Uno scrigno di fede e anche di bellezza, la chiesa di San Gerolamo, a due passi dalla Cattedrale, ha ora una guida ufficiale. È stata organizzata dall’unità pastorale S. Omobono, nella serata di venerdì 31 ottobre, la presentazione di un volume, a cura di don Pietro Bonometti, corredato dalle foto di Cristian Chiodelli.
La serata, presso la stessa chiesa, condotta da Antonio Ariberti, si è aperta con un’esibizione del Coro della cattedrale, diretto da don Graziano Ghisolfi e con il maestro Alberto Pozzaglio all’organo, che si è cimentato in due brani brevi ma intensi, apprezzati dai presenti: The Lord bless You and keep you di J. Rutter e Come il cervo va di B. Hurd – Kingsbury.
È seguito il saluto di don Gianluca Gaiardi, rettore della Cattedrale nonché incaricato diocesano per i Beni culturali. Se la chiesa è nota, nella storia cremonese, per aver accolto gli ultimi momenti dei giustiziati a morte nella piazza, oggi «c’è una nuova Giustizia perché – ha spiegato don Gaiardi – l’unico giustiziato, in maniera innocente, è Cristo». Dietro questo edificio «ci sono le vicende di una città che ha vissuto i suoi travagli», ma che ha saputo trasformare quelle fatiche in un luogo, riccamente decorato, di incontro del Mistero.
L’illuminazione, durante la serata, ha permesso di ammirare le illusioni prospettiche e le figure affrescate sulle pareti. È stato possibile riconoscere le mani di pittori “figuristi” come Sigismondo Francesco Boccaccino, Francesco Monti e Angelo Massarotti oltre ai “quadraturisti”: Giovanni Zanardi, Giovanni Battista Zaist e Giuseppe Natali.
Il volume presentato è frutto di «una lunga ricerca che risale agli anni 1977-79», ha chiarito nel suo appassionato intervento mons. Pietro Bonometti. «La Chiesa era un tempo sede della confraternita laicale della Beata Vergine della Misericordia», che poi nel corso degli anni venne anche denominata Compagnia dei Disciplinati e più tardi Confraternita di San Giovanni Decollato, anche perché questi laici si occuparono nel tempo di assistere i condannati a morte e dare loro religiosa sepoltura.
Da qui Bonometti ha iniziato un excursus storico sull’appellativo di Madonna della Misericordia, comparso nel III secolo e poi sviluppato da Bernardo da Chiaravalle e dal suo segretario Goffredo D’Auxerre nel XII secolo. Dante nel 33° canto del Paradiso fa parlare lo stesso Bernardo della “Vergine Madre, figlia del Tuo Figlio” in cui riconosce “misericordia e pietate”. Bonometti ha continuato ricordando «il predicatore Pietro da Verona a metà del 1200 fondatore a Firenze dell’Arciconfraternita della Misericordia, una delle più antiche associazioni di volontariato che ancora oggi esiste».
San Gerolamo nel tempo è stata sede di questi gruppi di laici dediti alla carità verso gli altri oltre che alla preghiera, «due dimensioni: l’amore verso i fratelli e quello verso Dio» su cui Bonometti ha insistito per ricordare la completezza del messaggio di Cristo.
Tra i numerosi presenti, il parroco dell’unità pastorale S. Omobono don Gianpaolo Maccagni, il predecessore don Antonio Bandirali (oggi vicario episcopale per la Pastorale) che ha firmato la presentazione del libro, il collaboratore dell’unità pastorale mons. Carlo Rodolfi e diversi canonici del Capitolo della Cattedrale.











