“Facciamo pace” è il tema dell’anno oratoriano. E “facciamo pace” è stato l’appello e la preghiera che ha caratterizzato l’iniziativa diocesana promossa a Cremona alla vigilia della 40esima Giornata mondiale della gioventù, appuntamento annuale che si celebra nelle diocesi di tutto il mondo (seguendo e preparando gli eventi mondiali) e che ormai da qualche anno di celebra nella solennità di Cristo Re anziché la Domenica della Palme. Una edizione XL – come ricordava il titolo dell’evento giocando sul numero 40 – che si è svolta sabato 22 novembre in Seminario con una prima parte di dialogo tra la cooperante Giuditta Brattini e i ragazzi, con la partecipazione anche del vescovo Antonio Napolioni, e la seconda parte della serata nel segno della spiritualità, con la veglia di preghiera presieduta dal vescovo.
La testimonianza di Giuditta Brattini
L’evento – promosso in collaborazione con Federazione Oratori Cremonesi e Pax Christi Cremona – ha preso avvio alle 18 con la testimonianza della volontaria cooperante dell’Associazione Fonti di Pace, che da vent’anni opera tra Gaza e Cisgiordania con progetti di riabilitazione fisica e psicologica rivolti ai bambini che hanno subito traumi a causa della guerra. Per questo Brattini ha aperto la sua presentazione sulla situazione attuale di Gaza ripercorrendo meticolosamente le tappe storiche, a partire dal Piano ONU di partizione della Palestina del 1947, con la nascita dello stato di Israele che basato sull’operato dell’UNSCOP e che sancì l’istituzione di uno stato ebraico e di uno arabo, ponendo il territorio di Gerusalemme sotto il controllo internazionale.
Da allora, nei settantacinque anni intercorsi tra la Guerra arabo-israeliana del 1948-49 e il massacro del 7 ottobre 2023 fino ad oggi, Gaza e Cisgiordania non hanno conosciuto pace, e molti sono stati gli episodi di violenza e i veri e propri atti di guerra che si sono susseguiti.
Una testimonianza intensa che ha colpito molto i giovani presenti, anche attraverso il contributo di filmati che hanno reso ancora più vivo il dramma delle popolazioni sotto attacco. Attacchi che dal 2023 si configurano inequivocabilmente come genocidari, ha detto la volontaria, sottolineando la volontà di annichilire un popolo, di cui molti politici israeliani non hanno mai fatto mistero. Brattini ha portato numeri, dati, statistiche, testimonianze. Prove tangibili di un orrore che la comunità internazionale non è stata capace di fermare. A nulla sono valsi i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.
La cooperante ha anche sottolineato come il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, formalmente entrato in vigore a ottobre, non abbia posto fine alle violenze e agli attacchi, sebbene questi non abbiano oggi la stessa devastante intensità che hanno avuto per due anni e mezzo.
Durante tutto il suo intervento, Brattini ha espresso il convincimento che la situazione non sia destinata a migliorare, nonostante i sempre più frequenti episodi di refusenik e di obiettori di coscienza e pacifisti israeliani, che rifiutano di attaccare i civili e di portare avanti una guerra in evidenti condizioni di disparità e disumanità.
In chiusura ha poi raccontato l’esperienza della “scuola tenda” in cui il social media Club Palestine ha svolto attività educative-ricreative nel campo di Shaty, a Gaza City, ridando speranza a molte bambine e ragazze sfollate, che dal 2023 non avevano più potuto studiare. Un altro crimine, quello della negazione del diritto allo studio, che sta togliendo a Gaza la speranza per un futuro migliore. Proprio da questa attività hanno origine i disegni della mostra “La voce dei bambini di Gaza”, che i presenti hanno potuto vedere allestista in Seminario.
La mostra “La voce dei bambini di Gaza”
Ad arricchire la proposta rivolta ai giovani è stata anche la possibilità di vedere la mostra “La voce dei bambini di Gaza” (fino 29 novembre ospitata in Seminario) che si compone di 26 disegni realizzati da bambini di gazawi, di età compresa tra i 6 e i 12 anni, sfollati nel campo di Deir al-Balah, in cui l’Associazione “Fonti di Pace” aveva allestito una scuola fra le tende.
Disegni che urlano il dolore di bambine e bambini cresciuti sotto le bombe, in mezzo alla violenza, con le code infinite per ottenere acqua e cibo; bambini che non sanno immaginare un futuro di pace, ma che restano attaccati alla vita con la forza della loro umanità, che chi li perseguita tenta in ogni modo di negare e di annichilire. Disegni pieni di armi, di aerei che sganciano ordigni, di sangue, di paura, ma anche di dignità e di consapevolezza. Bimbe e bimbi che crescono troppo in fretta e che bisogna aiutare a non maturare odio e risentimento, ma commiserazione per i loro aggressori e desiderio di costruire una pace possibile e necessaria.
La mostra, che entra come un pugno nello stomaco e che porta lo spettatore dentro la vita quotidiana del gazawi, è organizzata da Liceo Vida, Federazione Oratori Cremonesi e Pax Christi Cremona, in collaborazione con il Seminario Vescovile e la Cooperativa Cittanova, in rete con Amici di Emmaus ODV, Amnesty International, Emergency, Tavola della Pace Cremona e Oglio Po, Comunità Laudato Sì Cremona e Oglio Po. Potrà essere visitata in Seminario fino al 29 novembre, nei giorni feriali dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 18; in altri giorni e orari su richiesta.
La veglia di preghiera
All’incontro ha fatto seguito una cena al sacco con dolce condiviso. Poi alle 21, nella chiesa del Seminario, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la veglia di preghiera, che ha avuto come filo conduttore il messaggio di Papa Leone per la XL Giornata mondiale della gioventù, dal titolo “Anche voi date testimonianza, perché siete con me” (Gv 15,27), ed è stata accompagnata con il canto dal Coro Effatà di Calcio e caratterizzata dall’espressione di significativi ed evocativi gesti simbolici.
L’alternanza di brani della scrittura, di riflessioni proposte dai giovani, di preghiere, di silenzi ha coinvolto e inserito l’assemblea in un clima di profonda spiritualità, in cui si è strutturalmente inserita l’adorazione eucaristica, vissuta in un clima di silenziosa contemplazione e di personale e comunitario affidamento.
«In occasione della festa di Cristo Re dell’universo – ha detto il vescovo – oggi vediamo che tanti sono i re, i poteri, i disegni occulti. Ma Cristo, che regna sulla Croce, è il re che sta dalla parte degli ultimi». E Cristo, ha ricordato monsignor Napolioni ai giovani, «chiede a noi, piccolo gregge, di riconoscere la nostra vera regalità, che si esprime nella testimonianza, nella fraternità, nell’accoglienza dei doni dello Spirito». Dunque, Lui chiede con forza e aspetta «l’ascolto del cuore, perché la vita di ognuno di noi sia rinnovata incessantemente, affinché diventiamo veri e missionari artigiani di pace, costruttori del Regno, fino in fondo discepoli di Gesù».
Una serata in cui i giovani hanno chiesto al Signore il dono della pace, insieme anche al coraggio, l’intraprendenza e la forza di fare la loro parte per realizzarla.
Il messaggio di Papa Leone per la XL Giornata mondiale della gioventù






































