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La diocesi, il CDV e le vocazioni. Il nostro (e il vostro) pensiero.

Non è mai inopportuno un franco dibattito sulle vocazioni e sulle possibili strategie per facilitarle. In quest’ottica, lo spazio concesso al CDV sulle pagine del “Mosaico” potrebbe proprio essere l’occasione per innescare un confronto e uno scambio di opinioni, che non sia limitato solo ai membri dell’équipe, ma possa appunto coinvolgere, potenzialmente, tutti i lettori di questo giornale.

Per non disperdere la discussione in mille rivoli fino all’inconcludenza, però, forse è opportuno circoscrivere la domanda in questi termini: cosa può fare la pastorale giovanile diocesana (e, nello specifico, il Centro Diocesano Vocazioni), per essere di aiuto e supporto alle vocazioni che Dio suscita?

Innanzitutto, potrebbe essere utile un piccolo ragguaglio sull’attuale impostazione, a sua volta frutto di discussioni e dibattiti. Al momento, il CDV di Cremona (la cui équipe è attualmente composta da don Davide Schiavon, padre Giorgio dei frati Cappuccini, suor Stefania delle Adoratrici, don Daniele Rossi, don Paolo Arienti della FOCR, don Francesco Cortellini del Seminario, i coniugi Paolo e Laura Siboni) si concentra su:

  • Affiancamento di parrocchie, oratori e comunità per incontri all’interno di percorsi catechistici di adolescenti e giovani, così come catechesi rivolte ad adulti o incontri di preghiera a sostegno delle vocazioni.
  • Un vasto assortimento di materiale vocazionale disponibile sul sito vocazionicremona.it, rivolto ad adolescenti, giovani, catechisti e accompagnatori che possono sfruttare le schede a disposizione per gestire in autonomia incontri che trattino il tema della vocazione. In particolare, i catechismi per i giovani “Youcat” e “Docat” sono stati adattati e “spezzettati” in schede per nutrire la fede, in sede di formazione o auto – formazione. Andando a ritroso nei post del sito, tutto il materiale è facilmente reperibile.
  • La progettazione di settimane residenziali per adolescenti, in poli della diocesi da individuarsi, durante le quali alcuni ragazzi / e delle superiori individuati appositamente (da preti o catechisti), sotto la supervisione di una coppia di coniugi di provata affidabilità e consolidata esperienza, pur continuando a frequentare la scuola al mattino, possano nel pomeriggio o alla sera condurre alcuni giorni di vita comune con spunti spirituali e vocazionali approfonditi pensati apposta per loro, un po’ sulla scia dell’esperienza del “Sicomoro” della diocesi di Como che è stata recentemente ben illustrata nel docu – film delle diocesi lombarde “Qui è ora”.

Una volta specificati questi tre punti, il dibattito potrebbe innestarsi su domande di questo tipo, rivolte a confratelli sacerdoti, catechisti, giovani e adolescenti stessi:

  • Condividete l’attuale impostazione della proposta del Centro Diocesano Vocazioni?
  • In che modo potrebbe essere integrata, migliorata, perfezionata?
  • Di quale altro materiale si potrebbe sentire il bisogno, che potrebbe essere ospitato sul sito del CDV?
  • Cosa pensate, in particolare, della terza proposta? Nella zona in cui abitate, intravedete opportunità di materiale umano (possibili adolescenti da contattare e coppie di coniugi da coinvolgere), logistiche (una casa o sede per far partire l’iniziativa) e di consenso (convergenza di disponibilità da parte di sacerdoti, laici e religiosi) per iniziare un’esperienza residenziale?

Il messaggio è che il Centro Diocesano Vocazioni desidera accogliere l’opinione di tutti, perché l’impostazione possa essere davvero frutto di un confronto ampio. Qualunque suggerimento sarà certamente ben accetto e può essere inviato a don Davide, alla mail d.schiavon@libero.it.

La preghiera per le vocazioni è un impegno che ciascuno, da solo o comunitariamente si può assumere, su tutto il resto è giusto e doveroso confrontarsi liberamente. A chi vorrà contribuire, grazie in anticipo.

Don Davide a nome dell’équipe del CDV.

