Napolioni: “Passare dai luoghi santi a un tempo santo”

Nell'antica e suggestiva chiesa crociata di Sant'Anna il vescovo Napolioni ha celebrato la Messa di conclusione del pellegrinaggio diocesano in Terra Santa iniziato lunedì 6 dalla Galilea. Annunciato il pellegrinaggio in Turchia del 2018

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“L’anno prossimo a Gerusalemme” con il saluto degli ebrei della diaspora si è concluso nella serata di domenica 12 marzo il primo pellegrinaggio diocesano in Terra Santa presieduto dal vescovo Napolioni. Iniziata lunedì 6 dalla Galilea la forte esperienza di fede nei luoghi di vita di Gesù ha coinvolto oltre 200 cremonesi e una quindicina di sacerdoti. Ottima l’organizzazione del Segretariato diocesano pellegrinaggi diretto da don Roberto Rota e dell’agenzia viaggi Profilotours presente con il suo direttore Gianluigi Gremizzi. Mons. Napolioni, durante l’ultima Messa del pellegrinaggio – nell’austera e suggestiva chiesa crociata di S. Anna – ha annunciato la meta del pellegrinaggio 2018: la Turchia dell’apostolo Paolo.

La giornata di domenica 12, caratterizzata da un cielo azzurro e un sole caldo, è iniziata sulla Spianata delle Moschee. Dopo accuratissimi controlli dalla polizia israeliani, sempre in tenuta antisommossa, i cremonesi hanno potuto ammirare uno dei luoghi più sacri dell’ebraismo e dell’islam. La spianata, detta dai musulmani Haram ash-Sharif (nobile recinto sacro) occupa un sesto di tutta la città vecchia! Proprio nel luogo in cui sorgeva il magnifico tempio del re Salomone oggi si ergono importanti edifici religiosi islamici come la Cupola della Roccia, una bellissima moschea dalla cupola d’oro, con i muri esterni rivestiti di marzo e di maioliche arabescate: all’interno – vietato per i non musulmani – si conserva la roccia sacra dalla quale Maometto salì al Cielo. Vi è poi la moschea di Al-Aqsa che è il vero centro spirituale della spianata. Luogo di preghiera e di insegnamento, può ospitare fino a 5.000 persone.

 

Numerosi sono gli altri monumenti presenti come la scala murata, la fontana di El-Kass, la Cattedra di Burhan el-Din, il Pinnacolo del Tempio, la Cupola dell’Ascensione, la Casa del Tesoro e le Scuderie di Salomone.

Photogallery della visita alla Spianata delle Moschee

Un gruppo, prima di visitare il nuovo museo multimediale francescano dedicato alla storia di Gerusalemme presso il convento della Flagellazione, si è soffermato al Litostroto, ovvero un luogo sotterraneo che conserva il pavimento lastricato della fortezza Antonia. In questo luogo umido e angusto presumibilmente Gesù fu condannato a morte e fu torturato. Qui si trova nel pavimento anche il gioco del Basileus: esso consisteva nell’estrarre a sorte fra i condannati per delitti comuni, un re carnevalesco al quale si doveva l’ubbidienza per tutti i giorni della festa, al termine della quale veniva eseguita la sentenza di morte.

La piscina probatica è stata l’altra meta della mattinata. Racchiuso nel complesso di Sant’Anna retto dai padri bianchi francesi, questo luogo, conosciuto con il nome di Bethesda, ha visto Gesù guarire un paralitico. Nel sito sono stati ritrovati diversi livelli archeologici che vanno dal VIII secolo A.C. fino al XII secolo D.C.

Photogallery della visita al Litostroto e alla Piscina Probatica

In una delle chiese più belle e suggestive della città, la chiesa di Sant’Anna, i cremonesi hanno celebrato l’Eucaristia della seconda domenica di Quaresima. Costruita nel periodo crociata è dedicata alla mamma di Maria, poiché nel Protovangelo di Giacomo questo è il luogo indicato come la casa di Gioacchino, Anna e Maria bambina: nella cripta, infatti, è conservato il luogo in cui venne alla luce la madre del Figlio di Dio. Durante il periodo dell’occupazione musulmana la chiesa fu trasformata in scuola coranica e per questo fu salvata dalla furia cieca dei musulmani.

Sotto le volte romaniche maestose ed essenziali mons. Napolioni ha presieduto l’ultima Eucaristia del pellegrinaggio.

Nell’omelia il presule ha spiegato come riuscire a proseguire il pellegrinaggio anche a casa: “Occorre – ha esordito – passare dai luoghi santi al tempo santo”. Per spiegare questo concetto che non è solo un simpatico gioco di parole mons Napolioni ha ricordato una delle massime di Papa Francesco contenute nell’Evangelii Gaudium “il tempo è superiore allo spazio”: “La terra – ha precisato – è sempre oggetto di contesa, lo spazio sembra non ci basti mai. Se, invece, ragionassimo di più in base al tempo, che pure non ci basta mai, ci accorgeremmo che nessuno ce lo può rubare, che lo possiamo spartire, che può davvero essere santo”.

“Mi riferisco in particolare – ha proseguito – al tempo che stiamo vivendo: la domenica, la quaresima, la vita. Oggi qui non celebriamo un ricordo particolare, ma la domenica, quella che avremmo celebrato comunque con le nostre comunità. Ebbene, la domenica è esplosiva, la domenica è un po’ inafferrabile, è il primo e l’ottavo giorno, è un giorno che ha un piede fuori del tempo, un piede già in Cielo, è liberante. Purché la viviamo!”

Vivere la domenica per il vescovo Antonio non si riduce ad assolvere un progetto: “La domenica deve essere – ha esortato –  il ritmo della vita, il respiro della settimana, la compagnia che Dio fa agli uomini e che gli uomini e le donne accolgono come il dono più grande”

Per questo trascorrere la prima settimana di Quaresima come pellegrini in Terra Santa fa di questo tempo forte qualcosa di straordinariamente propizio: “Non solo perché quando celebreremo i riti della Settimana Santa ci verrà in mente la discesa dal Monte degli Ulivi, piuttosto che la Via dolorosa e ci spiegheremo un po’ meglio i riferimenti concreti di quelle narrazioni, ma perché la Pasqua è la cosa più reale che esiste. Il mistero pasquale è questo Figlio di Dio fatto uomo, venuto a condividere tutta la nostra fragilità e la morte infame del bestemmiatore. Ci fa venire i brividi. E saperlo risorto e presente e vivo nei gesti e nelle parole della sua Chiesa, fondata sui quegli apostoli ancora dubitanti che lo vedono salire al Cielo ma poi ricevono il dono dello Spirito, ci rende protagonisti di un pellegrinaggio che non finisce qui, ci rende consapevoli che l’essere pellegrini è la vera condizione dell’uomo”. Da qui l’invito ad essere “Missionari, inviati a vivere il tempo come il cammino del popolo verso il suo Signore”.

Per spiegare il mistero della Trasfigurazione al centro del Vangelo del giorno mons. Napolioni è partito dalla descrizione del solo stemma: “In esso ho messo il monte. Non solo pensando a Camerino, ma pensando che quel monte riceve luce dalla presenza di Cristo e dei cristiani.  C’è un sole – l’unico d’oro –: è lui, il Signore. E in questi giorni il sole ci ha accompagnato benevolmente, ma più ancora l’esperienza dell’Eucaristia e della fede ci ha fatto percepire Cristo vivo”.

Ascolta l’omelia di mons. Napolioni

Terminata l’Eucaristia mons. Napolioni ha annunciato: “Poichè l’anno prossimo al centro dell’attenzione dell’intera Chiesa diocesana sarà il discorso missionario di Gesù contenuto nel Vangelo di Matteo abbiamo pensato di proporre il pellegrinaggio diocesano, problemi di sicurezza permettendo, in Turchia per ripercorrere i viaggi di San Paolo”.

Dopo la benedizione a ciascuno pellegrino è stato regalata un’immaginetta che da una parte reca l’immagine del Santo Sepolcro e della Cattedrale di Cremona e dall’altra una preghiera del vescovo Antonio:

Signore,
a Nazaret risuona il tuo annuncio,
e nell’Eccomi di Maria siam tutti chiamati.
Sul monte e sul lago predicavi il Vangelo
che anche oggi ci vuole beati.
La grotta di Betlemme risplende di luce
che avvolge anche i figli da te adottati.
Il Getsemani gronda di ogni dolore,
che raccogli perché siamo tutti redenti.
Dorme la Madre sul monte Sion,
primizia sicura del Regno dei risorti.
Che bello, è domenica, restiamo con Te,
riprende il cammino, di nuovi inviati.

Grazie, Signore, per il dono di questi luoghi,
per i volti dei pellegrini e per chi ci ha accolto.
per i frutti che porteremo nella nostra Chiesa,
tra la gente, santa terra di ogni giorno.

Photogallery della S. Messa nella chiesa di Sant’Anna

Nel pomeriggio i cremonesi hanno fatto una sosta allo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto. Si tratta di un grande complesso voluto dallo stato israeliano per «documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah preservando la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime», nonché per ricordare e celebrare i non ebrei di diverse nazioni «che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la Shoah» e certificati fino al 1º gennaio 2016  in circa 26.120 persone. I cremonesi si sono soffermati in modo particolare nel memoriale dei bambini, nella sala della memoria dove avvengono le cerimonie ufficiali e dove sono scritti sul pavimento i nomi spaventosi dei campi di concentramento nazisti, la sinagoga e il monumento che rimanda al ghetto di Varsavia oltre che il memoriale della deportazione con un vagone di un treno su dei binari che quasi si perdono nel cielo. In questo luogo di quiete e di ricordo, in cui non si vuole dimenticare il “male assoluto”, i pellegrini hanno riletto il discorso che qui fece papa Francesco il 26 maggio 2014: una vera e propria richiesta di perdono a Dio per le tante sofferenze che alcuni uomini hanno inflitto ad altri uomini.

Photogallery della visita allo Yad Vashem

L’ultima tappa del pellegrinaggio è stato Ein Karem, un tranquillo villaggio collinare che si trova a pochi chilometri da Gerusalemme, non lontano dallo Yad Vashem. Al tempo di Gesù il villaggio era la zona residenziale dei sacerdoti; questo è uno dei motivi per cui è stato identificato, già dai primi cristiani, come il villaggio di Zaccaria ed Elisabetta, genitori di Gesù e cugini di Maria. Il gruppo diocesano ha potuto visitare solo il santuario della Visitazione – saltando quello di San Giovanni Battista – composto da due chiese sovrapposto. In quella inferiore si trova un pozzo e in una nicchia è visibile una roccia che si sarebbe aperta per nascondere Elisabetta e il bambino dalla furia dei soldati di Erode. In quella superiore i grandi affreschi, dedicati a Maria, catturano l’attenzione dei visitatori. Nel cortile del santuario si trovano numerosi pannelli di ceramica con il testo del Magnificat in differenti lingue.

Proprio il canto di lode scaturito da cuore di Maria subito dopo l’incontro con Elisabetta è stato intonato dai pellegrini: un gesto di gratitudine a Dio per quanto assaporato in queste intense giornate in Terra Santa.

Photogallery della visita al santuario della Visitazione

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