Sabato 21 settembre alle ore 20.30 a Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna (Torre Pallavicina) le campane suoneranno a distesa. In questo modo si saluterà il nuovo parroco dell’unità pastorale “Nostra Signora della Rotonda”, don Angelo Piccinelli che farà il suo ingresso la mattina di domenica 22 settembre alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Calcio con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.
Un ingresso preceduto da un triduo di preghiera, con adorazione eucaristica e meditazione ogni sera, da mercoledì 18 settembre a venerdì 20. Una sera per ciascuna delle tre parrocchie dell’unità pastorale in modo da coinvolgere l’intera comunità. Primo appuntamento mercoledì a Santa Maria in Campagna con la celebrazione presieduta dal vicario zonale mons. Giansante Fusar Imperatore; giovedì a Pumenengo con mons. Dennis Feudatari, parroco di Rivolta D’Adda; venerdì a Calcio con don Vittore Bariselli, parroco di Cassano d’Adda.
Inoltre per accogliere il nuovo parroco tutti i fedeli sono stati invitati ad addobbare le abitazioni delle tre parrocchie con nastri bianchi e gialli.
Il nuovo parroco sarà accompagnato sino all’ingresso della chiesa parrocchiale con il corteo che partirà dal cortile della Fondazione Vescovi, insieme alle associazioni del territorio con i propri labari e stendardi. Dopo il saluto delle autorità civili, in chiesa inizierà la Messa di insediamento scandita dai consueti momenti che caratterizzano l’insediamento dei nuovi parroci: la lettura del decreto di nomina, l’aspersione da parte del nuovo parroco dell’assemblea e l’incensazione della mensa eucaristica, il saluto di benvenuto da parte di un rappresentante dell’unità pastorale; dopo l’omelia del vescovo il nuovo parroco reciterà la professione di fede (il Credo) e al termine della Messa prenderà la parola per salutare i presenti.
Accanto a don Piccinelli saranno presenti gli altri sacerdoti in servizio nell’unità pastorale, che nei giorni scorsi ha inaugurato il nuovo sito internet www.upnostrasignoradellarotonda.it: il vicario don Michele Rocchetti e i collaboratori parrocchiali don Antonio Allevi, don Andrea Oldoni e don Silvio Soldo.
Dopo la celebrazione in oratorio sarà allestito un rinfresco, quale occasione informale per salutare e iniziare a conoscere il nuovo parroco.
Profilo biografico del nuovo parroco
Don Angelo Piccinelli, classe 1960, originario di Scandolara Ravara, è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Sabbioneta. Nel 1987 è stato inviato a Roma a proseguire gli studi e ha ottenuto la licenza in Teologia spirituale. Nel 1990, rientrato in diocesi, ha ricoperto il ruolo di incaricato diocesano Vocazioni e Opera vocazioni ecclesiastiche, assistente ecclesiastico Ministranti e Lettori e dal 1991 assistente diocesano ACR. Nel 1999 è stato nominato parroco di Cividale Mantovano e Spineda. Nel 1991 ha iniziato la docenza in Seminario e dal 2006 era insegnante presso gli Studi teologici riunioni dei Seminari di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano. Dal 2010 era parroco di Soresina. Ora il vescovo l’ha scelto come nuovo parroco di Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna, succedendo a don Fabio Santambrogio, diventato parroco di Pandino.
Il saluto alla comunità di don Piccinelli
Frammenti di un unico pane
Sulla lapide che presiede alle sepolture dei sacerdoti, nella cappella del cimitero a Cividale Mantovano (dove ho svolto il servizio di parroco per undici anni), accanto al nome di don Massimo Morselli è applicata una targa in ottone con una incisione, che rappresenta la chiesa di Calcio, corredata da una scritta assolutamente eloquente: “Grazie, perché ci hai insegnato ad essere frammenti di un unico pane”.
Ecco! Mi piacerebbe cominciare da qui, dalla memoria di don Massimo, amico carissimo, sulla cui tomba torno frequentemente e segretamente, ma soprattutto dalle parole con cui voi, fratelli e sorelle di Calcio, avete voluto definire e apprezzare il suo breve, ma intensissimo, ministero.
“Frammenti di un unico pane”: sarei tentato di raccogliere, a mia volta, il testimone, ma la sfida è ambiziosa. E, lo confesso, mi spaventa.
Soprattutto ora che i “frammenti” sono sparsi in diverse Comunità. E hanno ricevuto dal Vescovo un’esplicita chiamata all’Unità.
Una vocazione, insomma. A sentirsi parte… di un “noi” che non si esaurisce dentro i confini di ciascun paese. L’immagine del “frammento” dice molto della logica, tipicamente evangelica, che tiene insieme persone ed esperienze diverse per mentalità, carattere, tradizioni: chi si sente “piccolo”, infatti, è meno incline all’autosufficienza; ma, soprattutto, porta in sé la promessa del Regno, che, secondo Gesù, appartiene ai deboli, agli umili, agli ultimi.