Prima della vocazione? Prendere la vita sul serio

Qualche riflessione a sfondo vocazionale

Parlando di vocazioni, o di crisi delle vocazioni, solitamente ci si riferisce al terreno preparatorio all’interno del quale esse fioriscono, finendo per identificarlo con la fede, o la ricerca di Dio, o con questioni, comunque, riguardanti la spiritualità.

Tutto questo è vero, ma il discorso si può allargare e rendere più generale affermando, senza troppa paura di sbagliare, che il terreno dentro al quale una vocazione fiorisce consiste nella propensione a prendere la vita sul serio. Prendere la vita sul serio vuol dire considerarla preziosa, cercare di non sprecarla, tentare di spenderla nella maniera più proficua possibile. Detto in altri termini, impegnarsi.

Chi è disposto a porsi obiettivi, spendere energie, tentare, ritentare, costruire, abbattere e ri-edificare mette in moto un processo virtuoso che genera informazioni, crea esperienza, chiarisce le idee, definisce meglio le proprie aspettative. Chi vive intensamente, prima o poi trova qualcosa di importante. In prima battuta, questa “scoperta” potrebbe anche non coincidere con Dio, la fede o la vocazione. Ma, certamente, si tratterà di qualcosa di buono, o grande, o importante che, con queste cose, una qualche parentela ce l’ha.

Al contrario, chi sono coloro che paiono destinati a non trovar nulla, a rimanere perennemente insoddisfatti, al di qua del guado, sempre in balia di ripensamenti o tentennamenti? Sono coloro che non sono disposti a faticare, a osare, a pianificare un impegno. Chi, in altre parole, mette la moneta sotto terra per paura di perderla.

Il discorso, però, non è così lineare, semplice ed edificante come potrebbe sembrare in prima battuta.

Qualche giorno fa, al telegiornale, erano intervistati alcuni giovani che manifestavano a favore della salvaguardia dell’ambiente. A un giornalista, che domandava loro se non ritenessero più proficuo andare a lezione e studiare, anziché scendere per le strade con gli striscioni, un ragazzo rispondeva più o meno in questi termini: che senso ha studiare per costruirsi un futuro quando, nelle condizioni in cui versa il mondo attuale, probabilmente non c’è futuro?

In altri termini, potremmo dire, che senso ha impegnarsi, lavorare, far fatica, quando all’orizzonte non si intravedono prospettive? E’ un po’ come se ai giovani che si trovano di fronte ad un banco di nebbia che impedisce la visuale, si chiedesse, anziché stare fermi in attesa che la nebbia cali, di mettersi invece in viaggio e, anzi, li si incoraggiasse a schiacciare sull’acceleratore, magari col rischio di sfracellarsi.

Ma, anche in questo caso, l’analogia zoppica. Sarebbe corretta, se gli elementi in campo fossero solo questi: il viaggiatore e la nebbia. In realtà ve n’è un terzo, il vento (e stavolta, invece, il rimando allo Spirito Santo non zoppica affatto), che è pronto a soffiare via la nebbia non appena si accorge della buona volontà, della determinazione e del coraggio di chi, contro ogni apparente buon senso, decide di mettersi per strada comunque.

Fuor di metafora, forse la situazione giovanile di oggi può essere riesaminata in un’ottica differente. Certo, è necessario riconoscere che questa nebbia esiste, ed è anche parecchio fitta. Rispetto al passato, è vero, i ragazzi di oggi dispongono di molte più strade e mezzi per comprendere, imparare, viaggiare, ma, paradossalmente, scegliere la direzione è diventato più difficile, per non dire angosciante, col risultato che molti preferiscono star fermi in attesa di vedere se la situazione si chiarisce (il caso estremo è rappresentato dagli hikikomori, parola giapponese che designa coloro che si chiudono in una stanza e tagliano i contatti col mondo, eccettuato il tenue filo rappresentato dal Web e dalla tecnologia).

Invece, per mettere in moto il vento chiarificatore, bisogna che prima ci muoviamo noi. Tentando in buona fede, osando, intraprendendo. Magari, per esempio, un corso di studi impegnativo, che cerchi di coniugare le proprie attitudini con le richieste del mondo esterno. Magari, un periodo all’estero, che apre orizzonti, aumenta l’esperienza e permette di conoscere persone nuove. Magari, un percorso spirituale personale, che potrebbe anche diventare comunitario, per dare radici più solide alla nostra identità e verificare la tenuta dei valori in cui crediamo. Magari, un’esperienza di volontariato un po’ “estrema”, che facendoci uscire da noi stessi a vantaggio degli altri, ci aiuti a vedere in maniera un po’ più obiettiva e distaccata anche le nostre personali faccende.

Sembrerebbe troppo facile e semplicistico concludere col detto popolare “aiutati che il ciel t’aiuta”, per non andare sul più “pagano” “la fortuna aiuta gli audaci”. In realtà, la fortuna NON aiuta gli audaci. E’ Dio che li aiuta, attraverso lo Spirito Santo, facendo capire a ciascuno la sua Vocazione, cioè il suo posto nel mondo. Ma all’interno di un progetto che, con il Signore, in qualche maniera, c’entra sempre.

don Davide

Mozzanica, due metafore per capire la vocazione

Nell’incontro con gli adolescenti di Mozzanica, la sera di lunedì 4 febbraio, don Davide del CDV ha utilizzato due immagini per illustrare l’esperienza della Vocazione: una radio che si sintonizza su una frequenza ed un’asta in cui bisogna avere il coraggio di puntare sulle cose che valgono. Ecco, in formato PDF, il materiale utilizzato per la catechesi, che ha stimolato considerazioni davvero interessanti.

CDV incontro adolescenti Mozzanica lunedì 4 febbraio_PDF-compressed

Affari al buio_PDF-compressed

Proviamo a nutrire vocazione e fede: le prime tre schede

Sentirsi attratti da Dio e credere in Lui implica un desiderio di conoscerlo e la messa in atto di qualcosa di concreto, in modo da sapere chi è Dio, cosa dice e come si rivela anche attraverso i pronunciamenti della Sua Chiesa.

Detto diversamente, ad amare meglio Dio ci aiuta anche il Catechismo. Per chi desidera una panoramica completa sulla fede, il riferimento “ufficiale” e più completo rimane il Catechismo della Chiesa Cattolica. Per chi desiderasse una versione più agile e compatta, esiste il Compendio.

I giovani, in particolare, come è recentemente emerso dal nostro Sinodo diocesano che li ha visti protagonisti, appaiono al tempo stesso desiderosi di conoscere, ma alquanto disorientati riguardo ai contenuti stessi della fede. Proprio per venire incontro a simili esigenze, sono stati recentemente redatti due sussidi, forse non ancora sufficientemente conosciuti e diffusi,  di facile lettura, redatti con uno stile dinamico, ma senza rinunciare al rigore ed alla completezza: si tratta di “Youcat” (sulla fede) e “Docat” (sull’agire morale). Nella loro versione cartacea sono, rispettivamente, di colore giallo e azzurro e li si trova nelle librerie religiose.

Proprio da questi due libri, di sicuro valore, vorremmo attingere a piene mani nel proporre alcune schede destinate appunto ai giovani (ma non solo): si possono utilizzare durante incontri di catechismo, o per l’approfondimento personale. Una prima serie di venti schede proporrà la maggior parte dei contenuti del catechismo “Youcat”. Più avanti, cercheremo di “sminuzzare” anche “Docat”.

Iniziamo ora con la prime tre schede, tratte da “Youcat”, riguardanti le grandi domande dell’uomo, la Rivelazione di Dio e la risposta dell’uomo.

1 – L’uomo alla ricerca di Dio tra grandi domande_PDF.compressed

2 – Dio si manifesta venendo incontro agli uomini_PDF.compressed

3 – La risposta dell’uomo a Dio – La fede_PDF-min

Vocazioni e web: cosa bolle in pentola?

Le vocazioni….. Tutti sappiamo che sono opera di Dio. Sappiamo anche che lo Spirito Santo, nel suscitarle, fa largo uso di creatività. La vocazione, se proprio volessimo studiarla, ricadrebbe nel terreno di indagine dell’arte, più che in quello della scienza.

Nonostante questa riluttanza, da parte della vocazione,  ad essere “catturata”, noi dell’équipe del CDV, con molta umiltà, in questo sito web stiamo cercando di fare del nostro meglio non tanto per “rinchiudere” il fenomeno vocazione in schemi fissi e rassicuranti, quanto, piuttosto, per fornirgli un po’ di humus, un po’ di nutrimento, che gli permetta di svilupparsi, senza limitare la sua componente creativa e preparandole al contempo un habitat favorevole.

In questa direzione vanno anche gli ultimi contributi, apparsi nei post più recenti: un sussidio sulla preghiera, una vasta raccolta di video sulla fede, una panoramica di ciò che la Rete ha di meglio da offrire in merito alla Chiamata con la “C” maiuscola….

Ma, come ci piace pensare (e come recita anche il titolo di un sussidio per adolescenti, di prossima uscita nella nostra diocesi), il meglio deve ancora venire.

Negli incontri con i gruppi parrocchiali di catechismo giovani (ma anche nell’ambito del Sinodo Giovani Diocesano appena concluso), insieme ad una grande voglia di mettersi in gioco, si respira anche un grande disorientamento. L’impressione generale è che, sì, è giusto confrontarsi, ma c’è anche un gran bisogno di punti fermi. Non a caso, fra gli argomenti toccati dal Sinodo, quello su cui tutti, molto onestamente, si sono detti meno “ferrati” è proprio la fede.

Non c’è né da stupirsi, né da scandalizzarsi. C’è, semplicemente, da lavorarci sopra.

Per questo, prossimamente, nel presente sito web compariranno una serie di schede utilizzabili nei vari incontri (non alternative, ma complementari a quelle che usciranno a breve nell’ambito della Pastorale Giovanile Diocesana) che attingeranno a piene mani dai due catechismi “ufficiali” attualmente destinati ai giovani, “Youcat” (sulla fede) e “Docat” (sulla condotta morale), proprio nell’intento di presentare il pensiero della Chiesa come punto di partenza: eventualmente da discutere, magari anche contestare, ma in ogni caso come riferimento sicuro e costruttivo.

Cosa c’entra tutto questo con la vocazione? Moltissimo. Non necessariamente con la vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, ma certamente con la chiamata ad essere buoni cristiani. E, specialmente in questi tempi, non mi pare cosa da poco.

Grazie in anticipo a tutti coloro che vorranno partecipare a questo cammino e, magari, inviare contributi costruttivi.

Don Davide

La fede vista da youtube in 140 video

A cura di don Davide Schiavon, Centro Diocesano Vocazioni

Avvicinarsi alla fede, o potenziarla, non è necessariamente un’operazione noiosa, legata a pratiche vetuste e linguaggi superati. Anche internet, anche youtube possono essere utili, se correttamente utilizzati, per esplorare il “pianeta fede” in modo giovane e dinamico.

Ecco una selezione di video, tratti da youtube, che si propongono proprio questo: presentare Dio ed il Cristianesimo in maniera viva e al passo con i tempi.

Il sussidio, che comprende 140 video, è suddiviso nelle seguenti sezioni:

Serie: “Identità e vocazione”

Serie “La fede”

Serie: “Il mondo dei giovani”

Serie “Vivere, sì. Ma come?”

Serie “I Sacramenti”

Serie “Conversioni”

Serie: “Testimonianze”

Serie “La fede attraverso i disegni”

Serie “Vocazioni” (dal canale youtube del Centro Nazionale Vocazioni)

 

Nella speranza che questa vasta selezione di video possa venire incontro a varie esigenze e non scoraggiare nell’approfondire il tema, buona navigazione!

La fede vista da youtube_PDF.compressed

Per le persone disorientate. Sono strano io o c’è una questione da affrontare?

Caro / amico /a,

indipendentemente dal tuo stato, dalla tua età o dalla tua occupazione, queste parole sono rivolte a te semplicemente come essere pensante, persona non superficiale che si fa qualche domanda sulla vita. Per verificare se, effettivamente, queste righe ti possono interessare, ecco qualche indizio nel quale ti potresti riconoscere, cioè qualche idea, caratteristica personale, spunto o perplessità che potrebbe esserti passata nella mente, in special modo se in tempi abbastanza recenti.

