Category Archives: Notizie

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Le proposte vocazionali di maggio delle Suore Adoratrici

Dal messaggio di papa Francesco
per la 56° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

“Il desiderio di Dio, infatti, è che la nostra vita non diventi prigioniera dell’ovvio,
non sia trascinata per inerzia nelle abitudini quotidiane e non resti inerte
davanti a quelle scelte che potrebbero darle significato.
Il Signore non vuole che ci rassegniamo a vivere alla giornata
pensando che, in fondo, non c’è nulla per cui valga la pena di impegnarsi
con passione e spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte
per il nostro navigare. Se qualche volta ci fa sperimentare una “pesca miracolosa”,
è perché vuole farci scoprire che ognuno di noi è chiamato – in modi diversi – a qualcosa di grande, e che la vita non deve restare impigliata nelle reti del non-senso e di ciò che anestetizza il cuore.”

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Prosegue il tour dell’Adorafest!
Questo mese saremo a Nonantola
il 4 maggio e a Pandino (CR)
l’11 e 12 maggio.

Il 12 maggio verrà celebrata
la 56° Giornata Mondiale
di Preghiera per le Vocazioni
.
Condividiamo con voi la traccia della veglia, per restare uniti nella preghiera!

Per quest’anno volge al termine
il percorso Mani in Pasta.
L’ultimo appuntamento sarà
sabato 25 maggio.

Inoltre…Ti ricordiamo che volge al termine il tempo per iscriversi
alle esperienze estive del Campo Servizio al Mare e del Pellegrinaggio a piedi da Montecassino a Roma. Non perdere l’occasione e contattaci subito
per occupare uno degli ultimi posti disponibili!!

Visita il sito…
Il primo comandamento che Dio rivolge al suo popolo
inizia proprio con l’esortazione: “Ascolta…”
L’udito è il più sviluppato dei sensi dopo la vista e attraverso di esso passa più del dieci per cento di quanto percepiamo. E, quindi, anche più del dieci per cento del messaggio d’amore che Dio ci rivolge.
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Una proposta di pellegrinaggio dalle Suore Adoratrici, dal 24 al 31 agosto

Piedi nuovi per un passo oltre! Pellegrinaggio sulle orme di San Francesco Spinelli e San Benedetto. Il cammino prevede tratti percorsi con i mezzi e lunghi tratti a piedi. Sistemazione con sacco a pelo e materassino. Ritorno previsto per il pomeriggio del 31/08 a Rivolta d’Adda (Cr). Prossimamente incontro informativo per gli iscritti – Posti limitati! Adesioni entro il 1°Giugno a suor Veronica (cell. 3388734402) o suor Giulia (cell. 3384273127).

Giornata del Seminario, di preghiera per le vocazioni e settimane residenziali per adolescenti

Cari amici impegnati in campo vocazionale,

prima di essere tutti impegnati nel vortice del triduo pasquale vorrei, a nome dell’équipe del Centro Diocesano Vocazioni, sottoporvi alcuni promemoria di cose mi sembrano importanti:

  • Giornata Mondiale per le Vocazioni, domenica 12 maggio 2019: in allegato, trovate, a cura del Centro Nazionale Vocazioni
    • la preghiera da recitare al termine della S. Messa
    • Uno schema di adorazione
    • Intenzioni di preghiera per le lodi e per i vespri
    • Un sussidio per il rosario per le vocazioni (a cura del nostro CDV)
  • Giornata del Seminario, giovedì 25 aprile: in allegato, la locandina dello spettacolo, “Dante nell’inferno delle meraviglie” messo in scena dalla compagnia teatrale del seminario stesso. https://www.diocesidicremona.it/seminariovescovile/2019/02/25/dante-nellinferno-delle-meraviglie/

https://www.youtube.com/watch?v=mAwA3OMgRw8&feature=youtu.be

  • Da parte del Centro Diocesano Vocazioni, per il prossimo anno pastorale, stiamo organizzando, orientativamente per i mesi da ottobre a febbraio, alcune “settimane corte” di ispirazione vocazionale (da lunedì al giovedì, una volta al mese, per 4/5 mesi, in qualche polo della diocesi in fase di definizione), rivolti a ragazzi delle superioricon una sensibilità spirituale un po’ superiore alla media, su invito di parroci o vicari. Il tutto, alla presenza di coppie di coniugi mature ed esperte e con la presenza di consacrati. Fin da ora, sollecitiamo la collaborazione di tutti per:
    • L’individuazione di coppie “accompagnatrici”
    • L’individuazione di adolescenti che potrebbero essere invitati
    • La segnalazione di strutture parrocchiali che potrebbero servire allo scopo

Nell’augurarvi una buona settimana Santa ed una buona Pasqua, mi dichiaro naturalmente disponibile, a nome di tutta l’équipe, per qualunque informazione o chiarimento (e anche, come sempre, per incontri di tipo vocazionale sul territorio rivolti a ragazzi o adulti).

Don Davide Schiavon, Centro Diocesano Vocazioni di Cremona

Mail: d.schiavon@libero.it; cell: 3339234456

Adorazione_vocazioni-compresso Lodi e vespri giornata mondiale vocazioni  Preghiera vocazioni-compresso Sussidio rosario vocazionale e preghiere dei fedeli 4 settimane

Esercizi spirituali ignaziani, una proposta per i giovani

VIVI E SVEGLI!

Bienno (BS) – Domenica sera 18 – venerdì 23 mattina agosto 2019

 

Il Centro Regionale Vocazioni della Lombardia promuove gli Esercizi Spirituali Ignaziani per giovani.

L’esperienza è in linea con il tema del discernimento posto all’attenzione dei vescovi durante il Sinodo dei giovani ed è espressione della comunione e della collaborazione delle diocesi lombarde.

Gli Esercizi Ignaziani sono per i giovani una risposta all’invito di Papa Francesco: “Stando di fronte a Gesù, faccia a faccia, abbiate il coraggio, non abbiate paura di aprirgli il cuore, perché Lui rinnovi il fuoco del Suo amore, perché vi spinga ad abbracciare la vita con tutta la sua fragilità, con tutta la sua piccolezza, ma anche con tutta la sua grandezza e bellezza. Che Gesù vi aiuti a scoprire la bellezza di essere vivi e svegli. Vivi e svegli”. (GMG 2019 a Panama)

La Proposta di preghiera:

Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio sono una proposta di preghiera:

– in completo silenzio (anche durante i pasti) e si prolunga per diversi giorni (corso di esercizi)
– si avvale dell’aiuto di un accompagnamento personale (guida)
– si svolge attraverso un percorso di meditazione della Parola di Dio (modo di pregare)
– punta a prendere delle decisioni per cambiare e pacificare la propria vita (discernimento)

Come si svolge la giornata:

  • Due proposte di preghiera ogni giorno (una al mattino e una al pomeriggio);
  • Un momento di approfondimento del metodo di preghiera ignaziana;
  • Colloquio quotidiano con una guida;
  • Celebrazione Eucaristica quotidiana.

La sera di arrivo si prevede un incontro di conoscenza e di fraternità.

 

A chi si rivolge: ai giovani dai 18 ai 35 anni alla prima esperienza degli Esercizi Ignaziani.

 

Chi è il sacerdote: P. Nicola Bordognagesuita, guida di esercizi. Sarà coadiuvato dalle guide spirituali per l’accompagnamento personale.

 

Quando:

Dalla cena di domenica 18 agosto alla colazione di venerdì 23 agosto 2019

Dove: Eremo dei Santi Pietro e Paolo – Bienno (Bs) in Valcamonica

 

Quanto costa: € 200,00 per la quota alberghiera da versare direttamente all’ Eremo dei Santi Pietro e Paolo – Bienno (Bs)

 

Per informazioni e iscrizioni:

Michela Boffi, Responsabile del Centro Regionale Vocazioni della Lombardia, tel. 3387042599 Indirizzo mail: crvlombardia@gmail.com.

 

Iscrizioni entro: 30 giugno 2019

La chiamata, nessuno è escluso

Il brano di Vangelo della chiamata di Levi ha fatto da spunto, nel pomeriggio di domenica 7 aprile, ad una delle riflessioni del gruppo di adolescenti di Pieve San Giacomo, Pieve d’Olmi e Stagno Lombardo, che hanno fatto visita anche alla Caritas e alla parrocchia di Sant’Abbondio. Ecco la traccia utilizzata con gli spunti di riflessione.

La chiamata di Levi (Luca 5,27-32)

27 Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28 Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29 Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. 30 I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». 31 Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32 io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».

Riflettiamo

  • Noi a volte partiamo sconfitti in partenza. Perché Dio non ci considera degli sconfitti?
  • Noi tendiamo ad etichettare gli altri. Perché Dio è disposto a darci sempre una seconda chance?
  • Una persona può essere identificata con vari aspetti del suo operato. Come fare in modo che abbia la possibilità di tirar fuori il meglio, se ancora non l’ha fatto?
  • Può darsi che in alcune fasi della vita, o magari anche adesso, non siamo molto soddisfatti di noi stessi, ma non riusciamo a cambiare. Che cosa ci suggerisce l’episodio della chiamata di Matteo?
  • Se, dopo la conversione, capitasse di sbagliare ancora, quali conclusioni bisogna trarre? Su che cosa si deve contare?

Calcio, gli adolescenti e la testimonianza

La conclusione del percorso triennale “La bottega del vasaio” degli adolescenti di Calcio, iniziata con le Suore Adoratrici e proseguita con il Centro Diocesano Vocazioni, ha visto i ragazzi riunirsi, tra sabato 6 e domenica 7 aprile, prima in oratorio, poi presso l’asilo delle suore, per una serie di riflessioni ed attività, guidati da don Davide del CDV e Giuseppe Valerio del Seminario Vescovile, incentrate sul coraggio della testimonianza. Ecco la scheda con il testo e la struttura della serata, insieme a qualche foto delle attività e dell’adorazione notturna.

La bottega del vasaio 3 (percorso con gli adolescenti di Calcio)

Dalla bottega del vasaio alla scuola della vita

Riepilogo puntate precedenti:

  • Due anni fa: farsi modellare (il tema del vasaio, passività)
  • L’anno scorso: amare Dio e il prossimo (amore attivo)
  • Quest’anno: ….nella vita di ogni giorno (testimonianza)

Tema di quest’anno: applicare la fede senza vergognarsi nei vari ambiti della vita quotidiana

Brano di riferimento: Atti degli Apostoli – 3 1Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. 2Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. 3Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. 4Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». 5Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. 6Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». 7Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto. 11Mentre egli tratteneva Pietro e Giovanni, tutto il popolo, fuori di sé per lo stupore, accorse verso di loro al portico detto di Salomone. 12Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo? 13Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo;

Appena arrivati: accoglienza e filmato sulla testimonianza (18,00 – 19,00)

Prima di cena: NON NASCONDERE LA FEDE (19,00 – 20,00)

Declinazione: lavori a stand. 3 squadre, 3 stand. Io, Giuseppe, don Matteo. Rappresentare, o descrivere, o illustrare (scenetta, scritto, o presentazione in powerpoint, musica, ).

  • La famiglia:
    • Situazione “patologica” (lo Spirito Santo non trova spazio per agire)
    • Situazione “accettabile” (un minimo di buona volontà permette una certa azione dello Spirito)
    • Situazione “ottimale” (la nostra collaborazione facilita l’azione completa dello Spirito)

Possibile spunto: Attorno al tavolo, per cena, passa la notizia al tg che prendono piede nuove religioni e forme di meditazione orientale. Inizia con la mia famiglia una discussione sulla verità della nostra fede…

  • La scuola: (….)

Possibile spunto: Nella mia classe, spesso, nei discorsi che faccio con i miei compagni, la fede è vista come un ostacolo che mi impedisce di essere libero?

  • Lo sport / tempo libero: (….)

Possibile spunto: domenica ho la partita, devo andare con i miei amici al centro commerciale o in palestra, però mentre sto uscendo di casa sento le campane che mi ricordano che oggi è domenica

Attività del dopo cena:

1) Presentazione dei 3 gruppi (20,30 – 21,30).

2) NUTRIRE LA FEDE. 3 stand: i diversi tipi di preghiera. (21,30 – 22,30). Assemblare il testo di una veglia notturna

  • Laboratorio salmi
  • Laboratorio Vangelo (lectio)
  • Laboratorio preghiere tradizionali

Attività notturna: TENER SVEGLIA LE FEDE (attingendo dal laboratorio precedente) 3 turni da 45 minuti 1 turno: 11,00 – 11,45; 2 turno: 11,45 – 12,30; 3 turno: 12,30 – 1,15. Chi non è di turno, inserisce intenzioni di preghiera

  • Turni di gruppetti. Si mettono in pratica, in maniera bilanciata, le preghiere decise dopo cena

Preghiera del mattino (da definire). Poi don Davide torna a Cremona, Giuseppe resta per la testimonianza durante la Messa.

Vocazione: il valore della manutenzione ordinaria

La vocazione si può vedere come una grande chiamata: quando si riesce a decodificarla, accoglierla e rispondere positivamente, dunque, si è già a metà dell’opera. E’ un po’ come quando, nell’ambito dei rapporti tra uomo e donna, si comprende chi è la propria anima gemella, la persona con la quale si desidera trascorrere la vita.

Ma essere a metà dell’opera non significa trovarsi del tutto al sicuro, sia nel caso di una vocazione alla vita consacrata, sia che si tratti di vita matrimoniale. Una volta compiuta la grande scelta, questa va confermata, difesa, rafforzata, mantenuta. In altre parole, dopo il grande sì, che si può paragonare a un dono, una benedizione, una elezione, si apre il periodo mai concluso della manutenzione ordinaria, cioè tutta quella serie di micro – scelte, apparentemente più banali, che però possono, se messe in fila, rafforzare o smentire l’adesione al progetto di Dio.

Quindi, come due fidanzati, o sposi, non possono smettere di investire tempo ed energie in rispetto, attenzioni reciproche e costruzione di un dialogo, al tempo stesso una persona che ha deciso di consacrarsi a Dio non può esimersi dal mettere in atto tutte quelle pratiche virtuose senza le quali la grande decisione iniziale diventerebbe presto debole, fiacca, priva di contenuti, in altre parole un semplice contenitore dentro il quale non c’è più nulla.

Quali sono, dunque queste buone prassi? La preghiera quotidiana, nelle forme indicate dalla Chiesa ed in quelle spontanee, riservando ad esse il tempo che serve, senza la preoccupazione di andare al “risparmio”; la gestione oculata del proprio tempo, la risorsa più preziosa, che va impiegato in maniera costruttiva; il mantenere un atteggiamento disponibile alle esigenze altrui, considerando “affari propri” i problemi degli altri; la dedizione allo studio, al lavoro o a qualsiasi forma di incanalamento strutturato delle proprie energie fisiche o mentali.

Questi ingredienti hanno il potere di irrobustire una vocazione, ma, prima ancora, anche di facilitarne il riconoscimento e la pronta adesione. Un giovane che segua uno stile di vita improntato a questi princìpi ha certamente probabilità maggiori di trovare il proprio posto all’interno di un progetto matrimoniale o di consacrazione, rispetto a chi si affida maggiormente al caso, all’improvvisazione o all’ispirazione estemporanea.

Questa “manutenzione ordinaria” è poco appariscente, poco riconosciuta e richiede costanza, quindi corre il rischio di essere trascurata. Ma non va saltata, perché, in fin dei conti, il pericolo maggiore per le scelte più importanti non è dato di solito da un attacco frontale, ma da un lento, insidioso sgretolamento.

Un elogio della costanza, quindi? In definitiva, sì: anche nel campo della vocazione possiamo dire che la perseveranza vale più di scatti fulminei, ma isolati.

Don Davide Schiavon

La diocesi, il CDV e le vocazioni. Il nostro (e il vostro) pensiero.

Non è mai inopportuno un franco dibattito sulle vocazioni e sulle possibili strategie per facilitarle. In quest’ottica, lo spazio concesso al CDV sulle pagine del “Mosaico” potrebbe proprio essere l’occasione per innescare un confronto e uno scambio di opinioni, che non sia limitato solo ai membri dell’équipe, ma possa appunto coinvolgere, potenzialmente, tutti i lettori di questo giornale.

Per non disperdere la discussione in mille rivoli fino all’inconcludenza, però, forse è opportuno circoscrivere la domanda in questi termini: cosa può fare la pastorale giovanile diocesana (e, nello specifico, il Centro Diocesano Vocazioni), per essere di aiuto e supporto alle vocazioni che Dio suscita?

Innanzitutto, potrebbe essere utile un piccolo ragguaglio sull’attuale impostazione, a sua volta frutto di discussioni e dibattiti. Al momento, il CDV di Cremona (la cui équipe è attualmente composta da don Davide Schiavon, padre Giorgio dei frati Cappuccini, suor Stefania delle Adoratrici, don Daniele Rossi, don Paolo Arienti della FOCR, don Francesco Cortellini del Seminario, i coniugi Paolo e Laura Siboni) si concentra su:

  • Affiancamento di parrocchie, oratori e comunità per incontri all’interno di percorsi catechistici di adolescenti e giovani, così come catechesi rivolte ad adulti o incontri di preghiera a sostegno delle vocazioni.
  • Un vasto assortimento di materiale vocazionale disponibile sul sito vocazionicremona.it, rivolto ad adolescenti, giovani, catechisti e accompagnatori che possono sfruttare le schede a disposizione per gestire in autonomia incontri che trattino il tema della vocazione. In particolare, i catechismi per i giovani “Youcat” e “Docat” sono stati adattati e “spezzettati” in schede per nutrire la fede, in sede di formazione o auto – formazione. Andando a ritroso nei post del sito, tutto il materiale è facilmente reperibile.
  • La progettazione di settimane residenziali per adolescenti, in poli della diocesi da individuarsi, durante le quali alcuni ragazzi / e delle superiori individuati appositamente (da preti o catechisti), sotto la supervisione di una coppia di coniugi di provata affidabilità e consolidata esperienza, pur continuando a frequentare la scuola al mattino, possano nel pomeriggio o alla sera condurre alcuni giorni di vita comune con spunti spirituali e vocazionali approfonditi pensati apposta per loro, un po’ sulla scia dell’esperienza del “Sicomoro” della diocesi di Como che è stata recentemente ben illustrata nel docu – film delle diocesi lombarde “Qui è ora”.

Una volta specificati questi tre punti, il dibattito potrebbe innestarsi su domande di questo tipo, rivolte a confratelli sacerdoti, catechisti, giovani e adolescenti stessi:

  • Condividete l’attuale impostazione della proposta del Centro Diocesano Vocazioni?
  • In che modo potrebbe essere integrata, migliorata, perfezionata?
  • Di quale altro materiale si potrebbe sentire il bisogno, che potrebbe essere ospitato sul sito del CDV?
  • Cosa pensate, in particolare, della terza proposta? Nella zona in cui abitate, intravedete opportunità di materiale umano (possibili adolescenti da contattare e coppie di coniugi da coinvolgere), logistiche (una casa o sede per far partire l’iniziativa) e di consenso (convergenza di disponibilità da parte di sacerdoti, laici e religiosi) per iniziare un’esperienza residenziale?

Il messaggio è che il Centro Diocesano Vocazioni desidera accogliere l’opinione di tutti, perché l’impostazione possa essere davvero frutto di un confronto ampio. Qualunque suggerimento sarà certamente ben accetto e può essere inviato a don Davide, alla mail d.schiavon@libero.it.

La preghiera per le vocazioni è un impegno che ciascuno, da solo o comunitariamente si può assumere, su tutto il resto è giusto e doveroso confrontarsi liberamente. A chi vorrà contribuire, grazie in anticipo.

Don Davide a nome dell’équipe del CDV.

Prima della vocazione? Prendere la vita sul serio

Qualche riflessione a sfondo vocazionale

Parlando di vocazioni, o di crisi delle vocazioni, solitamente ci si riferisce al terreno preparatorio all’interno del quale esse fioriscono, finendo per identificarlo con la fede, o la ricerca di Dio, o con questioni, comunque, riguardanti la spiritualità.

Tutto questo è vero, ma il discorso si può allargare e rendere più generale affermando, senza troppa paura di sbagliare, che il terreno dentro al quale una vocazione fiorisce consiste nella propensione a prendere la vita sul serio. Prendere la vita sul serio vuol dire considerarla preziosa, cercare di non sprecarla, tentare di spenderla nella maniera più proficua possibile. Detto in altri termini, impegnarsi.

Chi è disposto a porsi obiettivi, spendere energie, tentare, ritentare, costruire, abbattere e ri-edificare mette in moto un processo virtuoso che genera informazioni, crea esperienza, chiarisce le idee, definisce meglio le proprie aspettative. Chi vive intensamente, prima o poi trova qualcosa di importante. In prima battuta, questa “scoperta” potrebbe anche non coincidere con Dio, la fede o la vocazione. Ma, certamente, si tratterà di qualcosa di buono, o grande, o importante che, con queste cose, una qualche parentela ce l’ha.

Al contrario, chi sono coloro che paiono destinati a non trovar nulla, a rimanere perennemente insoddisfatti, al di qua del guado, sempre in balia di ripensamenti o tentennamenti? Sono coloro che non sono disposti a faticare, a osare, a pianificare un impegno. Chi, in altre parole, mette la moneta sotto terra per paura di perderla.

Il discorso, però, non è così lineare, semplice ed edificante come potrebbe sembrare in prima battuta.

Qualche giorno fa, al telegiornale, erano intervistati alcuni giovani che manifestavano a favore della salvaguardia dell’ambiente. A un giornalista, che domandava loro se non ritenessero più proficuo andare a lezione e studiare, anziché scendere per le strade con gli striscioni, un ragazzo rispondeva più o meno in questi termini: che senso ha studiare per costruirsi un futuro quando, nelle condizioni in cui versa il mondo attuale, probabilmente non c’è futuro?

In altri termini, potremmo dire, che senso ha impegnarsi, lavorare, far fatica, quando all’orizzonte non si intravedono prospettive? E’ un po’ come se ai giovani che si trovano di fronte ad un banco di nebbia che impedisce la visuale, si chiedesse, anziché stare fermi in attesa che la nebbia cali, di mettersi invece in viaggio e, anzi, li si incoraggiasse a schiacciare sull’acceleratore, magari col rischio di sfracellarsi.

Ma, anche in questo caso, l’analogia zoppica. Sarebbe corretta, se gli elementi in campo fossero solo questi: il viaggiatore e la nebbia. In realtà ve n’è un terzo, il vento (e stavolta, invece, il rimando allo Spirito Santo non zoppica affatto), che è pronto a soffiare via la nebbia non appena si accorge della buona volontà, della determinazione e del coraggio di chi, contro ogni apparente buon senso, decide di mettersi per strada comunque.

Fuor di metafora, forse la situazione giovanile di oggi può essere riesaminata in un’ottica differente. Certo, è necessario riconoscere che questa nebbia esiste, ed è anche parecchio fitta. Rispetto al passato, è vero, i ragazzi di oggi dispongono di molte più strade e mezzi per comprendere, imparare, viaggiare, ma, paradossalmente, scegliere la direzione è diventato più difficile, per non dire angosciante, col risultato che molti preferiscono star fermi in attesa di vedere se la situazione si chiarisce (il caso estremo è rappresentato dagli hikikomori, parola giapponese che designa coloro che si chiudono in una stanza e tagliano i contatti col mondo, eccettuato il tenue filo rappresentato dal Web e dalla tecnologia).

Invece, per mettere in moto il vento chiarificatore, bisogna che prima ci muoviamo noi. Tentando in buona fede, osando, intraprendendo. Magari, per esempio, un corso di studi impegnativo, che cerchi di coniugare le proprie attitudini con le richieste del mondo esterno. Magari, un periodo all’estero, che apre orizzonti, aumenta l’esperienza e permette di conoscere persone nuove. Magari, un percorso spirituale personale, che potrebbe anche diventare comunitario, per dare radici più solide alla nostra identità e verificare la tenuta dei valori in cui crediamo. Magari, un’esperienza di volontariato un po’ “estrema”, che facendoci uscire da noi stessi a vantaggio degli altri, ci aiuti a vedere in maniera un po’ più obiettiva e distaccata anche le nostre personali faccende.

Sembrerebbe troppo facile e semplicistico concludere col detto popolare “aiutati che il ciel t’aiuta”, per non andare sul più “pagano” “la fortuna aiuta gli audaci”. In realtà, la fortuna NON aiuta gli audaci. E’ Dio che li aiuta, attraverso lo Spirito Santo, facendo capire a ciascuno la sua Vocazione, cioè il suo posto nel mondo. Ma all’interno di un progetto che, con il Signore, in qualche maniera, c’entra sempre.

don Davide

Sinodo giovani, qualche prospettiva per il futuro

Il sinodo giovani da poco concluso si presta a diverse considerazioni di tipo vocazionale, non solo perché la vocazione stessa è stato un tema molto dibattuto (anche al di là di ogni aspettativa) all’interno delle assemblee. Esistono almeno quattro prospettive da cui è possibile cercare di trarre insegnamenti da questa straordinaria assise di giovani credenti.

La prospettiva degli adulti

La lettera post – sinodale del Vescovo pone come obiettivo esplicito, fra gli altri, quello di formare adulti in grado di aiutare i ragazzi a comprendere la propria strada.  In che maniera, dunque, si può realizzare questo mandato?

Una delle letture che sembrano emergere dal sinodo è la constatazione di una gioventù a volte propositiva, ma spesso indecisa, la cui indecisione pare a sua volta essere fortemente correlata all’incertezza degli adulti. Se questo è vero, sembra non azzardato affermare che, in effetti, la presenza di adulti maggiormente sicuri delle proprie convinzioni (e, quindi, percepiti come “autorevoli”, se non si vuole usare l’espressione “modelli da imitare” o “esempi da seguire”) potrebbe influire positivamente sull’orientamento delle giovani generazioni.

Il problema, però, si sposta allora sulla condizione stessa degli adulti, che paiono intimiditi, timorosi di comunicare dei punti fermi ai ragazzi… Forse perché temono di sentirsi rinfacciare una coerenza non sempre adamantina con questi princìpi…. O magari anche perché i punti fermi tendono a non vederli nemmeno loro.

Se l’analisi è corretta, allora una possibile linea di azione, per gli adulti, sulla scia del sinodo, potrebbe essere un cammino di riscoperta della propria vocazione, dei propri punti fermi, delle proprie convinzioni. Solo così l’essere testimoni di fronte ai giovani diventerà naturale e spontaneo, anziché rivestire i connotati di una recita forzata per la quale non ci si sente portati.

La prospettiva dei giovani (sinodali e credenti in generale)

I giovani, al sinodo, hanno chiesto di essere accompagnati. Si sono detti piacevolmente sopresi dell’attenzione loro ricolta dalla Chiesa e hanno riconosciuto di avere un gran bisogno di cammini formativi, di proposte educative. Sono consapevoli delle proprie fragilità e domandano autenticità alla Chiesa ed al mondo degli adulti. Non hanno espresso forse più di tanto il desiderio di diventare testimoni di fronte ai loro coetanei non credenti, o al mondo in generale: la priorità, per il momento, sembra essere l’irrobustimento della propria fede e la prosecuzione di un dialogo con la Chiesa.

