Lo riconobbero nello spezzare il pane: i catechisti della Zona 1 in preghiera all’inizio dell’Avvento

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Lunedì 4 dicembre presso il Santuario di Caravaggio si è rinnovato il consueto appuntamento con i catechisti della Zona pastorale 1 per un intenso momento di riflessione e preghiera all’inizio dell’Avvento.

Nonostante il tempo non proprio clemente e i primi fiocchi di neve della stagione, sono stati numerosi i catechisti e gli operatori pastorali che hanno partecipato alla celebrazione preparata dalla Commissione Catechesi zonale. La veglia, presieduta dal vicario zonale mons. Giansante Fusar Imperatore e animata dal coro che settimanalmente anima l’adorazione eucaristica in basilica, ha avuto come filo conduttore una delle frasi conclusive del brano evangelico dei discepoli di Emmaus che accompagna l’anno pastorale: “Lo riconobbero nello spezzare il pane”. Ed è stata proprio la metafora del pane ad accompagnare, con parole e gesti, nello svolgimento della celebrazione, suddivisa in quattro momenti, ciascuno accompagnato da una lettura biblica e da uno spazio per la riflessione personale.

“Pane. Un alimento semplice. Pochi ingredienti: farina, acqua, lievito e un pizzico di sale. Gesti meccanici, ripetitivi, come la vita quotidiana per renderli un impasto uniforme. E poi il tempo. Tempo affinché questo poco, questo quotidiano sia attraversato dal fuoco della Grazia per divenire quel boccone croccante e gustoso, il cui profumo inebria e il cui sapore appaga. Un po’ quello che è avvenuto nella pienezza dei tempi quando il Figlio ha scelto la piccolezza della nostra umanità, l’umiltà delle periferie, affinché lo Spirito del Padre lo plasmasse ancor prima di quel segno ricevuto al Giordano e manifestato in pienezza nella tomba vuota.”

Quanto questo movimento, quello dell’Incarnazione, ricalchi anche la nostra esistenza, le nostre vite, lo si è provato a rappresentare attraverso la preghiera, gesti e simboli.

Anzitutto ponendo ai piedi del presbiterio la lanterna consegnata a ogni vicario zonale in Cattedrale, a Cremona, nella veglia di apertura dell’anno pastorale presieduta dal card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Segno della comunione della Chiesa diocesana.

Poi il segno visibile del primo momento è stata la farina (lo scarto) che è stata versata in una ciotola, passandola al setaccio per evidenziarne lo scarto, mentre risuonavano le parole del racconto della genealogia di Gesù dal Vangelo di Matteo (Mt. 1,1-17).

“Nella mietitura e nella lavorazione del grano si produce molto scarto rispetto alla quantità di farina che si ottiene. Eppure questo non spaventa l’agricoltore che sapientemente riconosce ciò che vale e lavora per ottenerlo. Nella nostra vita anche noi siamo chiamati a riconoscere come Dio sappia portare avanti la Storia della Salvezza… nonostante gli scarti!”.

Nel secondo momento segno visibile è stata l’acqua (il desiderio) che è stato versato nella ciotola con la farina, mentre veniva proposto il racconto di Luca sulla figura del Battista (Lc 3,7-14) .

In mezzo al poco della vita c’è qualcuno che, nonostante tutto, desidera. Guarda cioè il cielo, incrocia lo sguardo del Battista e cerca altrove ciò che non riesce a trovare e a darsi da sé.

Ma per fare in buon pane è necessario metterci il lievito (l’attesa), che è stato versato nella ciotola nel terzo momento ascoltando il racconto di Simeone dal Vangelo di Luca (Lc 2,25-35): “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua perché perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

Particolarmente significativo è stato l’ultimo gesto quando, dopo aver aggiunto il sale (l’annuncio), tutti gli ingredianti – la farina, l’acqua, il lievito e il sale – sono stati mescolati, impastati, preparati per diventare pane, mentre risuonavano le parole del prologo del Vangelo di Giovanni (Gv.  1.1,18): “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

“E dopo l’attesa, ecco che vediamo concretizzato ciò a cui abbiamo aspirato e il sapore  prende la forma dell’annuncio. Un pane senza sale è un pane insipido, il mistero dell’incarnazione va letto come un tutt’uno con il mistero della redenzione”.

Le offerte raccolte nella veglia di preghiera sono state destinate alla Custodia Francescana di Terra Santa per sostenere le comunità cristiane e le opere segno che queste mettono a servizio di tutti nella terra del Santo, in un momento così difficile della storia contemporanea.

Altri due gesti significati hanno caratterizzato la serata: un rappresentante per ogni  comunità parrocchiale ha ricevuto una ostia magna da portare in parrocchia con l’invito ad utilizzarla durante la celebrazione dell’Eucarestia nella notte di Natale. Le stesse sono state fatte pervenire anche alle comunità delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda e del Santuario di S. Maria del Fonte, due luoghi simbolo della zona pastorale 1. Queste ostie sono state prodotte da alcuni detenuti nel carcere di Opera all’interno del progetto “Il senso del pane”.

All’uscita dalla basilica ad ogni partecipante sono stati consegnati due piccoli pani: uno per sé e uno da donare, con l’invito di mangiarlo, nutrirsene, perché la vita spirituale, anche attraverso un piccolo segno, rimandi alla vita tutta intera, incarnata anche nei bisogni (quello del nutrimento) del quotidiano.

Anche l’impasto preparato nel momento della preghiera con farina, acqua, sale e lievito, non è andato sprecato: dopo il necessario tempo di attesa per la lievitazione è diventato pane buono, profumato, fresco, fragrante, pane che nutre, sfama, consola, pane da spezzare, dividere, condividere.

Mariangela Tomasi

TeleRadio Cremona Cittanova
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