  • Hai ricevuto un’educazione cattolica (catechismo e Sacramenti fino alla Cresima), dopo di che non hai percepito particolari necessità di approfondire ulteriormente la tua fede.
  • Ti impegni nelle cose che fai, cerchi di avere una vita abbastanza ben bilanciata in tutti i suoi aspetti (lavoro / studio, amicizie / affetti, cultura, benessere psicofisico)
  • Ti accorgi che, nonostante tutto questo, una parte di te tende a rimanere piuttosto insoddisfatta. Permane una certa sensazione di mancanza di “non so che”, con la quale ritenevi di aver imparato a convivere (in fin dei conti “non si può avere tutto nella vita”), ma che, anziché attenuarsi, continua a punzecchiarti.
  • Hai imparato da tempo a districarti nelle varie situazioni della vita (doveri, piaceri, relazioni interpersonali), hai un’idea piuttosto chiara di ciò che è realizzabile e ciò che rimane confinato nel regno dell’utopia, sai bene che qualche compromesso bisogna pur accettarlo se non si vuole rendersi l’esistenza impossibile, eppure una parte di te non si rassegna a rinunciare ad un livello maggiore di bene, ad ideali più alti, ad uno slancio superiore verso qualcosa che possa riempire la mente e il cuore, mobilitare tutte le tue energie, entusiasmare, motivare fino in fondo.
  • Hai già una visione abbastanza lucida delle attrattive che l’esistenza può offrire, ti sei già impegnato considerevolmente ed onestamente per raggiungere quelle “lecite”, ma si fa strada in te l’impressione che la loro carica di novità potrebbe esaurirsi presto, come se queste esperienze non avessero più molto da dirti o non potessero fornirti molti altri spunti per farti crescere umanamente.
  • Con le persone ti trovi bene, le attività in cui ti impegni rispecchiano i tuoi interessi, ma a volte non sembrano “sufficienti” per darti tutto ciò che stai cercando.

Se ti stai riconoscendo in qualcuna di queste situazioni, non preoccuparti, non sei una persona strana e non soffri di qualche squilibrio da colmare con una terapia. Semplicemente, stai esplorando la dimensione più intima, vera e caratteristica della persona umana, cioè quella parte di noi che, a buon diritto, reclama qualcosa che non sia soltanto materiale o terreno (per quanto denso dal punto di vista culturale o contenutistico, magari), ma un aspetto per il quale siamo stati creati, secondo cui siamo stati progettati e che, solo può farci sentire davvero al nostro posto: il rapporto con Dio.

Mai, forse, come in questi tempi, chi sente questo bisogno in sé è stato portato a sentirsi strano, inadeguato, fuori posto, mentre, proprio per la nostra stessa natura, dovrebbe essere l’esatto contrario. Con qualche piccolo spunto di riflessione, cercheremo insieme di riappropriarci un po’ alla volta della nostra dimensione costitutiva, che non dobbiamo lasciarci sottrarre da nessuno, vale a dire l’essere figli di Dio, con tutto ciò che comporta, in primis il desiderare, in maniera esplicita o a volte inconscia, di voler sentire la vicinanza del proprio Padre.

Così facendo, per quanto possa sembrare strano, oltre che Lui, troveremo noi stessi. Il primo passo, però, è smettere di nasconderci e di vergognarci. Vergognarci del fatto che il mondo non ci basti, che tutto il nostro essere chieda di più, che ci sentiamo attratti da Qualcosa o Qualcuno di indefinito che ci possa aiutare.

Se questo tipo di proposta o di cammino ti sembra vaga o fumosa, sappi che non sei solo. Tante altre persone, nel mondo ma anche più vicino a te di quanto pensi, si stanno ponendo gli stessi interrogativi. Dunque, buon cammino. Non un cammino solitario, a casaccio, ma con una Guida sicura e tanti compagni di viaggio, molti dei quali, magari, conoscerai strada facendo.

Don Davide

Suore Adoratrici, le iniziative vocazionali di agosto

E’ importante, al termine di un’esperienza, condividere il proprio vissuto: rafforza i doni ricevuti e può aiutare a crescere chi ascolta.
Ancor più importante è condividere le attese, i desideri, la passione, lo spirito di ricerca che anima i nostri giorni nell’attesa di un evento: l’entusiasmo contagia!

Condividiamo il “cuore” di Anna, Elena, Maddalena e Anna M., a breve in partenza per il loro viaggio missionario in Senegal, nella speranza che il desiderio di altri giovani diventi realtà!

