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Il ritratto di Charles de Focauld nelle parole di don Aldighieri: on-line l’audio

Richiamato l'invito del beato francese ad essere presenza nella vita degli ultimi anche facendo un passo indietro rispetto alla propria identità, pur non negandola

Un uomo che seppe tradurre il suo essere cristiano nella silenziosa e costante testimonianza quotidiana. Questo il ritratto di Charles de Focauld che martedì 2 dicembre don Mario Aldighieri ha tracciato nell’incontro presso la biblioteca del Centro pastorale diocesano di Cremona. L’intento era quello di ripercorrere le tappe principali della vita del religioso francese perché, traendo spunto dalla sua esperienza, si possa ricavare un’attuale lezione, per quanto riguarda i rapporti con le altre culture, in particolare quella musulmana. Continua a leggere »

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L’Istituto Figlie dell’Oratorio a servizio delle giovani generazioni collaborando con i sacerdoti

Le Figlie dell’Oratorio, religiose di diritto pontificio, si propongono di vivere la sequela del Signore Gesù, nella Chiesa, mediante i tre voti di povertà, castità e obbedienza. Secondo il carisma donato loro dal beato Vincenzo, e in virtù della grazia battesimale, ricercano la conformazione ai sentimenti del Cuore di Cristo per essere testimoni gioiose dell’amore di Dio, in modo particolare servendo le giovani generazioni e mediante una attiva e discreta collaborazione con i sacerdoti nell’apostolato parrocchiale.

Attualmente le Figlie dell’Oratorio vivono e operano in 21 comunità e sono presenti in Italia, Argentina ed Ecuador. In Italia le comunità si trovano in Lombardia, Emilia, Toscana, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia. Le suore sono circa 150; in questi ultimi anni due giovani hanno mostrato il desiderio di condividere il carisma delle Figlie dell’Oratorio: una ora è professa temporanea, l’altra sta compiendo il cammino di Noviziato.

Dal 21 giugno al 7 luglio scorso a Ronchiano di Castelveccana si è svolto il XVI Capitolo generale, nel quale è stato eletto il nuovo Capitolo generale. Alla pizzighettonese madre Marilena Borsotti, è succeduta come superiora generale la comasca madre Rita Rasero.

Con l’ausilio di personale laico e di collaboratori, le Figlie dell’Oratorio esprimono la missione ricevuta attraverso le scuole dell’infanzia, la scuola primaria, le opere di accoglienza per giovani studentesse e lavoratrici, il doposcuola, la catechesi, le proposte di formazione umana e spirituale, la pastorale giovanile e l’animazione oratoriana.

 

La presenza in diocesi di Cremona dei luoghi di don Vincenzo

Alcune comunità si trovano proprio nei luoghi che appartengono alla storia di don Vincenzo Grossi.

Una comunità di tre sorelle si dedica all’apostolato nelle cinque comunità parrocchiali del comune di Pizzighettone. Un territorio particolarmente importante per l’Istituto: don Grossi è nato a Pizzighettone nel 1845; ha trascorso i primi mesi del suo sacerdozio a Gera di Pizzighettone; per dieci anni ha svolto il ministero di parroco a Regona di Pizzighettone. Le suore, secondo l’insegnamento del Fondatore, cercano di dare il loro sostegno e la loro collaborazione ai sacerdoti in questa estesa realtà ecclesiale che richiede forti motivazioni e un cordiale cammino verso la comunione.

Non lontano da Pizzighettone, altra presenza è nel lodigiano, a Maleo, dove le Figlie dell’Oratorio offrono la propria testimonianza e collaborazione alla locale scuola dell’infanzia. Si tratta di un luogo dove don Grossi si recava frequentemente per la predicazione, per l’amicizia con il parroco, mons. Pietro Trabattoni, e per riunire il numero crescente di Figlie dell’Oratorio, curandone direttamente la formazione.

