Con la Laudato si’ spiegata da don Bignami conclusa l’edizione 2016 de “La fatica di credere”

On-line tutti gli interventi degli incontri di quest'anno, tutto dedicato all'ecologia e al nuovo umanesimo emerso dal Convegno ecclesiale di Firenze

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Sabato 19 marzo si è conclusa, con la presentazione dell’enciclica Laudato si’, la rassegna La fatica di credere promossa dal Centro pastorale diocesano. Ad aiutare l’appassionato pubblico ad entrare nel testo di Papa Francesco il sacerdote cremonese don Bruno Bignami, docente di teologia morale e profondo conoscitore della materia. Nella sua lunga relazione don Bignami non ha riassunto i contenuti dell’enciclica, ma ne ha fatti emergere gli assi portanti e ha mostrato come alcune scelte coraggiose del pontefice non siano né pacifiche né facilmente accettate anche all’interno del mondo cattolico.

Punto di partenza privilegiato è stata la fondazione teologica dell’enciclica: il capitolo dedicato ad analizzare i testi biblici, anche se per forza di cose sintetico, rimanda ad alcune domande decisive. L’uomo che guarda il mondo uscito dalle mani di Dio, quel mondo in cui succedono disastri, in cui abitano la malattia e la morte, si pone la domanda sull’affidabilità del creato. E di fronte alle pesanti colpe dell’uomo, che sfrutta e distrugge, la domanda si allarga all’affidabilità dell’umanità: sono in grado gli uomini di salvaguardare la terra in cui vivono? E la domanda sull’uomo apre la strada alla grande domanda circa l’affidabilità di Dio che ha creato il mondo e vi ha collocato l’uomo.

Il testo di Papa Francesco, in continuità con il magistero di Benedetto XVI che vedeva nella dimenticanza di Dio la dimenticanza dell’uomo e del creato, arriva al cuore del problema ecologico. L’ecologia fa problema allora perché innanzitutto rimanda a una relazione, quella dell’affidabilità e della fraternità, che spesso è contraddetta o osteggiata da precise scelte economiche e politiche. Lo scenario preoccupante della salute nel nostro pianeta descritto dall’enciclica, che quindi si schiera contro i negazionisti dei grandi cambiamenti in atto, rimanda allo scenario preoccupante delle logiche di sfruttamento non solo delle risorse naturali ma anche degli uomini e delle donne, delle economie che escludono, delle scelte politiche che arricchiscono pochi a discapito di molti. Il testo dell’enciclica, in questo senso, è in continuità anche con tutto il magistero sociale dell’ultimo secolo perché la concezione del lavoro diventa centrale nella misura in cui esprime la logica di fraternità e di giustizia.

Quale dunque il posto dell’uomo nella creazione? Il Papa critica un antropocentrismo “dispotico” che male interpreta le consegne del creatore in Genesi 1 (dominare e soggiogare, che si riferiscono invece al compito del re e pastore, coltivare e allevare, i cardini dell’attività dell’uomo riassunte in Caino e Abele) a favore di un antropocentrismo riletto nella prospettiva della fraternità. Con questa chiave, il papa rilegge anche la categoria di legge naturale, come legge che contro la violenza insita nella natura (per nutrirti devi distruggere e uccidere) fa rinvenire delle relazioni affidabili che permettono di guardare con speranza al mondo e alla vita.

La comunità ecclesiale, in questo senso, è chiamata ad un grande lavoro di formazione delle coscienze e di discernimento in un’ottica di ecologia integrale, dove la complessità dei problemi richiede che tutti i fattori in gioco siano considerati e valorizzati.

La relazione di don Bruno Bignami

Risposte al dibattito

Slide dell’incontro

I precedenti incontri:

Locandina dell’intero percorso

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