La misericordia per diventare più umani. Al Centro pastorale l’intervento del pastore valdese Paolo Ricca

In occasione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, un incontro per riflettere sul tema del Giubileo straordinario

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In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, oltre alla veglia ecumenica in Cattedrale di lunedì 18 gennaio, il Segretariato Attività Ecumeniche ha proposto anche un momento di riflessione proprio sul tema dell’Anno giubilare appena inaugurato. “La misericordia tra Dio e l’uomo” è stato il tema al centro dell’intervento di Paolo Ricca, teologo e pastore valdese che giovedì 21 gennaio è stato ospite al Centro pastorale diocesano di Cremona.

A moderare l’incontro è stato il prof. Mario Gnocchi, già presidente nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche.

Introduzione del prof. Gnocchi

Il teologo valdese si è soffermato innanzi tutto sul concetto di misericordia, atteggiamento che ha a che fare con la compassione verso il misero, lo sventurato. Essa non ha a che fare con il ragionamento o con la cultura, ma coinvolge pienamente il cuore, il più grande mistero dell’essere umano. “Nessuno conosce il cuore dell’uomo se non Dio”, confermano le Sacre Scritture. Nella Bibbia, tra l’altro, si parla di due possibili “cuori” presenti nell’umano: quello di pietra, che può essere sostituito, per misericordia di Dio, in cuore di carne. Ecco dunque il fine ultimo della misericordia di Dio: permettere all’uomo di raggiungere la pienezza dell’umanità, grande traguardo fino ad ora raggiunto soltanto da Dio stesso nell’incarnazione.

L’intervento di Ricca si è quindi articolato in tre punti fondamentali.

L’amore di Dio come fonte della sua misericordia. Sono numerose le immagini che associano la misericordia di Dio con il profondo della sua intimità, le sue “viscere”. Nella lingua ebraica il termine misericordia, infatti, è traducibile con la parola “utero”: è materno l’amore di Dio e ciò è dimostrato dalle sue opere. Nella Scrittura, infatti, questo atteggiamento di cura da parte di Dio si manifesta attraverso il suo agire: Egli “usa, vuole, fa, mantiene” la misericordia. E a riconoscerlo è proprio il suo popolo sventurato, Israele, che, pur vivendo esperienze travagliate, continua a sentire e vedere questa qualità del suo Dio.

La misericordia di Dio come qualità del suo amore. La misericordia è un amore quasi irraggiungibile dall’umano. Consiste in una compassione verso chi ha bisogno di essere amato e perdonato, atto possibile solo a Dio. Egli infatti riesce a compiere un’operazione che all’uomo risulta difficile: davanti al peccatore, Dio distingue la persona dall’azione che ha compiuto. L’uomo riesce ad amare ciò che è bello, gradevole, chi a sua volta restituisce amore. Dio va oltre tutto questo e ama proprio ciò che non è amabile, il malvagio, il peccatore.

La misericordia come impronta di Dio nell’uomo. Credere in Dio significa soprattutto credere nella sua misericordia e nel fatto che Egli desideri che l’uomo partecipi a questo infinito amore: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”, si legge nel Vangelo di Luca. Affermazione che ritroviamo in Matteo, dove al posto della parola “misericordioso” si trova “perfetti”. Misericordia è dunque perfezione di Dio e dell’uomo. Cammino per giungere a tale vetta dell’amore è proprio l’azione di farsi “prossimo” dell’altro, di chi ha più bisogno, come indica la parabola del Buon Samaritano.

È proprio tale sforzo che rende l’uomo davvero umano.

Relazione del teologo Paolo Ricca

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Biografia di Paolo Ricca 

Nato a Torre Pellice nel 1936, dopo la maturità classica a Firenze nel 1954, ha studiato Teologia presso la Facoltà Valdese di teologia, a Roma (1954-58), negli Stati Uniti (1958-59) e a Basilea (1959-61). Ha conseguito il dottorato in teologia a Basilea con una tesi diretta da Oscar Cullmann sulla Escatologia del IV Evangelo.

È stato consacrato pastore della Chiesa valdese nel 1962. Ha esercitato il ministero pastorale nella Chiesa valdese di Forano (1962-66) e di Torino (1966-76). Per conto dell’Alleanza riformata mondiale ha seguito il Concilio Vaticano II come giornalista accreditato, redigendone un commento teologico diffuso in diverse lingue.

Dal 1976 al 2002 ha insegnato Storia della Chiesa e, per alcuni anni, Teologia Pratica presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma. Insegna tuttora, come professore ospite, presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. È stato per 15 anni membro della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra. Ha lavorato in diversi organismi ecumenici.

In Italia collabora regolarmente al lavoro Segretariato Attività Ecumeniche (SAE). È stato per due mandati presidente della Società Biblica in Italia. Nel febbraio del 1999 ha ricevuto un dottorato honoris causa in teologia dall’Università di Heidelberg e nel 2008 il “Predigtpreis – Kategorie Lebenswerk” del Verlag für die Deutsche Wirtschaft AG.

Dirige, per la casa editrice Claudiana di Torino, la collana “Lutero”.

La veglia ecumenica in Cattedrale
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