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Vocazione e futuro: i tanti interrogativi dei giovani

(Dal sito diocesano, a cura di Riccardo Mancabelli)

Il punto su attività e iniziative con don Davide Schiavon, referente del Centro diocesano vocazioni

Presenza costante sul territorio, al servizio delle parrocchie, ma anche a supporto del Sinodo diocesano dei giovani. Sono questi i due filoni d’attenzione su cui, nell’anno pastorale ormai in chiusura, si è concentrata l’attenzione del Centro diocesano vocazioni. E proprio dal Sinodo sono arrivate le maggiori sorprese, che offrono un vero segno di speranza, come spiega don Davide Schiavon, incaricato diocesano per la Pastorale vocazionale oltre che vicario della parrocchia Beata Vergine di Caravaggio, a Cremona.

«Durante il Sinodo, – spiega don Schiavon – in maniera abbastanza inaspettata, la questione vocazionale è stata sottolineata con forza dai giovani: sono stati proprio loro a declinare i temi del futuro e della speranza in un’ottica marcatamente vocazionale. È emerso chiaramente l’anelito a trovare un orientamento per la propria vita, a capirci di più, ad avere punti fermi. E sono emersi tanti interrogativi».

L’impegno dell’équipe diocesana si è poi confermata nell’ambito della presenza nelle parrocchie. A supporto, rafforzamento e completamento della pastorale ordinaria. Incontri rivolti ad adolescenti e giovani, senza tralasciare neppure la fascia adulta. Momenti di approfondimento e indirizzo richiesti dalle comunità cristiane per aiutare i propri giovani a fare scelte importanti per la loro vita. Una attività che ha impegnato molto il Centro diocesano vocazioni, come si evince anche dai resoconti dei numerosi eventi, tutti pubblicati sul sito internet www.vocazionicremona.it.

Proprio il web è diventato, in questi anni, un’area di incontro ed evangelizzazione. «I riscontri – conferma don Schiavon – dimostrano che c’è interesse da parte dei ragazzi che interagiscono e chiedono di poter approfondire la tematica vocazionale. Anche per venire incontro a queste richieste abbiamo pensato di incrementare la sezione dei materiali da scaricare: schede per i catechisti, link ad approfondimenti, video, riferimenti a pubblicazioni o a modelli già strutturati che guardano al tema vocazionale nelle diverse specificità».

Altro capitolo di particolare importanza è quello degli adulti che sostengono le vocazioni. Consolidato è infatti il legame del Centro diocesano vocazioni con realtà quali “Rosarianti” e “Fortes in fide”.

Ma quali sono le prospettive per il prossimo anno? Punto fermo rimane il collegamento con le parrocchie, nella consapevolezza che la pastorale vocazione non può non essere correlata alla pastorale ordinaria delle comunità parrocchiali.

«Quest’anno ci siamo riallacciati al Sinodo diocesano dei giovani, mentre l’anno precedente avevamo promosso una serie di incontri di stampo vocazionale con la presenza del Vescovo nelle macro zone. Nel prossimo anno pastorale, invece, – anticipa don Schiavon – vorremmo cercare di aiutare i giovani a fare le proprie scelte andando anche oltre agli incontri generici organizzati nelle parrocchie. Così, in parallelo ai momenti sul territorio, raccogliendo anche l’esperienza di altre diocesi, stiamo predisponendo una serie di occasioni di specifica proposta vocazionale. Momenti che vorremmo fossero anche di carattere residenziale, in strutture diverse individuate in varie località».

Tutte opportunità per affiancare e stimolare i giovani. Poi è a loro che è affidato il compito di riflettere, aprire il cuore e provare a sperimentare che cosa possa rendere la loro vita davvero piena. In questo percorso il Centro diocesano vocazioni garantisce un accompagnamento anche personalizzato, che in diversi casi ha fatto nascere un vero e proprio cammino di direzione spirituale.

Convegno ministranti, la liturgia è già vocazione

Ecco una vasta galleria di immagini della giornata di sabato 2 giugno, relative al convegno dei chierichetti tenutosi in Seminario, organizzato da don Flavio, il Seminario, la Focr, il CDV e l’Ufficio liturgico. All’accoglienza ha fatto seguito una celebrazione con il Vescovo (in cui sono stati ricordati esempi di santi anche cremonesi), poi il grande gioco organizzato dai seminaristi, il pranzo al sacco e, per finire, uno spettacolo pomeridiano. Non sono mancati spunti di tipo vocazionale, soprattutto ad opera del Vescovo e don Flavio, responsabile diocesano dei ministranti. Questo prezioso servizio rappresenta una via privilegiata per avvicinare i bambini al Signore, alla Chiesa ed alla dimensione della gratuità.

Calvatone, c’è una parentela stretta tra vocazione e grest

E’ stato appunto questo il tema che ha tenuto impegnati, nel tardo pomeriggio di domenica 22 aprile, gli adolescenti di Calvatone nel primo incontro di preparazione al grest, insieme al parroco don Massimo Sanni e a don Davide del CDV, proprio nella 55ma giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Raramente capita di trovare un gruppo di ragazzi così collaborativi e partecipativi: le premesse per il loro grest sono davvero ottime. Ecco il testo dell’incontro.

Calvatone, incontro con le superiori, domenica 22 aprile 2018

A cosa serve la vita? Come costruirla?

Fase 1: Sondaggio

  • A divertirsi
  • A riempirla di tante cose
  • A capire meglio il mondo
  • A fare del bene al mondo
  • A dimostrare qualcosa, a se stessi o agli altri
  • A stabilire dei record
  • A riposarsi
  • A voler bene a qualcuno
  • A costruire qualcosa
  • A lasciare un segno di sé per la posterità.
  • A essere contenti di esistere e ringraziare per questo motivo.

Fase 2: Per riflettere. In questa fase della tua vita…

  • Ti senti utile o sprecato?
  • Le tue energie ti sembrano ben utilizzate?
  • Stai lavorando per te stesso? Per gli altri? Per qualcosa di più grande?
  • Ti sembra che i tuoi obiettivi siano abbastanza “sfidanti”? Possono tenerti impegnato a lungo, oppure pensi si esauriranno presto?
  • Ti viene mai voglia di trovare qualcosa di tanto grande e tanto “giusto” da essere in grado di tirar fuori il meglio di te?

Fase 3: E il grest? Quest’opera di volontariato, nella forma del fare l’animatore a servizio dei più piccoli, che significato riveste all’interno della mia estate e della mia vita?

Prova a pensare come intendi vivere questa esperienza, mettendo una crocetta di fianco alle opzioni della prima lista, naturalmente solo quelle che fanno al caso tuo.

Fase 4: Ora paragoniamo la nostra vita alla costruzione di un edificio e mettiamo a confronto varie strategie:

  • Cominciare da una capanna, mettendo insieme un po’ di rami e un po’ di foglie. Quando non andrà più bene, la butteremo giù a penseremo al da farsi
  • Partiamo costruendo una baracca in legno. Potrebbe anche bruciare, ma non è troppo difficile da costruire ed il tetto è già più solido.
  • Prendiamo un appartamento in affitto. L’affitto è salato, la casa non è nostra, ma siamo liberi di trasferirci altrove quando vogliamo.
  • Costruiamo una casa nostra, partendo dalle fondamenta. Un amico fidato ha detto che ci dà una mano, sia per i materiali, che per la manodopera. E’ un lavoro più lungo e faticoso, ma poi sarà nostra per sempre e il nostro amico, ingegnere edile, ci garantisce che è antisismica e, per le manutenzioni, ci aiuterà lui.
  1. A cosa assomiglia la capanna?
  2. Cosa ti fa venire in mente la baracca in legno?
  3. E l’appartamento in affitto?
  4. A chi paragoneresti l’amico ingegnere?
  5. Quali sono i “mattoni” della casa in muratura?
  6. Prova ad associare ogni tipologia di costruzione ad una diversa filosofia di vivere il grest. Quali potrebbero essere i risultati in ciascun caso?
  7. Infine, dopo tanto riflettere, a mo’ di meritato relax, proviamo a fare un giochino. Questo disegno di una casa rappresenta il grest. Prova ad associare ogni parte (fondamenta, mura, finestre, tetto, le varie stanze ecc.) ad un particolare momento o aspetto del grest.

