In cerca di parole vere per vivere l’annuncio

Nella serata di giovedì 23 novembre in Seminario tappa del cammino sinodale con il tema dei linguaggi e della comunicazione al centro della riflessione del Consiglio pastorale diocesano: sono intervenuti la prof. Francesca Peruzzotti e don Manuel Belli

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«Linguaggio e comunicazione». Questo l’ambito scelto, nel contesto della fase «sapienziale» del cammino sinodale della Chiesa cremonese, dal Consiglio pastorale diocesano per la serata di formazione proposta giovedì in Seminario. Una tematica affrontata con l’aiuto della professoressa Francesca Peruzzotti, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e don Manuel Belli, liturgista e antropologo della diocesi di Bergamo.

L’incontro, cui sono stati invitati anche i Consigli pastorali parrocchiali e unitari che quest’anno si concentreranno proprio si questa tematica, tra le cinque proposte a livello nazionale, è stato trasmesso in diretta sui canali social della Diocesi, offrendo a tutti la possibilità di partecipazione e anche di interagire con i relatori pur da remoto. A moderare i lavori don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il coordinamento pastorale.

«Si tratta di considerare – ha affermato la professoressa Peruzzotti – quali sono le parole e i linguaggi adeguati perché, anche nel nostro tempo, si possa testimoniare il Vangelo di Gesù». È necessario innanzitutto considerare qual è la forma della parola che si può apprendere dalla Bibbia, da cui «scopriamo che le modalità con cui Dio parla ci forniscono uno stile del tutto particolare che i cristiani possono sforzarsi di considerare per verificare qual è, invece, lo stile delle loro parole e qual è la modalità con la quale usano il linguaggio». Ha poi aggiunto: «Si tratta dunque di riconoscere che la parola con la quale Dio parla è sempre una parola differente, è sempre una parola che sorprende, che interpella e che si pone come differenza. Ma insieme con questa differenza, che è la differenza di Dio, c’è la sua estrema vicinanza. È una differenza che si manifesta sorprendendo nella imprevista vicinanza di un Dio che parla rivelandosi in Gesù».

Una riflessione partita dalle Sacre Scritture, manifestazione della volontà di Dio, che ha voluto relazionarsi all’uomo attraverso il Figlio, sino ad arrivare ai giorni d’oggi. «Si tratta di considerare qual è la forma con la quale gli esseri umani possono rispondere di quella parola – ha concluso la docente –. Rispondere a quella parola che interpella significa scoprire la propria responsabilità e significa verificare quanto la propria parola è parola di testimonianza». Quindi parola che corrisponde pienamente «all’esperienza». Una parola che si verifica «autentica solo nella misura in cui corrisponde a quanto viene vissuto giorno per giorno».

«Esistere e comunicare non sono due cose che stanno su piani differenti. Noi esistiamo comunicando e comunicare fa parte del nostro essere. Noi costruiamo relazioni perché comunichiamo – ha evidenziato don Manuel Belli –. Abbiamo potuto conoscere Dio stesso perché ha deciso di instaurare una relazione con gli uomini. Ma comunicare, proprio come esistere, non è proprio così facile». Nel suo intervento il sacerdote ha provato a raccontare gli ambiti in cui si fa un po’ fatica a comunicare. Una difficoltà che poi porterebbe alla fatica di esistere. Un rimando culturale, un riferimento agli «idoli» citati dal filosofo Francis Bacon, che si frappongono tra l’uomo e la realtà, distorcendone la percezione. L’idolo della tribù, l’idolo della spelonca, l’idolo del teatro e l’idolo del foro. Quattro ostacoli che si piazzano anche lungo il percorso della Chiesa, che si trova, in alcuni casi, ancorata a queste strutture. «Facciamo fatica perché a volte incontriamo solo noi stessi, perché negli altri vediamo solo un’immagine di noi stessi, perché ci piace risentire cose che abbiamo sempre pensato che fossero così – ha concluso il liturgista –. E forse pulire un po’ il nostro modo di comunicare ci aiuta a pulire il nostro modo di essere e di relazionarci a Dio».

«La comunicazione non è una questione di nicchia, non è un’appendice, ma una questione di fedeltà alla vita stessa del Signore e della gente», ha precisato il vescovo Antonio Napolioni concludendo la serata. Per questo l’incontro ha rappresentato solo l’inizio di percorso che ora il Consiglio pastorale diocesano è chiamato a proseguire.

TeleRadio Cremona Cittanova
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