Novità editoriale: nell’80° della Liberazione pubblicato da Edb “Primo Mazzolari. La Resistenza dei cristiani”

Il testo – una raccolta di 13 articoli scritti tra il 1945 e il 1955 dal parroco di Bozzolo – è curato dal professor Giorgio Vecchio, professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Parma e presidente del Comitato scientifico della Fondazione "Don Primo Mazzolari"

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L’80° anniversario della Liberazione (1945-2025) vede la pubblicazione di un interessante libro che valorizza il ruolo, spesso trascurato, dei cristiani durante la Resistenza. Si tratta di “Primo Mazzolari. La Resistenza dei cristiani”, edizioni Edb. Il curatore del volume, il professor Giorgio Vecchio, è uno dei massimi esperti italiani del periodo fascista e dei rapporti tra la Chiesa e il regime. Professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Parma, Vecchio (che è anche presidente del Comitato scientifico della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo) ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio del Cattolicesimo politico, della Resistenza e della complessa relazione tra istituzioni ecclesiastiche e potere durante il Ventennio.

Il libro è una raccolta di 13 articoli scritti, tra il 1945 e il 1955, dal sacerdote cremonese don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo dal 1932 al 1959, uno dei volti più autentici di quella che egli definì la “Rivoluzione cristiana”: un’idea di cambiamento radicale non basata sull’uso della violenza o sul potere, ma sul Vangelo, sull’amore per il prossimo e sulla testimonianza.

In un articolo apparso su Adesso, il 15 aprile 1955, dal titolo “L’uomo non è più uomo se il fratello odia il fratello”, don Mazzolari scrive: “A me uomo, a me cristiano, a me sacerdote, la lunga e dolorosa esperienza della guerra e della Resistenza ha restituito la sensibilità evangelica: non c’è che un’opposizione al male, non c’è che una resistenza che abbia le promesse di questa e dell’altra vita, quella che si rifiuta di usare, nel resistergli, gli stessi mezzi del male”. E continua: “La Resistenza al fascismo doveva essere condotta con le ‘armi della luce’ non con quelle delle ‘tenebre”” (p. 109).

L’opposizione di don Mazzolari al fascismo non fu mai urlata, ma ferma e coerente fin dagli inizi del suo apparire. Dopo la formazione del primo governo Mussolini, il 21 marzo 1923, così scrive a una sua corrispondente: “Benché mi sforzi, non riesco a superare la sfiducia profonda verso il nuovo ordine e verso gli uomini nuovi, che a me sembrano quasi come gli altri, una negazione dello spirito cristiano”. Il suo antifascismo nasce di fronte alle ripetute violenze di cui è testimone oculare.

Durante gli anni più duri della dittatura e dell’occupazione nazifascista, il parroco di Bozzolo, di cui è aperta la causa di beatificazione, offrì aiuto ai perseguitati, e con i suoi scritti, pur censurati e spesso diffusi clandestinamente, contribuì a formare una coscienza critica in molti cattolici, specialmente giovani. In uno degli articoli riportati esalta la resistenza cristiana di alcuni giovani eroi: “Il nome di santo è quello che più conviene a Teresio Olivelli e io mi auguro che tutti i ribelli cristiani, i fuori-legge cristiani, ne facciano presto domanda a quella Chiesa ch’egli ha amato e servito senza misura” (p. 58).

Nel libro emerge come Mazzolari riuscì a interpretare la Resistenza non come lotta armata, ma come impegno etico, civile e spirituale. Per lui, la vera rivoluzione era interiore: significava costruire una società più giusta, fondata sulla dignità della persona, sulla solidarietà e soprattutto sul perdono. Se in molte zone dell’Italia, dopo il 25 aprile 1945, si scatenarono inevitabili vendette e regolamenti di conti con arresti, torture e uccisioni, don Primo operò in prima persona per evitare ogni forma di violenza sia nella sua parrocchia di Bozzolo che nel territorio circostante.

Il 25 aprile 1953 in un articolo apparso sul suo quindicinale Adesso, dal titolo “Non ci interessa la Resistenza”, denuncia i molti che, sul finire della guerra, in nome della libertà “oscurarono il volto delle Resistenza”: “Purtroppo, in quei momenti ubriachi, pochi ebbero il coraggio di ricordare agli italiani che ogni umana creatura è intoccabile e insostituibile: ancor più pochi coloro che avevano dignità e autorità di farlo, gettandosi fra le fazioni scatenate onde spezzare la spirale degli odi e delle vendette” (p. 97).

Per Mazzolari «la Resistenza – scrive il professor Vecchio nell’introduzione – è stata anzitutto una rivolta morale, prima che militare; ha commesso l’errore di cadere sullo stesso piano del nemico e di ricorrere alla violenza; i comunisti hanno contribuito a strumentalizzare politicamente la Resistenza e a perpetuare gli odi tra gli italiani; i cristiani devono riconoscere di essere stati anche loro peccatori».

Il secondo degli scritti riportati nel libro, intitolato “A un partigiano”, fa parte del volume “Lettere della speranza”, scritto da Mazzolari nei primi mesi del 1945, col titolo “Mamma speranza”, nel periodo in cui per sfuggire a un terzo arresto che gli sarebbe stato fatale, vive in clandestinità in un locale appartato a ridosso del campanile della chiesa di Bozzolo. Fingendo di essere “Mamma Speranza”, colmo dalla straordinaria capacità di comprendere i drammi esistenziali del suo tempo, indica la strada cristiana per la rinascita non solo dell’Italia, ma di un mondo nuovo: “È naturale che quando le cose vanno come vanno l’aver dato sembri una follia; ma vi sono follie che bisogna moltiplicare perché senza di esse non avrebbe senso questa vita. Nell’Orto degli Olivi Cristo ha superato la stessa angoscia, rimettendo la propria volontà nella volontà del Padre. (…) Non ti rimane dunque che condurre a compimento questa volontà che dev’essere fatta prima di ogni altra e, se occorresse, contro ogni altra volontà” (p. 43).

Don Mazzolari, con il suo esempio e la sua parola, resta ancora oggi una guida morale di rara profondità. In un tempo di oscurità e silenzi, egli ha saputo essere voce profetica, capace di indicare con coraggio una via evangelica alla resistenza: quella dell’amore, della dignità umana e della verità. Questo libro restituisce il ritratto vivo di un prete che non si è piegato alle convenienze, ma ha scelto la croce della coerenza e della coscienza.

Oggi più che mai, la figura di don Mazzolari interpella le nostre comunità e la nostra fede: è un testimone scomodo, ma necessario, un cristiano che ha saputo coniugare Vangelo e storia, preghiera e impegno, contemplazione e coraggio civile. Riscoprirlo è un invito a non dimenticare che resistere, per un credente, significa sempre amare fino in fondo, senza paura.

don Umberto Zanaboni
vicepostulatore della causa di beatificazione
del servo di Dio don Primo Mazzolari

TeleRadio Cremona Cittanova
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