Con l’alfabeto missionario suggerito dal Vescovo aperto in Cattedrale il nuovo anno pastorale

Durante la veglia il giuramento del Tribunale per il processo di beatificazione di don Mazzolari e consegnato a tutte le comunità il segno del Sinodo dei giovani

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Una celebrazione partecipata e intensa ha aperto, nella serata di lunedì 18 settembre in Cattedrale, il nuovo anno pastorale della Chiesa cremonese. Laici rappresentanti di ognuna delle cinque Zone pastorali della diocesi, un  nutrito gruppo di religiosi e religiose, molti sacerdoti, gli incaricati degli Uffici diocesani e una significativa presenza giovanile hanno stipato ogni angolo del Duomo per sostare vegliando e pregando con il Vescovo e i suoi stretti collaboratori.

Un’ora e mezza densa di contenuti e stimoli, che il vescovo Antonio ha voluto proporre nella sua articolata riflessione ripercorrendo le suggestioni che Papa Francesco aveva suggerito nella sua visita a Bozzolo, sulla tomba di Mazzolari, nel giugno scorso. Il fiume, la cascina, la pianura: immagini che hanno suggerito atteggiamenti – prima che i concreti calendari o i programmi – che il Vescovo ha indicato alle comunità cristiane del territorio per vivere la stagione di profondi mutamenti che la Chiesa cremonese sta attraversando, affrontando con coraggio la prospettiva delle nascenti unità pastorali tra parrocchie, una proposta di formazione per sacerdoti (i futuri moderatori delle unità pastorali) e laici, la riorganizzazione delle zone pastorali. Sullo sfondo, come motivo ispiratore di scelte e cambiamenti, lo sforzo di aprire una nuova stagione missionaria per la Chiesa locale, che risponda alle esigenze del Vangelo e si confronti con l’evidenza di un mondo – anche apparentemente vicino – che in realtà non sembra particolarmente interessato alla fede e all’appartenenza ecclesiale.

Nel corso della veglia gli echi delle fatiche e delle novità promettenti che la Chiesa locale sta vivendo sono arrivati ai presenti attraverso brevi e incisive testimonianze. A cominciare da un giovane reduce dall’esperienza estiva a Taizé, la settimana di spiritualità che il vescovo Napolioni ha proposto lo scorso agosto nel contesto della fase iniziale del Sinodo che li vedrà protagonisti.

Poi una rappresentante impegnata nel cammino dell’Unità pastorale costituita a Vescovato da cinque anni.

E una toccante lettera di don Emilio Bellani, sacerdote cremonese “fidei donum” in Brasile, che ha spalancato lo sguardo alla misteriosa opera che Dio conduce per la diffusione del Vangelo nel mondo, tra lotte e povertà.

Al termine della serata, dinanzi alla numerosa e qualificata assemblea, si è ufficialmente aperto il processo diocesano per la canonizzazione del servo di Dio don Primo Mazzolari con il giuramento del gruppo di sacerdoti che il Vescovo ha designato per condurre l’accertamento sulla vita e la fama di santità dell’ex parroco di Bozzolo.  Leggi per saperne di più

Non è mancata la memoria riconoscente e la preghiera di suffragio per il vescovo Enrico Assi, nel 25° della morte.

In conclusione di serata ha preso la parola il vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni, per alcuni avvisi, dando in particolare appuntamento a venerdì 22 settembre (ore 21) nelle nuove zone pastorali: al Santuario di Caravaggio (zona 1), nella chiesa di S. Siro a Soresina (2), nella chiesa del Seminario di Cremona (3), nella parrocchiale di Sospiro (4) e nel Duomo di Casalmaggiore (5). Nell’occasione sarà consegnato l’esito del lungo cammino di discernimento sulla costituzione delle unità pastorali, attuali e future, con la presentazione del documento “Perché tutti abbiano la vita in abbondanza”: strumento che ha lo scopo di favorire un’ampia riflessione sulle unità pastorali e scandire i passaggi graduali che le comunità cristiane sono chiamate a compiere nei prossimi anni.

Lo sguardo al futuro è tuttavia stata la nota dominante della convocazione diocesana: il Sinodo dei Giovani sta per aprire la fase zonale che – in novembre – individuerà i giovani che formeranno la vera e propria assemblea del Sinodo. Ad ogni parrocchia presente, in segno di una vitalità da custodire, è stata donata una pianta: da mettere a dimora in fretta e alimentare con cura. Come la speranza.

 

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