La presenza delle suore in diocesi anche a Viadana: la comunità delle suore, che ospita una numerosa scuola dell’infanzia e un attivo doposcuola, si trova nei pressi di Vicobellignano (paese nel quale don Vincenzo è stato parroco per trentaquattro anni) e Ponteterra (dove è sorta una delle prime comunità), insieme ad altri centri rurali dove le Figlie dell’Oratorio hanno iniziato a operare, nella povertà e secondo lo spirito di adattamento che il Fondatore chiedeva loro.
«Essere presenti nei luoghi della vita e dell’opera di don Vincenzo – afferma madre Marilena Borsotti, fino all’estate scorsa superiora generale – porta in sé una ricchezza e un grande significato. È un impegno di testimonianza, a vivere il carisma ricevuto con la sua sfumatura di originalità, un appello a far conoscere e apprezzare la figura di don Vincenzo Grossi, ancora così fresca e attuale, e un messaggio di speranza». «In contesti che ci appaiono a volte aridi o fortemente secolarizzati – prosegue la religiosa – la luce della santità può essere motivo di dialogo e di stimolo per tutti, credenti o indifferenti. Anche don Vincenzo ha lavorato in ambienti e in tempi non facili, la sua perseveranza nella fede e nel ministero è ancora oggi altamente significativa».

 

La Casa Madre e Generalizia

La Casa Madre e Generalizia delle Figlie dell’Oratorio è situata a Lodi, al civico 27 di via Paolo Gorini.

Lo stesso Fondatore, nel maggio del 1901, aveva acquistato lo stabile per la residenza della prima casa delle suore. Nello stesso anno vi incorporò il noviziato e successivamente il collegio, l’esternato, l’asilo infantile, la scuola elementare, la scuola di lavoro e l’assistenza scolastica.

Nel 1917 fu acquistata la vicina casa Santa Croce e si trasformò la vecchia chiesa posta all’interno in una decorosa cappella ad uso delle suore della comunità e delle novizie. Oggi nella cappella Santa Croce di Casa Madre sono custodite le spoglie mortali di don Vincenzo Grossi.

Attualmente la casa Madre e Generalizia ospita la Madre generale, la Vicaria e una numerosa comunità di religiose che gestiscono: la scuola dell’infanzia, il pensionato per giovani studenti e lavoratrici, l’assistenza scolastica per ragazze delle scuole medie; inoltre la Diocesi di Lodi utilizza i locali della Casa Madre per la scuola elementare.

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“Piccolo fratello Charles de Foucauld e l’Islam, una lezione di vita” mercoledì 2 dicembre al Centro pastorale con don Aldighieri

L'incontro nell’ambito del centenario della morte del Beato, ucciso il 1° dicembre 1916

Sarà don Mario Aldighieri ad aiutare a riflettere sul “Piccolo fratello Charles de Foucauld e l’Islam, una lezione di vita” mercoledì 2 dicembre, alle 18, presso la Biblioteca del Centro pastorale diocesano di Cremona. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del centenario della morte di Charles de Foucauld, Piccolo fratello di Gesù, ucciso il 1° dicembre 1916 in Algeria, durante la Prima Guerra Mondiale.

Si guarderà a Charles de Foucauld, beatificato da papa Benedetto XVI il 13 novembre 2005, per interrogarsi su quale cammino percorrere con i musulmani – spiegano gli organizzatori – in quest’ora di dolore per tanti fratelli cristiani e musulmani. Continua a leggere »

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Agiografia del prete cremonese fondatore delle Figlie dell’Oratorio beatificato il 1° novembre del 1975 dal beato Papa Paolo VI

Vincenzo Grossi nasce il 9 marzo 1845 a Pizzighettone (Cremona) da una umile famiglia. È il penultimo dei dieci figli (tre muoiono in tenera età) di Baldassarre Grossi e Maddalena Cappellini, proprietari di un mulino. È subito battezzato nella chiesa parrocchiale di San Bassiano, a Pizzighettone.