DONO in DONO: dal 13 al 30 Agosto 2018 in SENEGAL 

Attività di animazione e collaborazione al Centro Estivo, nella Parrocchia dei padri Sacramentini nel villaggio di Kuodiadiene. Faremo anche delle escursioni culturali per cogliere e scoprire il patrimonio storico del popolo senegalese!

Solo Dio vince!
Campo servizio dal 26 agosto al 1° settembre 2018
Casa Famiglia P. F. Spinelli, Rivolta d’Adda

NB: Ancora pochi posti disponibili, adesioni entro il 5 Agosto!
Per info: suorstefania@suoreadoratrici.it  –  cell. 3240464625

Scarica la locandina
Eroe per virtù!

Continua il nostro percorso per approfondire alcune virtù a partire dall’esperienza di don Francesco. Questo mese è dedicato alla GIUSTIZIA!

Speciale canonizzazione!

Se vuoi tenerti aggiornato sui passi verso Roma che stiamo compiendo nella nostra Famiglia religiosa, visita il sito delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento!

Visita il nostro sito!
Le sorprese però non sono ancora finite! Non dimenticare di tenerti sempre aggiornato/a visitando il nostro sito!
Alla prossima,
l’equipe di Pastorale Giovanile e Vocazionale
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Siamo ricchi che si credono mendicanti

Guardando a me stesso, prima ancora che ad altri, mi accorgo di come la vita, il quotidiano, le faccende di ogni giorno tendano a farci dimenticare chi siamo. Ogni giorno, c’è un’identità da riscoprire, ci sono delle certezze da ri-confermare. Per quanto uno possa aver vissuto, riflettuto, essersi impegnato, ogni nuova giornata che Dio ci dona su questa Terra ci trova un po’ alle prese con una tabula rasa, in una situazione in cui ci troviamo smarriti, disorientati, indifesi.

O, meglio, questa è la sensazione. Perché in realtà, abbiamo già tutto ciò che ci serve, l’essere figli di Dio e l’avere Gesù come esempio (nei Vangeli) e come nutrimento (nell’Eucarestia). Ma questi capisaldi, per quanto importanti, rischiano di essere quotidianamente spazzati via, come conchiglie da un’onda  sulla sabbia, da distrazioni, preoccupazioni, attrattive varie, agende troppo fitte.

Un’altra immagine che potrebbe rendere l’idea è quella di un tesoro nel deserto che venga continuamente ricoperto dalle tempeste di sabbia: per farlo riaffiorare, c’è sempre bisogno di spazzare, liberare, soffiar via tutto ciò che vi si deposita e tende ad offuscarne lo splendore.

Lo stesso accade con la fede e la nostra vocazione alla salvezza. Esse ci sono, magari abbiamo anche fatto del nostro meglio per coltivarle, ma sembra sempre che queste cose preziose (preziose un po’ perché ci sono state date in dono, un po’ anche perché pure noi cerchiamo di valorizzarle) tendano a venire nascoste, attenuate, depotenziate da qualcosa che vi si deposita sopra.

Ora, il punto è, a mio avviso, che noi dobbiamo dare per scontata questa opera di contrasto, queste “tempeste di sabbia”, questo processo di affastellamento di detriti sopra tutto ciò che di maggior valore abbiamo. Ma, a maggior ragione, non dobbiamo stancarci di spazzar via, con metodo e pazienza, ogni “agente di offuscamento”. Tale opera paziente si chiama “preghiera”.

Senza di essa, noi rischiamo di sentirci perennemente dei ricchi che si credono poveri. Dei salvati che si credono alla deriva. Dei figli che si credono orfani. Dei redenti che si credono condannati alla mediocrità. Tale opera, però, non va soltanto auspicata, lodata, raccomandata, coperta di assensi. Deve essere effettivamente PRATICATA, dedicandole del tempo che non può venire sostituito dall’entusiasmo, dal trasporto, da un buon proposito. Significa, effettivamente, mettersi in silenzio davanti al Signore, tralasciando occupazioni, preoccupazioni, lusinghe, scadenze per dedicarci all’unica Causa che ci può illuminare e salvare: la costruzione del nostro rapporto con Dio.

