«La Cattedrale dei cremonesi»: l’adeguamento liturgico presentato alla cittadinanza a Palazzo Comunale

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Come a continuare l’antico dialogo tra la comunità civile e quella religiosa, è stato presentato alla cittadinanza in Palazzo Comunale l’adeguamento liturgico della Cattedrale che sarà svelato domenica 6 novembre con il rito della Dedicazione del nuovo altare. Un dialogo visibile in una piazza dove si affacciano Duomo e Comune; duomo «voluto dalla gente più che dal clero», come ha sottolineato il vescovo Antonio Napolioni, presente accanto al sindaco Gianluca Galimberti. In questo clima don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per l’Ufficio dei Beni culturali e l’edilizia di culto, ha introdotto l’evento che ha visto gli interventi, oltre che di vescovo e sindaco, dell’architetto Massimiliano Valdinoci, guida del gruppo di lavoro vincitore del bando Cei, di Goffredo Boselli che ha curato l’aspetto liturgico, del maestro Gianmaria Potenza autore degli arredi sacri, a cui sono seguite a completamento le voci locali di don Daniele Piazzi, direttore dell’Ufficio Liturgico e di monsignor Attilio Cibolini, rettore della Cattedrale.

Proprio nella “casa dei cittadini”, il Comune, si è parlato di altare, «simbolo della necessità per credenti e non credenti di sollevare lo sguardo per ritrovare le motivazioni anche dello spirito per guardare al futuro», come ha dichiarato il sindaco Galimberti nel suo saluto iniziale. Ma anche invito «a spezzare il pane della solidarietà, a mettere al centro ciò che c’è di più fragile nel suo significato laico e civile». E infine richiamo a ricordare l’antica storia di dialogo tra Comune e Cattedrale. Storia ripresa nel suo intervento da don Gaiardi che ha ricordato come fossero stati i massari, gestori dei beni comunali, nel 1100 a gestire l’edificazione del duomo la cui prima pietra fu posta il 26 agosto del 1107.

Don Gaiardi ha ripercorso le tappe del progetto di adeguamento che, seguendo i dettami del Concilio Vaticano II, è stato pensato a livello locale ma anche nazionale. Dal bando dedicato a questo tema dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2018 è stato selezionato il progetto che domenica diventerà patrimonio vivo della comunità cremonese con la celebrazione della messa di dedicazione.


 

È stato invece l’architetto Massimiliano Valdinoci ha raccontare il rinnovamento del presbiterio secondo i principi di «prossimità e distinzione» che significano rispetto dell’esistente e visibilità del nuovo perché «la Chiesa è un organismo vivente, monumento e non museo» che cresce con la creatività degli uomini che la vivono in tutti i tempi. Lo studio di come nel tempo è evoluta la Cattedrale ha consentito di affrontare la stratificazione con rispetto rimuovendo e ricollocando la cancellata che divideva il presbiterio dall’assemblea (la cancellata è stata risistemata e collocata in cripta) e facendo ruotare il nuovo su tre poli: altare, cattedra e ambone.

«Immediata sintonia con le finalità dell’adeguamento espresse dalla diocesi» è stata sottolineata da Boselli, anima del pensiero liturgico che nutre il progetto. Più volte nelle sue parole è ricorsa l’idea di «ascolto, rispetto e obbedienza verso un cammino fatto dalla diocesi» verso le mete indicate dal Concilio.

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Tre le tappe che, a suo dire, hanno segnato la prassi liturgica della chiesa cremonese. La prima fase dagli anni ‘60 ai ’90 è stata quella della «ricezione» del messaggio del Concilio con la sistemazione dei 3 poli (altare, cattedra e ambone) nel presbiterio storico. Una seconda fase dagli anni ’90 fino al 2000 ha mostrato «l’assimilazione» delle indicazioni conciliari con la sistemazione di altare e ambone nel presbiterio inferiore, la piazzetta senatoria, più vicina all’assemblea. Dal 2007 si è sviluppata invece l’ultima fase, quella della «maturità» con un leggio ligneo che ha assunto le caratteristiche di una tribuna. Ora, i nuovi arredi «doneranno stabilità e durevolezza» ai risultati di quel cammino. Non «definitività» perché il cammino è continuo ma «qualità celebrativa». L’arte che si esprimerà negli arredi «non è figurativa ma evocativa», portatrice di un valore «quasi sacramentale».

Inutile dire che come nel 1100 tra mille difficoltà anche economiche, oggi i cremonesi, ha detto mons. Napolioni, «hanno il coraggio di osare», di fare brillare «quella conchiglia meravigliosa che nei nuovi arredi trova la perla da far brillare, l’altare», con prudenza e rispetto per il passato. «Nulla di ciò che c’era è stato toccato», tiene a precisare. E a proposito di luce, il maestro Potenza ci tiene a ribadire che «ho giocato con la luce». Quel «fiume di luce» di cui parla il vescovo nella lettera pastorale La Casa dello sposo. Vivere oggi la nostra cattedrale, che verrà resa nota domenica.

A conclusione gli interventi di don Daniele Piazzi che ha accennato il complesso rito denso di significati che si snoderà domenica alle 16 in cattedrale per la dedicazione dell’altare. E le parole di mons. Cibolini sul riordino della Cattedrale che prevede il completo rinnovo dei banchi al posto delle sedie per l’assemblea, una nuova tenda per la controfacciata oltre a numerosi interventi sugli altari laterali in attesa di altri lavori che interesseranno in futuro la pavimentazione.

Maria Chiara Gamba
TeleRadio Cremona Cittanova
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