Dinanzi alla richiesta di Vincenzo di diventare sacerdote non c’è opposizione da parte dei familiari, che si limitano a fargli presente che possono ancora aver bisogno di lui; c’è già un altro figlio – Giuseppe – che studia da prete, non possono permettersi le spese per entrambi. Così, mentre lavora con il padre nella consegna dei sacchi di farina, il ragazzo si ritaglia del tempo per studiare privatamente le materie del ginnasio sotto la guida del parroco.

A diciannove anni, nel 1864, entra in Seminario: è ordinato sacerdote il 22 maggio 1869. Da allora tutta la sua attività pastorale si svolge in diverse parrocchie della diocesi.

I suoi primi incarichi sono nelle parrocchie di S. Rocco in Gera di Pizzighettone e a Sesto Cremonese, seguiti, nel 1871, da quello come economo spirituale a Ca’ dei Soresini.

Nel 1873 è nominato parroco di Regona di Pizzighettone. La popolazione del luogo era da tempo lontana dalla pratica religiosa, ma don Vincenzo vi si dedica con tanta cura che dopo pochi anni trasforma il piccolo borgo in un “conventino”, come appunto viene definito dai suoi confratelli.

Don Vincenzo spende tutta la sua vita nel ministero pastorale: animazione delle comunità a lui affidate, predicazione di missioni al popolo, formazione spirituale delle coscienze, attenzione ai poveri, educazione dei fanciulli e dei giovani.

Per le ragazze, in particolare, don Grossi ha una sincera preoccupazione. Dà il nome di “oratorio” – sulle orme di don Giovanni Bosco a Torino – al piccolo locale che è riuscito a ricavare nella sua canonica, perché le sue giovani parrocchiane possano ritrovarsi. Vivendo in continuo contatto con la popolazione delle campagne, si rende conto che la gioventù, soprattutto femminile, cresce in situazioni molto fragili e complicate. Inizia, quindi, a radunare alcune delle sue giovani e ad avviarle alla vita comune tra loro.

Nel 1883 il vescovo Geremia Bonomelli lo destina come parroco a Vicobellignano, dove ha preso piede il protestantesimo metodista. Da subito, mostra gran carità e apertura: lo stesso pastore va più volte ad ascoltare le sue prediche quaresimali e le famiglie protestanti mandano i loro figli alla scuola parrocchiale.

La nuova destinazione, che lo allontana da Regona, non fa desistere don Grossi dal progetto della nuova comunità femminile. Il nome scelto è quello di “Figlie dell’Oratorio” per richiamarle a un modello spirituale ben preciso: la letizia spirituale di san Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell’Oratorio. Non è previsto un abito definito, in modo da poter avvicinare meglio le giovani.

Le prime basi per il nascente Istituto sono poste nel 1885 a Pizzighettone. L’approvazione diocesana arriva il 20 giugno 1901 con l’assenso del vescovo Bonomelli. Per garantire la formazione scolastica di quelle tra loro che avrebbero dovuto dedicarsi all’insegnamento, sceglie la città di Lodi, dove si decide di acquistare una struttura: l’attuale Casa madre dell’Istituto.

Nel 1917, mentre si trova a Lodi per sistemare alcune faccende urgenti per l’Istituto, don Grossi si sente male. Vuole tornare a Vicobellignano dove, nei primi giorni di novembre, le sue condizioni si aggravano. Fatica a parlare, pronuncia solo pochissime parole: «La via è aperta: bisogna andare». Alle 21.45 del 7 novembre, a 72 anni, don Vincenzo Grossi rende l’anima a Dio.

La fama di santità di don Grossi non viene meno, tanto da domandare l’apertura della sua causa di beatificazione. Nel 1969 è dichiarato Venerabile. La sua beatificazione è celebrata il 1° novembre dell’Anno Santo 1975 a Roma da Papa Paolo VI, che lo definisce «apostolo della gioventù» ed «esempio sereno e suadente per i sacerdoti direttamente impegnati nella cura d’anime». «Nella solidità delle sue generose virtù, nascoste nel silenzio, purificate dal sacrificio e dalla mortificazione, raffinate dall’obbedienza, egli ha lasciato un solco profondo nella Chiesa, che oggi lo propone a modello e lo prega come intercessore».

Papa Francesco, definendo miracolosa la guarigione di una bambina avvenuta per intercessione del Beato, il 27 giugno 2015, nella sala del Concistoro del Palazzo apostolico vaticano, presiede il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione del beato Vincenzo Grossi, oltre che della beata Maria dell’Immacolata Concezione (superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce) e dei beati Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin (coniugi e genitori). La canonizzazione il 18 ottobre 2015, Giornata missionaria mondiale, nel corso della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Il fatto miracoloso riguarda una bambina di due mesi di Pizzighettone affetta da una grave malattia ematica: una anemia eritropoietina di tipo 2. Elemento risolutivo può essere solo il trapianto di midollo, ma nessun familiare risulta compatibile. Mentre la bambina è sostenuta con trasfusioni e trattamenti palliativi, una suora delle Figlie dell’Oratorio invita a pregare il beato Vincenzo. I familiari iniziano a pregare insistentemente e dopo un certo periodo la bambina risulta guarita. A 25 anni e sta bene: quella patologia non si è più manifestata.

I resti mortali di san Vincenzo Grossi, già traslati nel 1944 dal cimitero di Vicobellignano a quello di Lodi, nel 1947 sono collocati nella cappella della Casa madre delle Figlie dell’Oratorio, a Lodi, dove tuttora vi riposano.

 

Preghiera al beato Vincenzo

Cuore adorabile di Gesù,
modello dei cuori sacerdotali,
che nella tua ineffabile Provvidenza
hai fatto del beato Vincenzo Grossi
un parroco operoso ed esemplare,
e lo hai scelto a fondare
una nuova Famiglia religiosa
per l’educazione
della gioventù femminile,
noi ti preghiamo
affinché possiamo imitarlo
nelle sue virtù
e ricevere, per sua intercessione,
le grazie di cui abbiamo bisogno.

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Diritto al cibo: incontro di approfondimento sulla legge regionale 34/2015 venerdì al Centro pastorale diocesano di Cremona

Evento promosso da Caritas Cremonese e Regione Lombardia

Incontro organizzato da Caritas Cremonese e Regione Lombardia per approfondire la legge regionale 34/2015 “Legge di riconoscimento, tutela e promozione del diritto al cibo” [leggi il documento] nel pomeriggio di venerdì 27 novembre alle ore 17.30 al Centro pastorale diocesano di Cremona. Intervengono: il consigliere regionale Carlo Malvezzi; Sabina Granata, responsabile Area amministrativa della Fondazione Banco Alimentare; Fabrizio Piccarolo, direttore della Fondazione Lombardia per l’Ambiente; Stefano Crippa, responsabile Comunicazione Federdistribuzione; e il direttore della Caritas diocesana don Antonio Pezzetti.

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Messaggio di madre Rita Rasero

La nuova superiora generale dell'istituto delle Figlie dell'Oratorio commenta la canonizzazione

La prossima canonizzazione del Fondatore Don Vincenzo Grossi è, prima di tutto, una grande gioia per ogni Figlia dell’Oratorio.

La riconosciuta esemplarità della vita di Don Vincenzo, trascorsa nell’umiltà, nell’obbedienza, nella preghiera, nell’apostolato sacerdotale e nell’amore verso Dio e verso il prossimo, dà conferma che ciò che veramente vale è il seme di una vita donata, giorno dopo giorno, nell’abbandono fiducioso al Signore, spendendosi con semplicità e gioia.

Ci rincuora anche il fatto che questo evento è una occasione di letizia per tutta la Chiesa e per le persone che guardano con ammirazione alla testimonianza di Don Vincenzo e si affidano alla sua intercessione.
Il riconoscimento della santità del Fondatore per l’Istituto si colloca come dono provvidenziale in questo tempo storico. Ci dà il senso di sentirci ancora oggi accompagnate dalla sua presenza, dall’aiuto del Signore, dalla percezione che un dono di grazia non si estingue semplicemente perché sono mutate le condizioni storiche e sociali.

