Napolioni: «Come i Magi ascoltiamo il bisogno profondo del cuore e mettiamoci in cammino»

Nelle parole del Vescovo nella Messa dell'Epifania l'auspicio che la realtà di oggi possa arricchirsi di nuovi magi piuttosto che di tanti piccoli Erode

image_pdfimage_print
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

Una Cattedrale di Cremona gremita, la mattina di sabato 6 gennaio, per la Messa solenne dell’Epifania, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dai canonici del Capitolo. Una liturgia che, all’inizio dell’anno civile, scandisce le festività dell’anno liturgico: prima dell’omelia, infatti, secondo una antica tradizione il cantore ha annunciato le date delle principali festività, con il culmine nella Pasqua, che quest’anno cadrà il 31 marzo. Da quella data derivano anche tutte le altre celebrazioni: il Mercoledì della Ceneri, inizio della Quaresima, il 14 febbraio; l’Ascensione del Signore il 12 maggio; la Pentecoste il 19 maggio; l’inizio dell’Avvento il 1° dicembre.

«Questo ascolto mi fa modificare un proverbio – ha detto il vescovo all’inizio dell’omelia –: “l’Epifania tutte le feste si porta via”. Io dico: l’Epifania di tutte le feste ci indica la via. Non solo perché ci è stato proclamato una sorta di calendario, ma perché la strada che si riapre dalla venuta del Signore è costellata di memorie potenti, di celebrazioni fruttuose, di incontri del popolo di Dio per rigenerarsi, ritrovare se stessi, ricevere la grazia, vivere la riconciliazione, ripartire per la missione». Ha dunque aggiunto: «E allora lo modifico ancora questo proverbio: l’Epifania della vita come una festa, della vita eterna, ci traccia la via».

Da qui il collegamento con il Vangelo del giorno, il racconto della venuta dei Magi e del turbamento di Erode. Un brano «bello», «attuale», «potente». «Questi re, che vengono da lontano – ha detto mons. Napolioni –, esprimono anche la condizione del nostro tempo, in cui i re, i potenti, i popoli, la scienza, la cultura, sembrano come illudere e deludere nello stesso tempo. Le stesse persone che incarnano questi poteri godono di momenti di grande rilevanza, ma corrono anche il grande rischio di fallire e di far fallire coloro che subiscono gli effetti della loro responsabilità».

In un mondo caratterizzato da «un delirio pseudo-spirituale» in cui, oggi come nel passato, si partecipa e si giustificano ancora le guerre, sembra sempre essere più opportuno seguire l’esempio dei Magi. «Dove andavano i Magi? Da quale luce sono stati attirati? Qual è il punto chiave che consente a queste Scritture di essere lette in verità? – si è chiesto il vescovo – Non è nemmeno la Chiesa, è solo Cristo Gesù».

Ecco allora l’appello del vescovo Napolioni: «Dio, fa’ che come i Magi noi ascoltiamo il bisogno profondo del cuore e ci mettiamo in cammino, come insaziabili cercatori di senso, finché non troviamo anche una rinnovata rilettura del Vangelo, una scossa alla nostra coscienza e alle nostre scelte, perché diventi possibile la seconda grande Epifania. Non basta l’Epifania di Gesù se non avviene nella storia l’epifania dei suoi discepoli, della Chiesa, degli innamorati di Dio e degli operatori di pace».

Una storia, una realtà odierna, che sente il bisogno di essere ricca di nuovi magi, ma che purtroppo è anche ricca di tanti piccoli Erode. «Chi dirà a questi Erode che c’è un bambino anche nel loro cuore, che stanno nutrendo di veleno perché stanno percorrendo la via dell’arroganza? C’è anche una via della mitezza e della pace!». E ancora: «Perché questa pace avvenga occorre che avvenga l’epifania di noi stessi, come uomini e donne che cominciano qui a coltivare il dono ricevuto: quel Bambino, la sua pace e la vita nuova che ci ha consegnato».

La Messa, servita all’altare da alcuni diaconi permanenti diocesani, è stata animata dal Coro della Cattedrale di Cremona con l’esecuzione solista di Michele Ghisolfi, sotto la direzione del maestro don Graziano Ghisolfi e l’accompagnato all’organo del maestro Fausto Caporali.

Nel pomeriggio ulteriore appuntamento dell’Epifania con i Secondi Vespri della solennità del 6 gennaio presieduti dal vescovo alle 17 nella chiesa di San Sigismondo, a Cremona, insieme alla comunità Domenicana che, proprio in questa occasione, ricorda i 16 anni dalla posa della clausura sul monastero di San Giuseppe in San Sigismondo.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail