“Un allontanamento progressivo, non una divisione”

Il 17 gennaio al Centro pastorale diocesano l'incontro con padre Giovanni Guaita, ieromonaco della Chiesa Ortodossa Russa

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“Un allontanamento progressivo, non una divisione”. Con queste parole Giovanni Guaita, ieromonaco della Chiesa Ortodossa Russa, unico italiano in servizio al Patriarcato di Mosca, ha definito la relazione tra ortodossi e cattolici. Per Padre Guaita, l’unità e la diversità sono possibili se alla base di tutto c’è l’amore. Riprendendo il passo del Vangelo “Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17: 20-26), ha lanciato un appello a superare le antipatie, le divisioni storiche e culturali che da secoli ostacolano l’unità e il disegno di amore lasciatoci in eredità da Cristo, il suo “nuovo” comandamento: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.

Nel corso dell’incontro, dal titolo “Unità e diversità nella Chiesa ieri e oggi”, organizzato dall’ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso nella serata di giovedì 17 gennaio, presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona, padre Guaita ha accolto l’invito del vescovo Antonio, conosciuto la scorsa estate in occasione del pellegrinaggio diocesano in Russia, a incontrare ancora la Chiesa cremonese per approfondire, anche da un punto di vista storico, il tema della comunione – non della divisione – tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa.

Don Federico Celini ha presentato Padre Guaita. Di origini italiane, vive a Mosca da 33 anni, dove svolge il proprio ministero in una parrocchia molto numerosa del centro della metropoli, situata a pochi metri dalla Piazza Rossa. Docente di Storia della Chiesa in una facoltà ortodossa, è particolarmente impegnato nella accoglienza dei senzatetto, la cui sopravvivenza è costantemente a rischio, soprattutto durante il gelido inverno moscovita. Attraverso un progetto di recupero vengono messe a disposizione dei clochard un migliaio di case in affitto, sparse in tutto il Paese, con la possibilità di iniziare un percorso di reinserimento sociale attraverso il lavoro.

Il vescovo Napolioni ha introdotto la serata con la preghiera di invocazione dello Spirito di Dio, capace di farci cogliere “l’unicità nella diversità”.

Padre Guaita, senza negare la distanza dottrinale esistente tra ortodossi e cattolici, sia per il contenuto sia per la forma della fede, ha sottolineato però che le differenze teologiche (Filioque, aggiunto al testo del Credo nella nell’XI sec., il dogma dell’Immacolata Concezione, l’Infallibilità papale, la dottrina del Purgatorio e il primato del Vescovo di Roma) non devono essere un ostacolo all’amore reciproco tra credenti, quell’amore che è il fondamento del Cristianesimo. Distanze perlopiù storiche e culturali, che traggono origine da due mondi separati: quello greco e quello latino.

Diffidenza alimentata dai trattati polemici antilatini e dai trattati antigreci in cui si parla anche del vescovo Liutprando di Cremona, trasferito poi a Costantinopoli al servizio dell’imperatore Ottone I.

Lo ieromonaco ha ripercorso i principali avvenimenti che hanno generato tensioni e strappi, ma non divisioni, ricordando che non si può parlare di scisma né nell’IX secolo (con il Concilio di Riconcilizione dell’879 il Papa riconobbe l’autorità del patriarca Fozio), né nell’XI secolo. Quello che storicamente è conosciuto come Scisma d’Oriente, viene definito da padre Guaita “l’incidente del 1054” causato dalla bolla di scomunica, sulla cui validità esistono dubbi, scritta dal cardinale Humberto da Silvacandida nei confronti del patriarca Michele Cerulario.

In chiusura, il vescovo Napolioni, oltre a ringraziare padre Guaita per la sua presenza, ha invitato a superare gli scismi e le eresie del passato, frutto della dimensione umana della chiesa secondo cui i diversi papi, i teologi e i credenti hanno vissuto di bisogni che non hanno nulla a che vedere con il primato del Vangelo.

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