Gli auguri a Papa Francesco nel 12° anniversario dell’elezione al Soglio pontificio

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Sono trascorsi dodici anni dall’elezione sul Soglio di Pietro di Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco. Un anniversario significativo e importante, quello del 13 marzo 2025, per il Pontefice che dovrà trascorrerlo al decimo piano del Policlinico Agostino Gemelli di Roma dove è ricoverato, per una polmonite bilaterale, dallo scorso 14 febbraio.

Da qualche giorno le notizie che arrivano dai medici che lo tengono in cura e dalla Sala Stampa Vaticana sono confortanti in un quadro che resta complesso e fra valanghe di fake news, interpretazioni e valutazioni mediche costruite sulle informazioni di un bollettino medico che ha puntualmente e, per espressa volontà del Papa, reso noto il suo stato di salute. Per lui, da subito una preghiera incessante silenziosamente è salita dal cuore di tanti credenti e non da ogni angolo della Terra. In tanti si sono recati e vogliono ancora recarsi all’ingresso del nosocomio per far sentire al papa la propria vicinanza e preghiera.

Francesco, da quella sera del 13 marzo 2013, è entrato nel cuore della gente, ha bucato lo schermo con un semplice “buonasera” chiedendo, soprattutto, la benedizione al suo gregge. Da allora, come da fresca sorgente, il Papa che ha assunto il nome del poverello d’Assisi, non ha smesso di scuotere e di stupire, insegnando dalla cattedra della vita, candidandosi ad essere conosciuto come il “parroco del mondo”. In questo periodo stiamo vivendo un mese di attesa e di speranza per la sua salute, ben sapendo le difficoltà che da una vita si porta, ma oltre l’impenetrabile bolla di protezione, necessaria, creata intorno alla sua persona, ci piace pensarlo, sì con il passo affaticato e stanco, come lo abbiamo visto in questi mesi, ma sempre con la mano ferma al timone della barca di Pietro.

Poche settimane prima della malattia che lo ha portato a questo lungo ricovero, aveva consegnato “Spera”, la sua autobiografia. Non una interpretazione del suo Pontificato, ma il racconto di una vita, fatta di episodi e di trame nelle quali lui, per primo, ha colto la mano della Provvidenza e le sue imperscrutabili vie. Sin dal naufragio della nave Mafalda, che i suoi nonni non avevano fatto in tempo a prendere per emigrare in Argentina.

Nei suoi racconti, Francesco è guidato dalla mano di Dio, intrisa di speranza e di attesa, perché questi sono i verbi dell’azione divina, in questo modo lui vuole insegnarci a leggere anche la nostra vita. “Esperar”, in spagnolo, ha tutti e due i significati; lo abbiamo capito, ancora di più, in queste settimane della sua malattia. La vita del Papa, come la nostra, è ricca di tappe che si alternano in luci ed ombre che ricostruiscono una storia che in una parola chiamiamo “memoria”. Una storia, quella del Papa, che ci invita ad andare oltre guardando il tutto con lo sguardo del cuore. Non facciamoci ingannare dalla false apparenze, ci dice. A lui auguriamo un Buon anniversario e inviamo gli auguri più sinceri di buona guarigione.

Enzo Gabrieli (AgenSir)

 

Gli auguri al Papa dal Consiglio Permanente della CEI

Di seguito il Messaggio di auguri del Consiglio Episcopale Permanente della CEI al Santo Padre in occasione del dodicesimo anniversario dell’elezione al Soglio pontificio.

«Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani». (Es 17,12)

 

Beatissimo Padre,

nel fare memoria dei Suoi dodici anni di Pontificato, ci è sembrato che questa immagine tratta dal libro dell’Esodo si adatti bene al momento che Lei sta vivendo. Nel lungo cammino nel deserto, infatti, il Popolo di Dio ha incontrato tanti ostacoli. L’episodio raccontato in questo capitolo di Esodo, in particolare, ne mette in luce due: uno interiore e uno esteriore. Il primo riguarda la sfiducia nei confronti di Dio, la “mormorazione” (vv. 1-7); il secondo, lo scontro con gli Amaleciti, uno dei popoli più agguerriti contro Israele (vv. 8-16). Il giovane Giosuè viene inviato sul campo a fronteggiare il nemico. Ma Mosè sa che questo non basta. Serve piuttosto la preghiera: «Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio» (Es 17,9). Quello che Mosè non poteva immaginare è che la battaglia sarebbe stata lunga e che la stanchezza avrebbe potuto metterlo alla prova. Il racconto dice che, a questo punto, qualcuno si prende cura di lui e lo fa accomodare su una sede solida, mentre i suoi collaboratori più stretti lo sostengono nella preghiera.

Ci pare di cogliere in questa narrazione una pagina di stretta attualità legata al Suo momento storico. Se da una parte c’è la stanchezza per la condizione di salute e per la degenza, dall’altra vediamo nel letto del Gemelli una cattedra solida del Suo luminoso magistero di unità e di carità. Al contempo, proprio come Aronne e Cur, teniamo le Sue mani nella preghiera di affidamento al Signore.

Grazie, Santità, per la Sua testimonianza e per la forza che continua a trasmettere a tutti noi. Le assicuriamo il nostro sostegno e continuiamo a fare nostra la Sua stessa invocazione: preghiamo con Lei e per Lei.

Questo anniversario diventa, dunque, motivo di ulteriore gratitudine al Signore, che è Signore del tempo e della storia. RinnovandoLe la nostra vicinanza, Le assicuriamo l’affetto delle Chiese che sono in Italia. Auguri, Santità.

Il Consiglio Permanente
della Conferenza Episcopale Italiana

TeleRadio Cremona Cittanova
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