Alcuni minuti al giorno sono un prezzo troppo salato per riscoprire che siamo ricchi, e che non dobbiamo elemosinare briciole di felicità da altre parti? Sono una richiesta troppo esigente per renderci conto che i figli di Dio non devono andare a fare i questuanti in case altrui (in termini di risposte, soddisfazioni, certezze, gratificazioni)? Quanto ci metteremo, noi cristiani, per uscire da questa adolescenza perenne che ci fa sentire sempre scalpitanti e insofferenti nella casa del Padre, nella convinzione illusoria che l’erba del vicino, per definizione, sia sempre più verde?

La questione, a giudicare dai casi di disagio interiore che si constatano nella nostra società, sta diventando sempre più scottante. Ma chissà che anche il disagio ed il malessere non possano giocare a favore di una svolta, di una sana ribellione, di un risveglio interiore.

Chissà che tutti noi non riusciamo infine a riconoscerci un po’ nelle sembianze del figliol prodigo, che, mentre pascola i porci altrui senza nemmeno poterne mangiare le carrube, si ricorda che a casa ha sempre un Padre che lo ama. E che, invece di presentargli il conto della sua lontananza, aspetta solo di riabbracciarlo e di renderlo di nuovo felice con la Sua presenza.

 

Don Davide

Lettera ad un giovane in cerca di Dio, di se stesso, del proprio ruolo nel mondo.

Caro/a amico/a,

il mio rivolgermi a te attraverso una lettera non può contare sul riferimento a un volto preciso, o, meglio, può piuttosto fare affidamento su tanti volti concreti e diversi. Quelli dei giovani che incontro, che ho già incontrato, che sono miei alunni a scuola o parrocchiani nella mia missione pastorale.

Ma posso anche, senza troppa fatica, rifarmi alle mie sensazioni quando io stesso appartenevo alla categoria “giovani”, le cui aspirazioni cambiano, sì, con le generazioni, ma non del tutto.

Probabilmente, in questi tempi ti stai chiedendo, anche se in maniera non del tutto esplicita, alcune cose sulla tua vita: se la direzione è quella giusta, se la velocità di navigazione è quella corretta, se le inevitabili battute di arresto sono fisiologiche o devono costituire motivo di preoccupazione, se esiste un modo per avere maggiori certezze e un po’ meno dubbi.

Innanzitutto, se me lo consenti, vorrei darti una buona notizia: se, queste domande, te le stai ponendo, è segno che la strada è già quella buona: la strada di una persona che cerca, che desidera la verità, che non si accontenta della mediocrità. Se, invece, queste cose non ti sono passate per la mente, i casi sono due: o hai già imboccato una via sicura, oppure, se mi consenti la schiettezza, non hai ancora raggiunto il grado di maturità sufficiente per affrontare davvero la vita.

Parleremo in futuro anche del secondo caso, ma, per ora, concentriamoci sul primo.

Magari, hai percepito che la vita è grande, bella e importante e che una delle cose più sensate che una persona possa fare è non sprecarla. Il che non vuol dire necessariamente diventare il padrone del mondo, passare alla storia o dimostrare una superiorità, ma, più semplicemente, mettere a frutto le proprie doti, non sedersi sugli allori, fare del bene a qualcuno, lasciare il mondo un po’ migliore, dare un contributo personale al miglioramento del consorzio umano.

Se queste considerazioni non sono troppo lontane da ciò che attraversa i tuoi pensieri, ma le perplessità a volte rischiano di far naufragare il progetto, c’è un’altra buona notizia: non sei solo in questo compito grandioso ma arduo di valorizzare la tua vita.

Buona notizia, dicevo, ma, ad essere onesti, non è nemmeno del tutto scontato. Dipende da come una persona la pensa. Ci sono persone (o, magari, singole fasi all’interno della vita) che preferiscono fare tutto da sole. Accollandosi gli oneri e le fatiche, ma riservandosi però l’esclusiva assoluta sui successi ed i traguardi ottenuti. E’ una strada percorribile, certo. Di solito, si tratta di un’idea che si affaccia alla mente intorno ai vent’anni e che è alimentata da molte cause: fattori interiori (la voglia di affermarsi, di dimostrare quanto si vale, di elevare la propria condizione) ma anche esterni (modelli da emulare, standard da non deludere, persone a cui si vuole dimostrare qualcosa). E’ una strada rispettabilissima, ma che ha un grande difetto che non va assolutamente trascurato: funziona, finchè ci sono le energie, le risorse, le condizioni favorevoli. Dopo, lascia a piedi.