 

Fase 5, la Parola di Dio. La casa costruita sulla roccia (MT 7, 21-27)

21 Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? 23 Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. 24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».

 

 

E tu, nella tua vita, che abitazione desideri?

La vocazione, un diamante senza pacchetto regalo

Qui di seguito, l’intervista a don Davide del CDV per “Avvenire”, in occasione della 55ma giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che si celebra domenica 22 aprile.

Qual è la cosa più importante che un giovane dovrebbe sapere sulla vocazione?

Partirei da lontano, ma è necessario. La cosa più importante è che Dio ci ama. Quindi la vocazione, prima ancora che trovare un posto nella vita, significa corrispondere a questo amore. Si decide di seguire Dio perché, semplicemente, Lui se lo merita. E’ primariamente una questione di amore da ricambiare. Poi, in seconda battuta, si dà il caso che, seguire il Signore faccia bene anche a noi. E qui diventa anche una questione di realizzazione, che, però, è una diretta conseguenza e non dovrebbe, a mio avviso, costituire il motivo principale.

La vocazione è la dimostrazione più concreta del fatto che, nel fare qualcosa per qualcun altro, si trova il meglio anche per noi stessi. Vuol dire essere disposti a perdere la propria vita per ritrovarla.

 

Perchè un giovane dovrebbe rispondere di sì alla Chiamata? Non c’è in giro, qualche proposta più “gratificante”?

Gesù, nel Vangelo, ci dice che chi lascia tutto per Lui troverà già in questa terra cento volte tanto in parenti, case e campi. Questo, senza attendere troppo, lo si può già constatare in seminario, o in convento, o nella comunità di formazione. Poi, a maggior ragione, è tanto più vero nell’ambito pastorale, quando inizia la missione vera e propria.

A livello spirituale, non manca mai la consapevolezza di dedicarsi alla causa più bella, alta e nobile che esista: lavorare nella vigna del Signore. Questo basterebbe già da solo a fornire le giuste motivazioni.

 

Nella vita del consacrato, a livello di ragioni umane, possiamo dire, prendendo a prestito un’espressione tipica del mondo del lavoro, che anche nella Chiesa ci sia una sorta di “crescita professionale”?

Certamente sì, per questi motivi. La figura del consacrato, oggi, richiede, per dialogare efficacemente con la gente del nostro tempo, una solida base spirituale, che si alimenta con la preghiera; un adeguato bagaglio culturale, da tenere sempre aggiornato; spiccate doti relazionali, anch’esse da affinare sempre; doti di fermezza, per saper guidare una comunità in tempi facili e meno facili; doti diplomatiche, per saper mediare quando è necessario calandosi nelle esigenze di tutti; capacità organizzative per mandare avanti enti, come le parrocchie e le case religiose, che non possono essere lasciate all’improvvisazione. In definitiva, La persona del consacrato è sempre esposta ad opportunità di crescita, basta saperle cogliere.

 

Spesso, quando un giovane pensa al suo futuro, oltre che di punti fermi, va in cerca anche di “sfide” con cui potersi misurare e grazie alle quali poter crescere. Anche se non è propriamente corretto paragonare la vita consacrata ed il mondo professionale, possiamo dire che, anche lavorando per il Signore, ci possano essere obiettivi sfidanti?

Risponderei affermativamente: se qualche giovane cerca “sfide”, certamente si può dire che operare in oratori, parrocchie e comunità è certamente un’impresa impegnativa, che mette a frutto (e, a volte, anche sotto pressione) tutti i talenti di una persona; che certamente non si tratta di un contesto “comodo”, oggi più che mai, ma certamente dinamico e interessante; che il “nemico” principale da combattere si chiama indifferenza religiosa, accompagnata da una certa svalutazione, bisogna dirlo, della figura del consacrato, visto a volte come erogatore di servizi e, occasionalmente, ufficio reclami; che l’autorevolezza non è riconosciuta a prescindere, ma va conquistata sul campo un centimetro alla volta. La ricompensa, per tutto ciò, va ricercata direttamente nel Signore, ma c’è comunque da dire che il valore intrinseco della chiamata rimane più grande di qualunque ostacolo.

