Vespri dell’Epifania a San Sigismondo con il pensiero rivolto a Gerusalemme

La riflessione del vescovo Napolioni è stata focalizzata sul dualismo fra la Gerusalemme terrena e quella celeste, «città di Dio» e «casa della pace»

image_pdfimage_print

Nel pomeriggio di venerdì 6 gennaio, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto i Secondi Vespri della solennità dell’Epifania nella chiesa di San Sigismondo, a Cremona, insieme alla comunità claustrale Domenicana, per la quale il giorno dell’Epifania segna l’anniversario – quest’anno i 16 anni – dalla posa della clausura papale sul monastero.

Una ricorrenza molto cara alle monache del complesso di San Sigismondo che, dopo aver accolto il Vescovo lo scorso 1° gennaio per al celebrazione dell’Eucaristia, per l’Epifania hanno nuovamente condiviso un intenso momento di preghiera con monsignor Napolioni insieme anche a diversi sacerdoti e fedeli legati al monastero di largo Bianca Maria Visconti. Un appuntamento che ogni anno diventa, per la Chiesa cremonese, l’occasione per esprimere alle claustrali l’affetto e la riconoscenza per il loro impegno orante. «La clausura – hanno ricordato infatti le religiose – è segno della nostra dedizione esclusiva a Dio e nella Chiesa locale”.

È stato un momento di preghiera intenso, tra le lodi nel canto e l’adorazione silenziosa davanti al SS. Sacramento.

“Chiedete pace per Gerusalemme”. Attorno a queste parole il vescovo Antonio Napolioni ha sviluppato la sua riflessione, focalizzata sul dualismo fra la Gerusalemme terrena, segnata da guerra e ingiustizia, e la Gerusalemme celeste, perfetta e tempio di Dio. «Gerusalemme è costruita nel cielo come città che è congiunta a se stessa sulla terra», ha detto riferendosi al Targum, la versione aramaica della Bibbia. Il Vescovo ha quindi descritto la Gerusalemme del cielo «dove l’armonia dell’architettura rivela l’unità della comunità, in cui la totalità delle genti, nel tempo e nello spazio, da Israele alla Chiesa, una, inclusiva e molteplice, è chiamata a essere un cuor solo e un’anima sola. In essa si amministra la giustizia, grazie ai troni e ai seggi della casa regale di Davide». E in un altro passaggio ha aggiunto: «Lo scopo ultimo di questo pellegrinaggio continuo dei popoli e dei credenti è lodare in essa il nome del Signore, che risuona specialmente nella grandiosa liturgia del tempio. Lo splendore di Gerusalemme così acquista un carattere sponsale, particolarmente significativo per la comunità con cui stiamo pregando».

Al centro della riflessione proposta da monsignor Napolioni tante citazioni bibliche, con sempre al centro Gerusalemme. Come il capitolo 62 di Isaia. «Questo testo – ha detto il vescovo – illumina anche la coscienza di ciascuno di noi. Va pregato anche personalmente, perché ogni nostra anima è anche un’anima ecclesiale, popolare, personale e collettiva insieme». O il Salmo 122 con la supplica “Domandate pace per Gerusalemme”: «Domandate pace – ha detto – per tutti i luoghi e i loro abitanti, per il popolo di amici che forma ovunque la casa del Signore, insegnando che l’amore fraterno è il vero culto al Signore». E ha proseguito: «Tutto molto bello, ma la storia, il presente della Gerusalemme di quaggiù paiono smentirlo: Gerusalemme è divisa, è contesa, non è mai in pace. È città di pace più come progetto che come realtà».

«Il Nuovo Testamento – ha proseguito il vescovo citando alcuni passaggi evangelici e san Paolo – ci conduce al passaggio dal tempio alla chiesa». E ha aggiunto: «La Chiesa non dimentica Gerusalemme. Continua a guardare verso di essa, ma dentro di sé: nella Chiesa e nel Cielo, in prospettiva spirituale ed escatologica, sapendo che l’alleanza della legge è compiuta e superata da quella della libertà redenta».

Un percorso dall’Antico al Nuovo Testamento, sino a giungere all’Apocalisse: “Nuovo cielo e nuova terra (…) vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da parte di Dio: splendente, bella come una sposa alle sue nozze”. Citando poi Origene e Agostino: “Corriamo alla casa del Signore, e la nostra anima gioisca per coloro che ci ripetono queste parole. Coloro che ce le riferiscono han visto prima di noi la patria e, da lontano, a noi che li seguiamo, gridano: Andremo nella casa del Signore. Camminate, correte!”. E il vescovo ha quindi concluso: «Lodiamo e ringraziamo il Signore perché nell’Eucaristia ci dà la forza, la luce e la grazia necessaria per riprendere la corsa verso la città di Dio, verso la casa della pace».

Accanto al vescovo il delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi, i rappresentanti degli istituti religiosi maschili presenti in città – padre Andrea Cassinelli (Cappuccini) e padre Virginio Benner (Camilliani) –, il cerimoniere episcopale don Matteo Bottesini e il cancelliere vescovile don Paolo Carraro.

 

Luca Marca
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail