“Misericordia per Giuda”: alla Fondazione “Città di Cremona” presentato il libro di don Mazzolari

In agenda altri due importanti appuntamenti: l'8 e 9 aprile a Trento un convegno di studi; domenica 17 aprile a Bozzolo la Messa presieduta dl segretario generale della CEI mons. Nunzio Galantino

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Fu il beato Paolo VI, nel 1970, a dire di don Primo Mazzolari: «Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti». Quasi cinquant’anni dopo, però, l’eredità spirituale lasciata dal famoso parroco di Bozzolo ha trovato pieno compimento, come è emerso con chiarezza lo scorso 31 marzo nella gremitissima sala consiliare della Fondazione “Città di Cremona” durante l’incontro sul tema “Misericordia per Giuda”. Tema che riprende l’omonimo titolo del libro, edito dalle Dehoniane, curato dal sacerdote cremonese don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, in collaborazione con lo studioso Giorgio Vecchio. Il testo trova peraltro la propria naturale collocazione nell’alveo di questo Giubileo straordinario, interamente incentrato proprio sulla misericordia di Dio.

Non a caso, dopo il saluto della presidentessa della Fondazione “Città di Cremona”, avv. Uliana Garoli, il vescovo Antonio Napolioni ha evidenziato «l’attualità straordinaria» di don Mazzolari, specie sul tema della riforma del clero, invitatando a non guardare a lui «con nostalgia, ma come ad un maestro». Tra il folto pubblico era presente anche il vescovo emerito di Lodi, mons. Giuseppe Merisi.

Con il coordinamento puntuale ed accorto della professoressa Tiziana Cordani si è affrontato l’argomento, partendo dall’omelia del 3 aprile 1958, Giovedì Santo, quando nella chiesa di Bozzolo risuonarono queste parole: «Ma io voglio bene anche a Giuda». Parole assolutamente inusuali – e, per taluni, sconcertanti – all’epoca: «C’è un nome che fa spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: ‘Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!’. Amico! Questa parola vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore». D’altra parte – ha evidenziato don Bignami – «la condanna non spetta a noi», chiamati piuttosto «a riconoscerci peccatori come Giuda ed a riconoscere d’aver bisogno della misericordia di Dio», tema su cui don Mazzolari insistette già dai tempi in cui, parroco di Cicognara, tenne con mons. Guido Astori le «missioni al popolo» nel Bresciano e nel Veronese; poi ancora a Milano nel novembre 1957, su invito dell’allora arcivescovo, mons. Montini, futuro papa Paolo VI; poi l’anno dopo, nel 1958, a Ivrea. Sempre ed ovunque, «Dio è misericordia, questo è il grande annuncio», ha sottolineato don Bignami, che ha anche specificato quale, secondo don Primo, fosse stato il grande errore di Giuda, «l’aver disperato».

Ripercorrendo diversi momenti particolarmente significativi – e, per molti versi, anche drammatici – della biografia di don Mazzolari, don Bignami ha mostrato come l’esercizio concreto della misericordia fosse stato sempre uno dei suoi tratti distintivi, il che lo rese credibile nell’affermare come l’uomo avesse «bisogno più di misericordia che di giustizia», poiché «la giustizia senza la misericordia» non sarebbe «autentica giustizia». Il «compito della Chiesa» sarebbe pertanto quello di «rimettere in cammino, far rialzare», non di schiacciare, né di lasciare a terra. Anche qui riecheggiano ancora le parole, pronunciate dal parroco di Bozzolo nell’omelia del Giovedì Santo del 1958: «Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi, ma amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici: anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando Lo neghiamo, davanti ai Suoi occhi e al Suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore».

Mauro Faverzani

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I prossimi incontri

Un secondo appuntamento di memoria sarà il grande Convegno di studio che si terrà a Trento nei giorni 8 e 9 aprile presso il Polo Culturale diocesano “Virgilianum”, in via Endrici 14. Il Convegno sarà incentrato sulla grande guerra e potrà avvalersi della preziosa e sinergica collaborazione della Fondazione Trentina “Alcide De Gasperi”, dell’Istituto di Storia di Vicenza e dell’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler di Trento.

Titolo dell’evento è: “Dalla parrocchia alla trincea. I preti nella grande guerra”. Interverranno docenti provenienti da importanti università italiane: Paolo Pombeni, Daniele Menozzi, Maurilio Guasco, Guido Formigoni, Giorgio Vecchio, Filippo Lovison, Bruno Bignami, Giovanni Vian, Marco Odorizzi. Il Convegno metterà a tema il rapporto tra la fede e la guerra (nel pomeriggio di venerdì 8 aprile) durante il primo conflitto mondiale, evidenziando le differenti posizioni del mondo cattolico italiano, diviso tra fronte interventista, neutralista e pacifista. Naturalmente un ruolo centrale troverà la gigantesca figura di papa Benedetto XV, autentico uomo di pace in un contesto difficilissimo da gestire. Nella mattinata del 9 aprile, invece, si metterà a fuoco il ruolo dei preti nella grande guerra, a partire dalla testimonianza di don Primo Mazzolari fino alle posizioni del vescovo di Trento mons. Celestino Endrici, passando per la difficile prova vissuta dai cappellani militari e dai preti soldato.

Locandina del convegno di Trento

Il momento più importante sarà, però, domenica 17 aprile a Bozzolo. Nella parrocchiale di san Pietro, dove don Primo ha predicato e celebrato, presiederà l’Eucaristia, alle ore 17, il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino. Al suo fianco ci saranno il nuovo vescovo di Cremona, mons. Antionio Napolioni, e il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi. Per la comunità di Bozzolo sarà un evento speciale.

La presenza di mons. Galantino nella bassa mantovana permetterà di fare memoria e di rilanciare un impegno nel tempo che stiamo vivendo. Come affermò don Primo da cappellano militare del 19° nucleo Taif il 2 giugno 1918: “Vogliamo l’amore tra i popoli, non l’odio: la pace, non la guerra. Vogliamo in una parola, ritornare fratelli”. Parole che fanno pensare mentre soffiano continue folate di venti di guerra sul Mediterraneo e nel Medio Oriente. Senza dimenticare che Mazzolari ha sognato un mondo dove l’umanità prenda il posto dei nazionalismi: “Solo quando genti di razze diverse sapranno convivere su una stessa terra, senza farsi del male l’un l’altro, saremo giunti a buon termine. Ma allora il problema nazionale e quello di razza non esisteranno più. L’umanità ne avrà preso il posto”.

 

 

 

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