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Nutrire la fede: nuove schede

Il perdono; la sintesi della nostra fede; chi è Dio; la Creazione; il Caso o la Provvidenza; chi è l’uomo; il peccato. Questi sono gli argomenti delle schede tratte da “Youcat”, con l’aggiunta di alcune proposte multimediali, scaricabili qui sotto.

4 – Il perdono dei peccati_PDF.compressed 5 – Il riassunto della nostra fede_PDF.compressed 6.1 Chi è Dio_PDF-ilovepdf-compressed 6.2 Chi ha creato il mondo_PDF.compressed 7 – Il caso o la Provvidenza_PDF.compressed 8 – Chi è l’uomo_PDF-ilovepdf-compressed 9 – Il peccato_PDF-min

Per le persone disorientate. Sono strano io o c’è una questione da affrontare?

Caro / amico /a,

indipendentemente dal tuo stato, dalla tua età o dalla tua occupazione, queste parole sono rivolte a te semplicemente come essere pensante, persona non superficiale che si fa qualche domanda sulla vita. Per verificare se, effettivamente, queste righe ti possono interessare, ecco qualche indizio nel quale ti potresti riconoscere, cioè qualche idea, caratteristica personale, spunto o perplessità che potrebbe esserti passata nella mente, in special modo se in tempi abbastanza recenti.

  • Hai ricevuto un’educazione cattolica (catechismo e Sacramenti fino alla Cresima), dopo di che non hai percepito particolari necessità di approfondire ulteriormente la tua fede.
  • Ti impegni nelle cose che fai, cerchi di avere una vita abbastanza ben bilanciata in tutti i suoi aspetti (lavoro / studio, amicizie / affetti, cultura, benessere psicofisico)
  • Ti accorgi che, nonostante tutto questo, una parte di te tende a rimanere piuttosto insoddisfatta. Permane una certa sensazione di mancanza di “non so che”, con la quale ritenevi di aver imparato a convivere (in fin dei conti “non si può avere tutto nella vita”), ma che, anziché attenuarsi, continua a punzecchiarti.
  • Hai imparato da tempo a districarti nelle varie situazioni della vita (doveri, piaceri, relazioni interpersonali), hai un’idea piuttosto chiara di ciò che è realizzabile e ciò che rimane confinato nel regno dell’utopia, sai bene che qualche compromesso bisogna pur accettarlo se non si vuole rendersi l’esistenza impossibile, eppure una parte di te non si rassegna a rinunciare ad un livello maggiore di bene, ad ideali più alti, ad uno slancio superiore verso qualcosa che possa riempire la mente e il cuore, mobilitare tutte le tue energie, entusiasmare, motivare fino in fondo.
  • Hai già una visione abbastanza lucida delle attrattive che l’esistenza può offrire, ti sei già impegnato considerevolmente ed onestamente per raggiungere quelle “lecite”, ma si fa strada in te l’impressione che la loro carica di novità potrebbe esaurirsi presto, come se queste esperienze non avessero più molto da dirti o non potessero fornirti molti altri spunti per farti crescere umanamente.
  • Con le persone ti trovi bene, le attività in cui ti impegni rispecchiano i tuoi interessi, ma a volte non sembrano “sufficienti” per darti tutto ciò che stai cercando.

Se ti stai riconoscendo in qualcuna di queste situazioni, non preoccuparti, non sei una persona strana e non soffri di qualche squilibrio da colmare con una terapia. Semplicemente, stai esplorando la dimensione più intima, vera e caratteristica della persona umana, cioè quella parte di noi che, a buon diritto, reclama qualcosa che non sia soltanto materiale o terreno (per quanto denso dal punto di vista culturale o contenutistico, magari), ma un aspetto per il quale siamo stati creati, secondo cui siamo stati progettati e che, solo può farci sentire davvero al nostro posto: il rapporto con Dio.

Mai, forse, come in questi tempi, chi sente questo bisogno in sé è stato portato a sentirsi strano, inadeguato, fuori posto, mentre, proprio per la nostra stessa natura, dovrebbe essere l’esatto contrario. Con qualche piccolo spunto di riflessione, cercheremo insieme di riappropriarci un po’ alla volta della nostra dimensione costitutiva, che non dobbiamo lasciarci sottrarre da nessuno, vale a dire l’essere figli di Dio, con tutto ciò che comporta, in primis il desiderare, in maniera esplicita o a volte inconscia, di voler sentire la vicinanza del proprio Padre.

Così facendo, per quanto possa sembrare strano, oltre che Lui, troveremo noi stessi. Il primo passo, però, è smettere di nasconderci e di vergognarci. Vergognarci del fatto che il mondo non ci basti, che tutto il nostro essere chieda di più, che ci sentiamo attratti da Qualcosa o Qualcuno di indefinito che ci possa aiutare.

Se questo tipo di proposta o di cammino ti sembra vaga o fumosa, sappi che non sei solo. Tante altre persone, nel mondo ma anche più vicino a te di quanto pensi, si stanno ponendo gli stessi interrogativi. Dunque, buon cammino. Non un cammino solitario, a casaccio, ma con una Guida sicura e tanti compagni di viaggio, molti dei quali, magari, conoscerai strada facendo.

Don Davide

Siamo ricchi che si credono mendicanti

Guardando a me stesso, prima ancora che ad altri, mi accorgo di come la vita, il quotidiano, le faccende di ogni giorno tendano a farci dimenticare chi siamo. Ogni giorno, c’è un’identità da riscoprire, ci sono delle certezze da ri-confermare. Per quanto uno possa aver vissuto, riflettuto, essersi impegnato, ogni nuova giornata che Dio ci dona su questa Terra ci trova un po’ alle prese con una tabula rasa, in una situazione in cui ci troviamo smarriti, disorientati, indifesi.

O, meglio, questa è la sensazione. Perché in realtà, abbiamo già tutto ciò che ci serve, l’essere figli di Dio e l’avere Gesù come esempio (nei Vangeli) e come nutrimento (nell’Eucarestia). Ma questi capisaldi, per quanto importanti, rischiano di essere quotidianamente spazzati via, come conchiglie da un’onda  sulla sabbia, da distrazioni, preoccupazioni, attrattive varie, agende troppo fitte.

Un’altra immagine che potrebbe rendere l’idea è quella di un tesoro nel deserto che venga continuamente ricoperto dalle tempeste di sabbia: per farlo riaffiorare, c’è sempre bisogno di spazzare, liberare, soffiar via tutto ciò che vi si deposita e tende ad offuscarne lo splendore.

Lo stesso accade con la fede e la nostra vocazione alla salvezza. Esse ci sono, magari abbiamo anche fatto del nostro meglio per coltivarle, ma sembra sempre che queste cose preziose (preziose un po’ perché ci sono state date in dono, un po’ anche perché pure noi cerchiamo di valorizzarle) tendano a venire nascoste, attenuate, depotenziate da qualcosa che vi si deposita sopra.

Ora, il punto è, a mio avviso, che noi dobbiamo dare per scontata questa opera di contrasto, queste “tempeste di sabbia”, questo processo di affastellamento di detriti sopra tutto ciò che di maggior valore abbiamo. Ma, a maggior ragione, non dobbiamo stancarci di spazzar via, con metodo e pazienza, ogni “agente di offuscamento”. Tale opera paziente si chiama “preghiera”.

Senza di essa, noi rischiamo di sentirci perennemente dei ricchi che si credono poveri. Dei salvati che si credono alla deriva. Dei figli che si credono orfani. Dei redenti che si credono condannati alla mediocrità. Tale opera, però, non va soltanto auspicata, lodata, raccomandata, coperta di assensi. Deve essere effettivamente PRATICATA, dedicandole del tempo che non può venire sostituito dall’entusiasmo, dal trasporto, da un buon proposito. Significa, effettivamente, mettersi in silenzio davanti al Signore, tralasciando occupazioni, preoccupazioni, lusinghe, scadenze per dedicarci all’unica Causa che ci può illuminare e salvare: la costruzione del nostro rapporto con Dio.

Alcuni minuti al giorno sono un prezzo troppo salato per riscoprire che siamo ricchi, e che non dobbiamo elemosinare briciole di felicità da altre parti? Sono una richiesta troppo esigente per renderci conto che i figli di Dio non devono andare a fare i questuanti in case altrui (in termini di risposte, soddisfazioni, certezze, gratificazioni)? Quanto ci metteremo, noi cristiani, per uscire da questa adolescenza perenne che ci fa sentire sempre scalpitanti e insofferenti nella casa del Padre, nella convinzione illusoria che l’erba del vicino, per definizione, sia sempre più verde?

La questione, a giudicare dai casi di disagio interiore che si constatano nella nostra società, sta diventando sempre più scottante. Ma chissà che anche il disagio ed il malessere non possano giocare a favore di una svolta, di una sana ribellione, di un risveglio interiore.

Chissà che tutti noi non riusciamo infine a riconoscerci un po’ nelle sembianze del figliol prodigo, che, mentre pascola i porci altrui senza nemmeno poterne mangiare le carrube, si ricorda che a casa ha sempre un Padre che lo ama. E che, invece di presentargli il conto della sua lontananza, aspetta solo di riabbracciarlo e di renderlo di nuovo felice con la Sua presenza.

 

Don Davide

Lettera ad un giovane in cerca di Dio, di se stesso, del proprio ruolo nel mondo.

Caro/a amico/a,

il mio rivolgermi a te attraverso una lettera non può contare sul riferimento a un volto preciso, o, meglio, può piuttosto fare affidamento su tanti volti concreti e diversi. Quelli dei giovani che incontro, che ho già incontrato, che sono miei alunni a scuola o parrocchiani nella mia missione pastorale.

Ma posso anche, senza troppa fatica, rifarmi alle mie sensazioni quando io stesso appartenevo alla categoria “giovani”, le cui aspirazioni cambiano, sì, con le generazioni, ma non del tutto.

Probabilmente, in questi tempi ti stai chiedendo, anche se in maniera non del tutto esplicita, alcune cose sulla tua vita: se la direzione è quella giusta, se la velocità di navigazione è quella corretta, se le inevitabili battute di arresto sono fisiologiche o devono costituire motivo di preoccupazione, se esiste un modo per avere maggiori certezze e un po’ meno dubbi.

Innanzitutto, se me lo consenti, vorrei darti una buona notizia: se, queste domande, te le stai ponendo, è segno che la strada è già quella buona: la strada di una persona che cerca, che desidera la verità, che non si accontenta della mediocrità. Se, invece, queste cose non ti sono passate per la mente, i casi sono due: o hai già imboccato una via sicura, oppure, se mi consenti la schiettezza, non hai ancora raggiunto il grado di maturità sufficiente per affrontare davvero la vita.

Parleremo in futuro anche del secondo caso, ma, per ora, concentriamoci sul primo.

Magari, hai percepito che la vita è grande, bella e importante e che una delle cose più sensate che una persona possa fare è non sprecarla. Il che non vuol dire necessariamente diventare il padrone del mondo, passare alla storia o dimostrare una superiorità, ma, più semplicemente, mettere a frutto le proprie doti, non sedersi sugli allori, fare del bene a qualcuno, lasciare il mondo un po’ migliore, dare un contributo personale al miglioramento del consorzio umano.

Se queste considerazioni non sono troppo lontane da ciò che attraversa i tuoi pensieri, ma le perplessità a volte rischiano di far naufragare il progetto, c’è un’altra buona notizia: non sei solo in questo compito grandioso ma arduo di valorizzare la tua vita.

Buona notizia, dicevo, ma, ad essere onesti, non è nemmeno del tutto scontato. Dipende da come una persona la pensa. Ci sono persone (o, magari, singole fasi all’interno della vita) che preferiscono fare tutto da sole. Accollandosi gli oneri e le fatiche, ma riservandosi però l’esclusiva assoluta sui successi ed i traguardi ottenuti. E’ una strada percorribile, certo. Di solito, si tratta di un’idea che si affaccia alla mente intorno ai vent’anni e che è alimentata da molte cause: fattori interiori (la voglia di affermarsi, di dimostrare quanto si vale, di elevare la propria condizione) ma anche esterni (modelli da emulare, standard da non deludere, persone a cui si vuole dimostrare qualcosa). E’ una strada rispettabilissima, ma che ha un grande difetto che non va assolutamente trascurato: funziona, finchè ci sono le energie, le risorse, le condizioni favorevoli. Dopo, lascia a piedi.

E’ un po’ come acquistare un’auto, con il serbatoio più capiente possibile, avendo in testa un pensiero che più o meno dice: ora, senza mai dovermi fermare alla pompa di benzina (o dal meccanico, o all’autolavaggio) voglio vedere quanta strada riesco a fare. Senza aiuti, a cofano sigillato, come si suol dire.

Se i preparativi sono efficaci, se la messa a punto è accurata (e, soprattutto, se si ha molta fortuna) sarà possibile macinare molti chilometri. Al termine dei quali, però (sempre ammesso e non concesso che tutto vada per il verso giusto) si rimane comunque fermi: a secco, in panne, senza energie. Salvo, poi, domandarsi: era così giusta la premessa iniziale, cioè il voler fare tutto da soli?

Ecco, allora, che si apre l’opportunità per considerare un’altra strategia: accettare un compagno di viaggio, un navigatore, un consigliere…..insomma: lasciarsi aiutare.

Ma se questo “consigliere” avanzasse delle pretese indebite? Se pretendesse di decidere lui la destinazione? Se mi cambiasse i piani? Se mi portasse dove non voglio andare? O, peggio ancora, anche ammesso che mi conduca a destinazione, cosa succederebbe al mio amor proprio se poi questo compagno di viaggio volesse prendersi una parte (o addirittura tutto) del merito?

Non sono interrogativi banali e, se colui sul quale si addensano i dubbi fosse un personaggio qualunque, sarebbero più che fondati. Ma, come probabilmente ti  sarà già chiaro, qui stiamo parlando di Dio. Ma non di un Dio qualsiasi. Un Dio che è venuto sulla terra e che, a sua volta, ha obbedito ai genitori, ha accettato consigli e, quando ha cominciato a darne, ha innanzitutto dimostrato con i fatti (e la vita) che praticava quel che predicava.

Un Dio invadente? Certo, un’idea chiara su ciò che potrebbe farci bene, Lui senz’altro ce l’ha. Vuole imporla? No, si limita a suggerirla. Dispensa perle di saggezza dall’alto? No, si mette al nostro fianco e gioisce, fatica, lavora e si “sporca le mani”, proprio come noi. Ma con una differenza. Che è del tutto disinteressato, non vuole guadagnare nulla da noi, ha tutto da dare e nulla chiede, se non un impegno concreto in direzione dell’amore e in vista della felicità.

Dove vuole arrivare tutto questo discorso infarcito di metafore automobilistiche, strade, destinazioni e navigatori? Al fatto che nessuno si è mai dovuto pentire per aver accettato a bordo il Signore. Certo, potrà capitare che la Sua volontà non coincida sempre con la nostra. Ma possiamo star certi che, in quel caso, la divergenza di vedute sarà sempre dettata dal fatto che Lui ha una visione più chiara del tragitto ed un desiderio sincero di farci percorrere quello migliore. Quello che ci porta a star bene, anche se può essere in salita.

Caro /a giovane, in definitiva, anche se, a differenza del Navigatore per eccellenza, io non ho le credenziali per farlo, accetta ugualmente un suggerimento anche da me, almeno per il fatto di averlo provato personalmente: accetta di farti aiutare dal Signore. La preghiera è il primo, irrinunciabile, passo. Il ricorso a figure sagge e illuminate, il secondo. La sincerità per intraprendere i passi che Dio ti suggerirà di volta in volta, quello successivo. E, se mi consenti, non aver fretta di sapere già all’inizio tutto quel che ti aspetta. Sarà comunque per la tua crescita, per il tuo bene.

Farsi aiutare non è da deboli. Farsi guidare non è per gli sprovveduti. E’ per chi ha a cuore la vita a tal punto da aver compreso che c’è Qualcuno che la può far fruttare al meglio. Accettare Dio come compagno di viaggio è da persone sagge, da persone intelligenti. E’ per questo, caro / a amico / a, che mi sono permesso di rivolgermi a te.

Con stima.

Don Davide

Mail: d.schiavon@libero.it; cell. 3339234456

Calcio, ricomincia il percorso vocazionale delle medie

E’ ripreso a Calcio, nella sera di sabato 17 febbraio, il percorso vocazionale che interessa il gruppo che va dalla seconda media alla prima superiore. IL progetto, che vede la collaborazione tra Centro Diocesano Vocazioni, Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda ed i frati cappuccini di Cremona, prevede tre incontri, sul tema di amare Dio con tutto il cuore, la mente e la forza. Il primo appuntamento, incentrato sulla mente, ha visto i ragazzi alternarsi in quattro stand, in cui il tema è stato sviscerato attraverso quattro atteggiamenti: fidarsi, comunicare, attendere, scegliere. Il prossimo “capitolo”, sabato 17 marzo, sarà ambientato presso il seminario vescovile di Cremona. Ecco qualche immagine e la preghiera finale (a cura delle suore adoratrici) dell’incontro di Calcio.

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Riflettere sulla vocazione? Un piccolo vademecum

Per chi è in ricerca, il Centro Diocesano Vocazioni di Cremona ha realizzato un piccolo “libro elettronico”, con nessuna pretesa estetica (ma parecchi spunti di sostanza) che, raccogliendo e unificando le sezioni del sito www.vocazionicremona.it, può rappresentare una base di partenza per riflettere sulla propria vita ed i modi per vedere il progeto di Dio su di essa.

Il file in PDF si può scaricare cliccando qui sotto:

Vocazione – Piccolo vademecum dal CDV di Cremona