E’ un po’ come acquistare un’auto, con il serbatoio più capiente possibile, avendo in testa un pensiero che più o meno dice: ora, senza mai dovermi fermare alla pompa di benzina (o dal meccanico, o all’autolavaggio) voglio vedere quanta strada riesco a fare. Senza aiuti, a cofano sigillato, come si suol dire.

Se i preparativi sono efficaci, se la messa a punto è accurata (e, soprattutto, se si ha molta fortuna) sarà possibile macinare molti chilometri. Al termine dei quali, però (sempre ammesso e non concesso che tutto vada per il verso giusto) si rimane comunque fermi: a secco, in panne, senza energie. Salvo, poi, domandarsi: era così giusta la premessa iniziale, cioè il voler fare tutto da soli?

Ecco, allora, che si apre l’opportunità per considerare un’altra strategia: accettare un compagno di viaggio, un navigatore, un consigliere…..insomma: lasciarsi aiutare.

Ma se questo “consigliere” avanzasse delle pretese indebite? Se pretendesse di decidere lui la destinazione? Se mi cambiasse i piani? Se mi portasse dove non voglio andare? O, peggio ancora, anche ammesso che mi conduca a destinazione, cosa succederebbe al mio amor proprio se poi questo compagno di viaggio volesse prendersi una parte (o addirittura tutto) del merito?

Non sono interrogativi banali e, se colui sul quale si addensano i dubbi fosse un personaggio qualunque, sarebbero più che fondati. Ma, come probabilmente ti  sarà già chiaro, qui stiamo parlando di Dio. Ma non di un Dio qualsiasi. Un Dio che è venuto sulla terra e che, a sua volta, ha obbedito ai genitori, ha accettato consigli e, quando ha cominciato a darne, ha innanzitutto dimostrato con i fatti (e la vita) che praticava quel che predicava.

Un Dio invadente? Certo, un’idea chiara su ciò che potrebbe farci bene, Lui senz’altro ce l’ha. Vuole imporla? No, si limita a suggerirla. Dispensa perle di saggezza dall’alto? No, si mette al nostro fianco e gioisce, fatica, lavora e si “sporca le mani”, proprio come noi. Ma con una differenza. Che è del tutto disinteressato, non vuole guadagnare nulla da noi, ha tutto da dare e nulla chiede, se non un impegno concreto in direzione dell’amore e in vista della felicità.

Dove vuole arrivare tutto questo discorso infarcito di metafore automobilistiche, strade, destinazioni e navigatori? Al fatto che nessuno si è mai dovuto pentire per aver accettato a bordo il Signore. Certo, potrà capitare che la Sua volontà non coincida sempre con la nostra. Ma possiamo star certi che, in quel caso, la divergenza di vedute sarà sempre dettata dal fatto che Lui ha una visione più chiara del tragitto ed un desiderio sincero di farci percorrere quello migliore. Quello che ci porta a star bene, anche se può essere in salita.

Caro /a giovane, in definitiva, anche se, a differenza del Navigatore per eccellenza, io non ho le credenziali per farlo, accetta ugualmente un suggerimento anche da me, almeno per il fatto di averlo provato personalmente: accetta di farti aiutare dal Signore. La preghiera è il primo, irrinunciabile, passo. Il ricorso a figure sagge e illuminate, il secondo. La sincerità per intraprendere i passi che Dio ti suggerirà di volta in volta, quello successivo. E, se mi consenti, non aver fretta di sapere già all’inizio tutto quel che ti aspetta. Sarà comunque per la tua crescita, per il tuo bene.

Farsi aiutare non è da deboli. Farsi guidare non è per gli sprovveduti. E’ per chi ha a cuore la vita a tal punto da aver compreso che c’è Qualcuno che la può far fruttare al meglio. Accettare Dio come compagno di viaggio è da persone sagge, da persone intelligenti. E’ per questo, caro / a amico / a, che mi sono permesso di rivolgermi a te.

Con stima.

Don Davide

Mail: d.schiavon@libero.it; cell. 3339234456