“L’infinito di Dio”, spiega papa Francesco, si nasconde nella miseria umana”: dove, spesso, perfino il senso di umanità è.… in frantumi!
La porta “che conduce alla vita” è stretta per i grandi che esibiscono le proprie orgogliose proporzioni, ma è larga per chi è talmente esile da sembrare perfino invisibile.
Frammenti di un unico pane, dunque! Grazie alla sua forza e versatilità, l’immagine rinvia anche alla strategia (figura del sacrificio della croce) con cui il pane viene preparato: il grano, infatti, che è cresciuto sfidando la zizzania ed è maturato bagnato dal sudore della fronte del contadino, esaurita l’ebbrezza momentanea della “messe color dell’oro e accarezzata dal vento”, viene macinato, ridotto in frammenti e finalmente in farina. Insomma: deve cambiare forma.
Rinunciare a quello che era per offrirsi (impastato con acqua e lievito, cotto al fuoco che si sprigiona dal legno, fragrante e gustoso) a chiunque abbia una vera fame.
Fame “vera”: cioè di verità. E quindi di amore.
L’allegoria, nella elaborazione dei Padri della Chiesa, ha indagato e contemplato il mistero centrale della nostra fede, l’Eucarestia, che ci rivela chi siamo, quali siano la nostra identità e missione. E ci riscatta dalla condizione di vagabondi destinati a sopravvivere mangiando “briciole”.
E trasforma, e anzi “transustanzia” anche noi in “frammenti dello stesso Pane”.
Da spezzare e condividere con tutti.
Sulla parola di Gesù: perché sia moltiplicato e a nessuno manchi la vita… e la vita in abbondanza! E ne avanzi anche per chi, ancora sospettoso, è ingolosito, ma nega di essere affamato.
Pane spezzato e gratuitamente dato: come esige la comunione offerta dal Dio-crocifisso.
Carissimi, non conosco quasi nulla di voi: delle Comunità di Calcio, di Pumenengo e di S. Maria in Campagna. E non so cosa mi attende: mi fido del Padrone della messe, più che del Vescovo, il quale deve organizzare i “turni di lavoro” con gli operai di cui dispone, avvalendosi anche di chi, come il sottoscritto, è già vecchiotto e canuto, ingobbito e viziato dai primi sintomi di demenza senile.
Nel nuovo mandato, in ogni caso, riconosco, per fede, la volontà di Dio.
Mi inserisco nel solco già tracciato da chi, prima di me, ha lavorato e ancora sta lavorando, così bene e con tanto frutto, nella porzione del “campo di Dio” che ora mi viene affidata… insieme a don Michele, a don Antonio, a don Andrea e a don Silvio.
E insieme a tutti voi.
Ho ampiamente superato le mie giovanili smanie messianiche: quarant’anni di ordinazione e venticinque da parroco mi hanno reso sufficientemente realista e consapevole dei miei limiti. Ma vivo, comunque, il trasferimento con la trepidazione del novizio.
Mi onora e mi commuove il pensiero di succedere, come parroco di Calcio, a don Massimo: confido nella sua benedizione, nella sua intercessione e nel suo aiuto.
Porto con me l’indole del “prete di campagna”: piuttosto immediato, perfino rozzo e poco incline alla diplomazia. Non vi stupirò con la mia dottrina, perché non sono dotto. E neppure con la mia spiritualità, perché non sono santo.
Non sarò un pastore “elastico” né “di larghe vedute”: ho le mie rigidità, le mie ostinazioni e le mie intransigenze.
Non ho neppure un carattere estroverso.
Né mi illudo di poter “entrare nella simpatia” di tutti: mi auguro, almeno, di non intralciare l’incontro che Gesù ha programmato con ciascuno di voi.
Anche con chi non Lo cerca o Lo ignora.
Penso, in particolare, a coloro che, per distanza culturale o pregiudizio, si sentono o si vogliono estranei alla Comunità cristiana: non ho nessuna intenzione di impormi alla loro attenzione.
Mi piacerebbe sapessero che li stimo comunque.
E che non rifiuterei il dialogo: dato che siamo “frammenti di un unico pane”, fatti della stessa “pasta umana”. Assunta dal Verbo di Dio, perché “nessuno vada perduto”. In ogni caso, mi affido alla vostra pazienza e comprensione.
A don Fabio, a don Michele, a don Antonio, a don Andrea e a don Silvio la mia gratitudine per “la molta messe” nella quale mi introducono come operaio dell’ultima ora.
Un saluto speciale ai bambini, agli adolescenti e ai giovani, agli sposi, ai malati e agli anziani e a suor Silvia: aiutatemi a non disperdere i “frammenti”, a custodirli con scrupolo… come fossero “eucaristici”, cioè parte dell’unico Pane consacrato, dell’unico Corpo Mistico di Cristo.
Su tutti noi vegli, con “gli occhi suoi misericordiosi” la Vergine Maria, che già ho pregato nel bellissimo Santuario della Rotonda.
don Angelo