Stando così le cose, però, i giovani devono tener fede ai desideri espressi nella sede sinodale. In concreto, essere presenti alle proposte formative che con decisione invocano. Non evitare le domande scomode (e le relative risposte che potrebbero giungere) che loro stessi a più riprese hanno posto. Volgere a loro vantaggio l’attenzione che la Chiesa ha deciso di dedicar loro, dimostrando di non essere destinatari passivi di iniziative preconfezionate, ma diventare protagonisti nella co-progettazione di cammini personalizzati.

Tutte queste considerazioni valgono, naturalmente, per coloro che, come i giovani sinodali, sono già vicini alla Chiesa e alla fede. Per tutti gli altri, che per i motivi più vari non hanno ancora percepito un bisogno di questo genere o l’hanno soddisfatto per altre vie, l’auspicio è che mantengano comunque viva una sete di verità, che è il terreno primario per il germogliare ed il fiorire di qualunque discorso di fede.

La prospettiva delle comunità cristiane

Per le comunità cristiane (parrocchie, oratori, associazioni, gruppi di ispirazione cristiana), dopo il sinodo, l’impegno e la sfida sono quelli di considerare i giovani non come interlocutori occasionali, ma come “termometro permanente” dei segni dei tempi e “partner a pieno titolo” per le decisioni riguardanti il cammino ecclesiale. La domanda da porsi costantemente è: stiamo andando avanti per inerzia, o teniamo conto delle esigenze di chi, per ragioni anagrafiche, si trova pienamente nel vortice della vita ed è a massimo contatto con la realtà? Stiamo perpetuando le nostre abitudini, oppure cercando di intercettare i veri bisogni della gente, bisogni dei quali i giovani, anche se a volte, magari, con modi irruenti o eventualmente anche un po’ scomposti, sono gli interpreti più autentici?

Ma, soprattutto, la domanda essenziale per le comunità ecclesiali potrebbe suonare così: al di là delle esigenze espresse dai giovani sinodali, che chiedono un accompagnamento (e devono però anche dimostrare di apprezzarlo quando viene loro offerto), è evidente che l’universo giovanile in generale (comprendente anche e soprattutto gli “extra – sinodo”) è piuttosto restio a essere contattato e a lasciarsi coinvolgere in iniziative riguardanti la fede. Di fronte a questo stato di cose, ci lasciamo scoraggiare, la consideriamo una partita persa, oppure continuiamo il paziente lavoro di semina che ci spetta, senza pretendere ad ogni costo risultati a breve?

La prospettiva dei formatori (catechisti, accompagnatori, operatori pastorali)

Nel formulare proposte per i giovani, ci limitiamo a convocarli, o siamo disposti ad andarli a cercare? Diamo per scontato che ascoltino il nostro messaggio, o abbiamo la pazienza di sentire qualche racconto della vita che conducono? Siamo propensi alla stigmatizzazione dei loro stili di vita così diversi dai nostri, o cerchiamo, per quanto è possibile, di metterci nei loro panni per comprendere la genesi delle loro scelte e le motivazioni del loro linguaggio?

Intendiamoci, in alcuni casi può darsi che le proposte formative sottoposte ai giovani tengano già conto di queste riflessioni e si presentino con contenuti solidi, una forma accattivante, uno stile coinvolgente, un atteggiamento umile. A volte, magari, l’unica cosa che manca è proprio la presenza dei giovani. Anche questa eventualità può presentarsi, ed in questo caso l’ultima carta da giocare (carta che, in realtà, dovrebbe essere anche la prima, e comunque andrebbe giocata sempre) è la preghiera.

Occorre cioè pregare per i ragazzi che chiamiamo ai nostri incontri, che speriamo di intercettare, di cui ci sforziamo di capire le dinamiche. Magari, all’incontro del gruppo giovani non li vedremo comunque. Ma, almeno, avremo la coscienza pulita di chi ha seminato con impegno. Se, poi, non saremo noi a raccogliere, in un’ottica evangelica forse questo esito è pure più meritorio e quindi addirittura preferibile.