranno trattati molti temi differenti e apparentemente lontani tra loro, ma che intrecciano quel filo di speranza cui tutti dobbiamo restare saldamente appesi oltre i luoghi comuni, al di là delle frasi fatte e di ogni mito su questa fondamentale pulsione dell’essere umano, che impedisce di spegnersi quando tutto sembra ormai perduto e che ci porta ad abbracciare la nostra esistenza e ad accogliere ciò che essa ci dona.

 

Il prossimo incontro

Martedì 18 marzo, sempre alle 16.30 nell’aula magna del Campus Santa Monica, è in programma del secondo incontro, in cui si parlerà di “Natura e sostenibilità: verità e miti tra illusioni e speranze” con il prof. Ettore Capri, direttore dell’Osservatorio europeo per lo sviluppo sostenibile in agricoltura della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per il programma completo cliccare qui.

 

 

“Audaci nella speranza”, l’11 marzo al via il ciclo di conferenze promosse dal Centro pastorale del Campus S. Monica

Claudio Gagliardini
TeleRadio Cremona Cittanova
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