La scuola secondo don Primo Mazzolari: convegno a Bozzolo

Educatore, formatore, guida spirituale: la figura del parroco d'Italia riletta nel rapporto con alunni e insegnanti nel convegno promosso per il 64° anniversario di morte

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Don Primo Mazzolari educatore: la scuola elementare, gli insegnanti, i valori. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto nella mattinata di sabato 15 aprile presso la sala civica di Bozzolo, in occasione del 64° anniversario di morte del «parroco d’Italia».

«Ci ritroviamo ogni anno per parlare di don Primo – ha detto Paola Bignardi, presidente della fondazione Don Primo Mazzolari aprendo il convegno –. E quest’anno ci ritroviamo per affrontare un tema particolarmente bello, che è quello dell’educazione, quello del rapporto tra don Primo e la sua gente».

È stata Daria Gabusi, docente presso l’Università Giustino Fortunato di Benevento, a inaugurare gli interventi dal tavolo dei relatori. La sua relazione, dal titolo La scuola elementare rurale tra anni ‘30 e anni ‘50, ha ripercorso, sin dalla nascita, la storia delle scuole rurali. Un periodo ricco di avvenimenti, dal Ventennio fascista, alla liberazione, dalla Resistenza al Referendum per la nascita della Repubblica. Un periodo storico, tra totalitarismo e democrazia, che ha avuto un profondo impatto, con le varie influenze sociali e culturali, sul sistema scolastico ed educativo italiano.

Le scuole rurali nacquero con la Riforma Gentile, che divise le scuole elementari in due categorie: classificate e non classificate. Proprio quest’ultima categoria era rappresentata dalle scuole rurali, caratterizzata dalle sue classi numerose e miste, e dal basso rendimento. «Ma, come disse Gentile – ha sottolineato Gabussi –, la scuola rurale era in grado di dare lezione alle scuole urbane. Talvolta, la pluralità degli alunni era vista come un fattore di arricchimento».

Programmi flessibili, orari adattabili. La scuola si adattava ai ritmi della vita rurale, scandita dalle attività di manodopera e dagli eventi atmosferici. Una ruralità valorizzata dal Fascismo e dalle riforme di quei tempi, ma, al contempo, oppressa dalla pedagogia totalitarista. Ad arginare questa pedagogia, il senso cattolico e la «legge bronzea della maestra», secondo cui niente avrebbe mai dovuto prevaricare e oscurare il programma e l’amore per i bambini.

Infine la Liberazione, che diede vita a un periodo inizialmente caratterizzato dal peso della rieducazione alla democrazia, ma soprattutto dal forte desiderio di tornare alla pace e alla «normalità».

Ascolta la relazione di Daria Gabusi

Don Primo formatore e amico di maestre e di maestri è stato, invece, il titolo della relazione di Giorgio Vecchio, docente universitario e presidente del comitato scientifico della Fondazione. «Don Primo è stato un annunciatore del Vangelo, ed è stato un uomo che ha avuto, dall’inizio alla fine, la volontà di vivere sino in fondo la sua missione sacerdotale – ha raccontato Giorgio Vecchio –. Don Primo ha integrato questa sua missione anche attraverso l’azione formativa nei confronti di ogni persona che ha incontrato».

A testimoniare la sua dedizione all’educazione, l’istituzione della scuola popolare a Bozzolo, una scuola serale presso la sua casa, divisa in due classi formate da molti studenti adulti. Poi la scuola media di Bozzolo e la biblioteca popolare Educa e spera a Cicognara. Un rapporto con l’ambiente scolastico che si è poi riversato inevitabilmente nel rapporto con i maestri e le maestre rurali: «Si occupava della loro formazione umana e cristiana – ha evidenziato Vecchio –, insegnando loro come comportarsi con le autorità superiori e insegnando loro come resistere al sentimento totalitarista di quei tempi».

Tra queste insegnanti figurano Gesuina Cazzoli, maestra per antonomasia di Cicognara, Maria Teresa Zaniboni ed Erminia Borghi. Tutte grandi collaboratrici ed estimatrici del «parroco d’Italia», che non si sono mai tirate indietro nel dimostrare la loro stima, ma nemmeno dal giudicare, costruttivamente, appoggiando o criticando, i pensieri e le opere di Mazzolari.

Ascolta la relazione di Giorgio Vecchio

Un’altra maestra legata a don Mazzolari è stata Gemma Chapuis Mussini, donna affetta da poliomelite, la cui testimonianza è stata riportata all’attualità da Stefano Albertini, il nipote, che ha raccontato della vita da insegnante della nonna, del suo rapporto con don Primo Mazzolari e di come l’incontro con il sacerdote le abbia cambiato la vita. Un rapporto testimoniato da poche fonti: una sola lettera scritta da Mazzolari e il diario della maestra. Dalle scuole rurali, dunque, all’istruzione odierna. Ha così concluso Albertini: «La scuola di oggi funziona se le esigenze degli studenti sono poste al centro, se gli studenti sono accolti come si deve e se sono motivati».

Ascolta la relazione di Stefano Albertini

Sempre in occasione del 64° anniversario della morte del servo di Dio don Primo Mazzolari (12 aprile 1959), nel pomeriggio di domenica 16 aprile, alle 17 presso la chiesa parrocchiale di Bozzolo, dove sono conservate le spoglie del parroco d’Italia, il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, presiederà l’Eucaristia nel 64° anniversario della morte di don Mazzolari. La Messa sarà concelebrata dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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