Questo ci impegna ad esercitarci ad essere creativamente fedeli al carisma ricevuto, offrendo quanto possiamo. È poca cosa, ma “Dio ama chi dona con gioia” e la potenza del suo Spirito va oltre ogni limite umano e ogni senso di scoraggiamento o di impotenza. “Dovete arrivare stanche in Paradiso e non sole” diceva Don Vincenzo alle sue Figlie. Ci auguriamo che la sua canonizzazione sia una ventata di energia per tutte, per essere ancora, oggi, apostole e magari proposta di vita per quelle giovani che desiderano donare al Signore la loro esistenza.

madre Rita Rasero

 

 

Biografia della nuova generale

Madre Rita Rasero è originaria della provincia di Como ed è entrata nell’Istituto dopo una esperienza lavorativa a Milano. Ha emesso la prima professione nel 1985, quindi ha conseguito il diploma magistrale e la laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università Cattolica. Ha maturato una vasta esperienza educativa a contatto con le ragazze ospiti della “Protezione della Giovane” di Roma e di Milano, seguendo sia studentesse e lavoratrici, sia minori con problemi personali e familiari. Ha avuto incarichi di superiora di comunità e di carattere formativo, soprattutto delle suore nei primi anni di professione. Durante il XVI Capitolo generale, che dal 21 giugno al 7 luglio scorso si è svolto a Ronchiano di Castelveccana, è stato eletto il nuovo Capitolo generale. Alla pizzighettonese madre Marilena Borsotti, è succeduta come superiora generale madre Rita Rasero.

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L’Avvento di fraternità per sostenere i profughi cristiani della Siria accolti in Turchia dalla comunità latina di Antiochia, conosciuta nel pellegrinaggio diocesano del 2010

Nella regione dello Hatay su una popolazione di circa 1.500.000 abitanti vi sono 350mila profughi

Anche quest’anno la Chiesa cremonese si prepara al Natale con un gesto di solidarietà a favore di quanti vivono situazioni di particolare necessità. Se in Quaresima l’attenzione va alla realtà locale, in Avvento la mano si tende sempre a qualche altra parte del mondo. La proposta di quest’anno, promossa in sinergia con Caritas Cremonese e l’Ufficio missionario diocesano, è rivolta ai cristiani in fuga dalla Siria, attraverso la Chiesa latina di Antiochia (in Turchia), fortemente impegnata sul fronte accoglienza. Una comunità, quella turca, già legata in qualche modo alla Chiesa cremonese che, il 16 marzo 2010, in occasione del pellegrinaggio diocesano in Siria e Turchia guidato dal vescovo Lafranconi, aveva condiviso un momento di conoscenza e l’Eucaristia con i cattolici di questa terra, avendo modo di farsi un quadro preciso della situazione nelle parole del parroco, un italiano: il francescano padre Domenico Bertogli (in foto con mons. Lafranconi). Continua a leggere »

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Mons. Lafranconi a Casa della speranza: “La consapevolezza della propria dignità è la forza maggiore per affrontare la vita”

Nella Giornata mondiale di lotta all'Aids l'incontro dell'amministratore apostolico nella struttura di accoglienza della Caritas diocesana

L’appuntamento è ormai consueto il 1° dicembre, nella Giornata mondiale di lotta all’Aids: l’incontro del Vescovo con gli ospiti, gli operatori e i volontari di Casa della Speranza, la struttura di Caritas Cremonese situata nel quartiere Borgo Loreto di Cremona per l’accoglienza di persone sieropositive. L’occasione per un segno di vicinanza e per ribadire l’attenzione a questa problematica e l’importanza dell’attenzione e del servizio di molti volontari. Continua a leggere »

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