La vocazione rimane il più bel dono che Dio può farci. Potremmo paragonarlo a un diamante (qualcosa di inestimabile) senza però la confezione – regalo (aspetti appariscenti che possono farlo sembrare appetibile dall’esterno), e a volte può capitare di vederlo impolverato o non valorizzato per quello che meriterebbe. Ma, con o senza confezione, un diamante rimane tale.

Pellegrinaggio a Roma, la vocazione passo dopo passo

Lo slogan “Walk in progress” , scelto come titolo per il pellegrinaggio a Roma degli adolescenti della diocesi di Cremona del 2, 3 e 4 aprile, si presta bene anche per descrivere l’aspetto vocazionale di questa esperienza, aspetto che l’ha connotata fortemente.
La vocazione, infatti, come sottolineato anche nelle riflessioni proposte, non e’ un libro stampato che, una volta letto, e’ posseduto per sempre, fermo nella sua staticita’, ma piuttosto un “lavoro in corso” o, meglio ancora, un “cammino in corso”: richiede un coinvolgimento continuo e non se ne puo’ definire a priori l’esito all’inizio.
Tutto cio’ e’ risultato evidente, anche a livello simbolico, nella varie tappe del pellegrinaggio, strettamente collegate l’una all’altra ma, nello stesso tempo, ricche di spunti interpretabili in autonomia, partendo dagli elementi – simbolo che illustravano ogni sosta: la mappa, la sacca, l’acqua, il cibo. Del resto, anche le figure dei santi, alcuni dei quali sono stati presentati ai ragazzi nei loro tratti essenziali, hanno si sono comportate cosi’: partendo da spunti messi loro a disposizione dal Signore, hanno tracciato creativamente la storia della loro vocazione e della loro santita’.
Allo stesso modo siamo chiamati a fare noi, come ci ha anche ricordato papa Francesco in piazza San Pietro nell’udienza di mercoledi’ mattina, quando usciamo dalla Chiesa dopo la Santa Messa.
Non partiamo da zero, abbiamo gia’ un patrimonio di doni e di esperienze che, messe in fila e interpretate, possono farci capire che progetto Dio ha su di noi.
Il clima all’interno del quale e’ stato vissuto questo pellegrinaggio a Roma da’ l’impressione di ragazzi ricettivi e ben intenzionati.
Chissà che l’esperienza compiuta li aiuti a trovare ogni giorno che passa un nuovo tassello del mosaico che Dio sta realizzando col loro aiuto.
Don Davide Schiavon, responsabile per la pastorale vocazionale

Un’opportunità per i giovani dalle Figlie dell’Oratorio

Riportiamo i dettagli di un’occasione preziosa offerta ai giovani da parte delle suore Figlie dell’Oratorio (http://www.figliedelloratorio.it/notizie/ponte-spirituale-giovani-29-aprile-1-maggio-2018/)

Clicca sulla locandina per ingrandirla.

Sei un giovane tra i 18 e i 35 anni?

Hai voglia di passare il “ponte del primo maggio” con noi?

Ti proponiamo un “ponte spirituale” dal titolo “Con Maria… la danza del cuore“. Ci lasceremo guidare dalla figura di Maria per cantare con lei il nostro Magnificat!

Ti aspettiamo il 29 aprile entro le 11.30 nella nostra casa di spiritualità “Villa Immacolata”, via per Nasca 5, 21010 Ronchiano di Castelveccana (VA).

Porta con te la Bibbia, un blocco per gli appunti, asciugamani, lenzuola o sacco a pelo… ma soprattutto tanta voglia di metterti in gioco!!

Per la permanenza presso la casa (dal pranzo del 29 aprile al pranzo del primo maggio) l’offerta è libera.

Iscriviti entro il 22 aprile contattando sr Rita (3296587511) o sr Daniela (3315492724 – daniela.sanguigni@libero.it)

Se vuoi, invita i tuoi amici! Grazie!

Vi aspettiamo numerosi! 

Casalbuttano, gli adolescenti e la vocazione

Il gruppo adolescenti dell’oratorio di Casalbuttano, nella sera di domenica 25 marzo, si sono confrontati sul tema del senso della vita e di come costruire qualcosa di positivo. Ecco lo spunto di riflessione.

Casalbuttano, incontro con le superiori, domenica 25 marzo 2018

A cosa serve la vita? Come costruirla?

  • A divertirsi
  • A riempirla di tante cose
  • A capire meglio il mondo
  • A fare del bene al mondo
  • A dimostrare qualcosa, a se stessi o agli altri
  • A stabilire dei record
  • A riposarsi
  • A voler bene a qualcuno
  • A costruire qualcosa
  • A lasciare un segno di sé per la posterità.
  • A essere contenti di esistere e ringraziare per questo motivo.

Ora cerchiamo di capire come la pensa l’autore di questa poesia:

“If” by Rudyard Kipling  “Se” di Rudyard Kipling
If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you;
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too:
If you can wait and not be tired by waiting,
Or being lied about, don’t deal in lies,
Or being hated, don’t give way to hating,
And yet don’t look too good, nor talk too wise;If you can dream—and not make dreams your master;
If you can think—and not make thoughts your aim,
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same:
If you can bear to hear the truth you’ve spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build ‘em up with worn-out tools;If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss:
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: “Hold on!”

If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with Kings—nor lose the common touch,
If neither foes nor loving friends can hurt you,
If all men count with you, but none too much:
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds’ worth of distance run,
Yours is the Earth and everything that’s in it,
And—which is more—you’ll be a Man, my son!

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo pero’ considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtu’,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona contera’, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sara’ la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

Per riflettere.

In questa fase della tua vita…

  • Ti senti utile o sprecato?
  • Le tue energie ti sembrano ben utilizzate?
  • Stai lavorando per te stesso? Per gli altri? Per qualcosa di più grande?
  • Ti sembra che i tuoi obiettivi siano abbastanza “sfidanti”? Possono tenerti impegnato a lungo, oppure pensi si esauriranno presto?
  • Ti viene mai voglia di trovare qualcosa di tanto grande e tanto “giusto” da essere in grado di tirar fuori il meglio di te?

 

Ora paragoniamo la nostra vita alla costruzione di un edificio e mettiamo a confronto varie strategie:

  • Cominciare da una capanna, mettendo insieme un po’ di rami e un po’ di foglie. Quando non andrà più bene, la butteremo giù a penseremo al da farsi
  • Partiamo costruendo una baracca in legno. Potrebbe anche bruciare, ma non è troppo difficile da costruire ed il tetto è già più solido.
  • Prendiamo un appartamento in affitto. L’affitto è salato, la casa non è nostra, ma siamo liberi di trasferirci altrove quando vogliamo.
  • Costruiamo una casa nostra, partendo dalle fondamenta. Un amico fidato ha detto che ci dà una mano, sia per i materiali, che per la manodopera. E’ un lavoro più lungo e faticoso, ma poi sarà nostra per sempre e il nostro amico, ingegnere edile, ci garantisce che è antisismica e, per le manutenzioni, ci aiuterà lui.

 

  1. A cosa assomiglia la capanna?
  2. Cosa ti fa venire in mente la baracca in legno?
  3. E l’appartamento in affitto?
  4. A chi paragoneresti l’amico ingegnere?
  5. Quali sono i “mattoni” della casa in muratura?
  6. L’uomo della poesia “If”, che si impegna a costruire una casa in muratura, che cosa ha in comune con l’esempio numero 4 della nostra rassegna? Che cosa c’è di simile? E cosa di differente?

La casa costruita sulla roccia (MT 7, 21-27)

21 Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? 23 Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. 24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».

 

 

E tu, nella tua vita, che abitazione desideri?

Il gruppo di mistagogia di Calcio pernotta in Seminario

E’ stato davvero intenso il programma della due giorni in seminario del gruppo mistagogia di Calcio, secondo di tre incontri sul tema del mettere cuore, mente e forza a servizio di Dio. Ecco le coordinate principali della breve permanenza e qualche immagine.

Come “inquadramento generale”, questo secondo appuntamento dei tre in programma si inserisce all’interno dello schema ormai condiviso, di prendere il brano di Matteo (22, 34-40), per vedere come poter mettere a servizio di Dio la nostra mente (primo incontro), la nostra forza (secondo incontro, cioè stavolta), il nostro cuore (terzo ed ultimo incontro, che sarà a Calcio il 14 aprile). Il tutto, “sfruttando”, come atteggiamenti, alcune parole individuate dal sacerdote milanese Andrea Ciucci nel suo libretto “Le parole che voglio sentire” (San Paolo). Stavolta, la parola “d’ordine” è “faticare”.

