Scuola, un pomeriggio di spiritualità con la «tac dell’anatomia dell’educatore»

Nel pomeriggio di domenica 17 dicembre la riflessione del Vescovo nell'incontro natalizio per i docenti delle scuole, paritarie e non, di ogni ordine e grado

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È stato di profonda intensità l’incontro di spiritualità promosso dalla Pastorale scolastica della Diocesi di Cremona e rivolto ai docenti delle scuole, paritarie e non, di ogni ordine e grado, che ha avuto luogo nel pomeriggio di domenica 17 dicembre presso il Seminario di Cremona guidato dal vescovo Antonio Napolioni. 

Un momento, alla sua prima annualità ma destinato a ripetersi negli anni, riservato a chi nella scuola ricopre il ruolo di educatore, nel quale il vescovo ha tracciato l’identikit del «corpo vivo di un educatore cristiano» al giorno d’oggi, con tutta la complessità di bambini, ragazzi e giovani che gli insegnanti incontrano nel proprio percorso professionale e vocazionale. 

Al centro della disamina per punti che Napolioni ha affrontato a partire dal Libro dei Salmi e dalla Prima lettera di san Giovanni apostolo, l’esperienza che ciascuno è chiamato a vivere nel suo essere maestro, oltre a ciò che lo studio della materia comporta, ma dentro quello che il Vescovo ha definito «la sapienza della vita». 

«Questa esperienza – ha sottolineato – passa dalla mediazione della nostra umanità, perché ne sgorghi il succo vitale che non è solo nostro, ma del nostro Creatore».

Ne è scaturita una sorte di «tac dell’anatomia dell’educatore», che è testimonianza del dinamismo della crescita di ciascuno, che esiste a partire dal fatto che «solo chi si prende cura della propria persona si prende cura della persona cui insegna». 

Piedi, viscere, cuore, mani e poi labbra, orecchio e occhi: passando in rassegna il valore simbolico – e non solo – che ognuno di questi organi ha nella relazione dell’umano con Dio e con il fratello che incontra, il vescovo ha saputo condurre gli educatori presenti a una riflessione sul proprio essere testimoni di tutto ciò che Dio fa per noi, a partire dal dono del Figlio che si celebra a Natale. 

«Non tornate a casa scoraggiati – ha suggerito il vescovo al termine della sua riflessione – ma arricchiti dallo sguardo del Bambino Gesù che ci guarda così. Se Lui ci annuncia la densità e la ricchezza della nostra umanità è perché ci chiede di farlo vivere in noi». E ha poi proseguito: «Questo è un modo di intendere il Natale che ci coinvolge totalmente, perché ogni educatore è testimone di ciò che fa e di come lo fa, di ciò che dice e di come lo dice, di come sente, ascolta, parla, guarda, riflette. E se può sembrare difficile, ricordiamo che siamo stati creati per metà, affinché l’altra metà sia un’elevazione dell’uomo a Dio lungo l’albero della vita che parte dalla Creazione e si fa desiderio ardente di diventare fiore e frutto in un lungo cammino interiore segnato da maturità umana e spirituale, in questa società che ci vuole tutti consumatori di pancia».

Quindi, come Dio crea l’uomo «per metà», così anche gli educatori devono accompagnare i loro alunni a sbocciare a vita nuova dalle proprie radici, per nascere a se stessi dalla propria vita divina. In tutto questo, il vescovo ha concluso: «Voi siete testimoni di ciò che lo Spirito sta facendo di voi in questo cantiere di pienezza umana».

Il pomeriggio è proseguito, dopo un periodo di silenzio e riflessione personale, con la preghiera nella cripta della Chiesa del Seminario e con un momento informale condiviso tra colleghi con il vescovo. 

 

Sara Pisani
TeleRadio Cremona Cittanova
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