Utero in affitto, Emiliani: «Occorre un grande sforzo educativo per testimoniare l’evidenza ed il primato del diritto naturale»

La riflessione del presidente del Movimento per la Vita di Cremona sul preoccupante fenomeno della «maternità surrogata»

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La recente vicenda procreativa che ha visto protagonisti un noto politico omosessuale italiano, il seme del suo compagno italo-canadese, l’ovulo comperato da una donna californiana e l’utero affittato  da una donna indonesiana, merita alcune riflessioni.

Innanzitutto che la legge dello Stato n° 40 del  2004  all’articolo 12, comma 6 ,prevede che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizzala surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila ad un milione di euro». Reato grave!

Che la risoluzione 114 votata dal Parlamento Europeo il 17 dicembre 2015 «condanna la pratica della maternità surrogata che mina la dignità della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce» .Pronunciamento inequivocabile!

Che il 2 febbraio scorso, promossa e sostenuta anche dal fronte femminista più  radicale, si è svolta  al Parlamento di Parigi «l’Assise per l’abolizione universale della maternita’ surrogata». Questione di interesse planetario!

Sta crescendo nell’opinione pubblica mondiale un diffuso disagio nei confronti di questa ultima forma di schiavitù perpetrata da committenti generalmente occidentali e  molto ricchi nei confronti di donne,  comunque sempre povere, alle quali è negato, perché pagate per questo, ogni  legame con il figlio portato in gestazione, partorito e consegnato immediatamente  a chi, quel figlio lo ha comprato.

Ancor prima delle conseguenze dolorose che questa lacerante separazione induce nella donna e nel bambino,  queste nuove e sempre più spericolate tecniche in ambito procreativo fanno emergere in modo radicale questa domanda : chi sono i  genitori di un bimbo?

Infatti la prima conseguenza della rivoluzione antropologica indotta dalla maternità surrogata è quella di introdurre un nuovo concetto di genitorialità; genitori, infatti, non sono più quelli che generano e partoriscono fisicamente il proprio figlio, ma più genericamente coloro che hanno l’intenzione di avere un figlio.

Se le tecniche di fecondazione eterologa già avevano sancito la separazione fra genitorialità e identità genetica, la maternità surrogata con la separazione dalla corporeità della gravidanza decreta l’assoluta estraneità fisica tra madre legale e figlio. Infatti in questa fattispecie procreativa, viene progettata una nascita in cui i committenti affermano il diritto ad avere un bambino per il quale è stabilito, per contratto e ancor prima di essere concepito, che non vivrà con i genitori  biologici ma con quelli intenzionali.

È evidente la macroscopica differenza dall’istituto della adozione attraverso il quale si riconosce ad un bambino già nato il diritto a vivere con un padre ed una madre allorché i genitori biologici, per i più diversi motivi non siano in grado di occuparsene.

Sconvolto  il concetto di genitori secondo natura, per la procreazione surrogata è indispensabile la complicità di protagonisti nuovi e sempre più numerosi, privi di alcun legame familiare: accanto alla coppia (o al single) committente, donatori di gameti, madre surrogata, cliniche specializzate e dedicate in cui svolgere la procedura, intermediari di agenzie internazionali, team legali in grado di attribuire, alla nascita del bambino, cittadinanza, filiazione e responsabilità genitoriale secondo le legislazioni vigenti nei diversi paesi coinvolti.

Stime ufficiose reputano, per la sola India, un mercato da 2 miliardi di dollari all’anno!

In una epoca che si caratterizza per l’uso sempre più ideologico della ragione, occorre un grande sforzo educativo per testimoniare l’evidenza ed il primato del diritto naturale a fronte della invadenza della tecno-medicina che producendo «nuova vita» reclama dalla giurisprudenza «nuovi diritti». Come nella recente sentenza  dei giudici minorili romani (adozione incrociata dei figli naturali di due donne) che, anziché rimarcare la mancanza della figura paterna come utile e decisiva «per la costruzione della personalità» del figlio, ridisegna la struttura umana legittimando tutto ciò che, tecnicamente possibile, qualcuno reclami come proprio diritto.

Dottor Paolo Emiliani
Presidente del Movimento per la Vita di Cremona
Presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari

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