Lo schema orario – logistico – organizzativo:

  • 18,30: arrivo ed accoglienza
  • 19,00: introduzione e primi due laboratori (ogni scaglione di laboratorio dura mezz’ora)
  • Ore 20,00: cena al sacco:
  • Ore 21.00: testimonianza dei coniugi Siboni
  • Ore 22.00: Altri due laboratori:
  • Ore 23.00: video con rimandi vocazionali e piccolo dibattito a gruppi
  • Ore 24.00: tutti a letto.
  • Ore 7,30: sveglia
  • A seguire: colazione
  • Ore 9,00: Intervento di don Francesco
  • Ore 10,00: Intervento di Fra Giorgio
  • Ore 11,00: Termine della mattinata (a cura di don Matteo con Messa)

Qualche cenno sui laboratori: saranno incentrati sul tema della fatica, sui suoi aspetti problematici, ma anche su quelli salvifici, durano mezz’ora l’uno e sono a rotazione. Richiedono la supervisione di 4 figure adulte (don Davide, don Matteo, le due catechiste):

Primo stand: fatica intellettiva (don Davide)

  • Recita di frasi al contrario.
  • Memorizzazione del maggior numero di versi dei salmi
  • Completamento di cruciverba a matrice religiosa
  • Numero di preghiere tradizionali imparate in inglese

Secondo stand: fatica nel perseverare. Puzzle. (una catechista)

Terzo stand: fatica nell’equilibrio (legnetti: scatola dell’oratorio). (una catechista)

Quarto stand: fatica nella pazienza (castello di carte, oppure domino) (don Matteo).

Sinodo Giovani, la terza assemblea mette a tema il futuro

E’ stato il tema del futuro, più specificamente sotto l’aspetto della vocazione, a connotare la terza assemblea del Sinodo Giovani che ha avuto luogo a Rivolta d’Adda nel pomeriggio di domenica 11 marzo. Si è trattato ancora una volta di un’intensa occasione per dibattere sulle domande proposte dallo strumento di lavoro, prima nei gruppi, poi in plenaria. Il dibattito comincia ad essere più “caldo”, con le prime divergenze su alcune proposizioni e la richiesta, giunta da più voci, di una maggiore concretezza nel formulare proposte.

Piadena, i genitori ragionano sull’importanza della fede.

L’incontro tra don Davide del CDV ed una quarantina di genitori dei ragazzi del catechismo, nel pomeriggio di domenica 25 febbraio, si è posto come obiettivo di riflettere su come la fede sia non tanto un adempimento o un dovere, quanto, piuttosto, un nutrimento indispensabile per la nostra vita. Ecco il testo della riflessione proposta.

Piadena – Un momento di riflessione con i genitori dei ragazzi del catechismo.

Domenica 25 febbraio- domenica 4 marzo 2018

 

GENITORE: UN MESTIERE SOLITARIO?

 

Dal vangelo secondo Marco                                                                                Mc 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

 

ALCUNE VOCI DALLA VITA QUOTIDIANA

Io: è tutta settimana che corro, ho le idee confuse e non riesco a metterle in ordine.

Mio figlio: perché dovrei impegnarmi, se nella mia classe non lo fa quasi nessuno?

Il mio datore di lavoro: devi coprire il turno della notte anche stavolta.

Mia moglie: possibile che la parte del “cattivo” con i figli tu non voglia mai assumertela e debba sempre essere io quella che dice i “no”?

Mio marito: pensaci tu, che sei più portata, a queste faccende dei figli.

I miei conti: questo mese sembra proprio che le uscite siano maggiori delle entrate.

I mass media: ascolta tutte le opinioni, così potrai finalmente formartene una tua, personale.

Gli insegnanti di mio figlio: avrebbe grosse potenzialità, ma sembra che non abbia ancora deciso di farle fruttare.

Io: ma chi me lo fa fare di alzarmi ogni mattina per affrontare tutto questo?

 

DOMANDA: SIAMO SOLI IN MEZZO A TUTTO QUESTO?

Due possibili risposte:

SI’. Allora la vita diventa una gara a eliminazione, in cui resta in piedi il più forte.

  1. Allora dobbiamo trovare chi sono i potenziali alleati.

Qualche punto rassicurante.

  • La vita non è una giungla
  • Non dobbiamo caricarci sulle spalle tutto quanto.
  • Abbiamo dei modelli da prendere come riferimento
  • Possiamo farci aiutare e, a nostra volta, aiutare qualcuno
  • Esiste qualche “manuale di istruzioni” per la vita. DI uomo, di donna, di genitore.
  • Esistono una casa più grande ed una famiglia più grande dei quali siamo membri di diritto.
  • Da questa famiglia e da questa casa più grande abbiamo tutto il diritto di aspettarci degli aiuti, ma anche il dovere di fornire un contributo.
  • Se ci sentiamo stanchi, spossati, “scarichi”, forse non ci siamo “nutriti” correttamente, o non abbiamo fatto i giusti esercizi.

 

Qualche approfondimento, altrettanto rassicurante.

  • La vita di fede non è un peso ulteriore, ma, piuttosto, un punto di ristoro.
  • E’ facile capirlo applicando all’anima i criteri di benessere che solitamente applichiamo al corpo (o alla mente)
  • Esiste una dimensione comunitaria che dovremmo sentire come naturale, familiare, rassicurante.
  • Ritrovare un modo di vivere “interiormente sano” è possibile e fattibile, più di quanto si pensi.

 

LASCIAMOCI AIUTARE DAI VANGELI DI QUARESIMA, con spunti:

  • Per i genitori
  • Per i figli

 

Vangelo Per noi Per i figli
Le tentazioni Di riuscire a cavarcela, come genitori, navigando a vista e senza direttive Di vederli ricchi, famosi, realizzati (ricchi fuori e poveri dentro)
La trasfigurazione La ricarica che può darci il Signore la gioia di vedere Dio all’opera in loro
La cacciata dei mercanti dal tempio Saper difendere gli spazi sacri del dialogo, del silenzio, della preghiera Difenderli da ciò che li può contaminare. Insegnare loro a non lasciarsi contaminare
lI sacrificio e la luce Non aver paura della verità, perché, anche se può essere scomoda all’inizio, ci porta sicurezza e gioia in seguito Insegnare loro a rinunciare a qualcosa per far splendere dentro di sé la luce di Cristo
Il seme che muore Accettare in un’ottica di fede le apparenti “sconfitte” quotidiane Accettare il distacco, per il loro bene
Domenica delle Palme Andare alla radice del rapporto con Dio senza prendere troppo sul serio successi o insuccessi Insegnar loro a diffidare dei successi illusori
Lavanda dei piedi (giovedì santo) Saperci mettere a servizio della famiglia, del prossimo, della Chiesa Insegnar loro che fare qualcosa per gli altri non è umiliante
Morte in croce (venerdì santo) Comprendere che Dio è più importante anche della vita terrena Che cosa è più importante nella vita
Veglia Pasquale Lasciare al Signore il tempo di agire Celebrare e rendere onore alle cose importanti
Resurrezione Saper gioire dei miracoli di Dio trasformandoli in gratitudine Insegnar loro che una apparente sconfitta prelude a una vera vittoria

 

A seguire: UN QUARTO D’ORA PERSONALMENTE PER RISPONDERE ALLE SEGUENTI DOMANDE:

  • Qual è la fatica maggiore che sperimento nelle mie giornate?
  • Riesco a trovare il tempo e il modo per fermarmi e riflettere? Per pregare?
  • Tra gli episodi o le situazioni dei Vangeli della Quaresima ce n’è uno che sento particolarmente calzante per darmi ispirazione forza in questa fase della mia vita?

Momento per gli interventi in plenaria.

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Brano di Vangelo finale: la Resurrezione di Gesù. La vita non è facile, abbiamo momenti di seria difficoltà, ma il Signore ci guida ad un esito certo. Però dobbiamo seguirlo. E’ una sicurezza sia per noi, sia per i nostri figli.

 

Mc 16, 1-7 Dal Vangelo di Marco.

Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole.

Dicevano tra loro: “Chi ci farà rotolar via la pietra all’ingresso del sepolcro?” Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.

Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.