Successo al Museo del Violino per “Scolpisci te stesso”

Dopo lo spettacolo teatrale, liberamente ispirato alla vita di don Francesco Spinelli, preghiera in Cattedrale davanti all'urna del Santo

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La storia è quella di san Francesco Spinelli e dell’istituto religioso da lui fondato per vivere l’adorazione eucaristica e da questa saper vivere la carità nei confronti dei fratelli più bisognosi. Eppure Francesco non è un sacerdote e accanto a lui non ci sono giovani suore. “Scolpisci te stesso”, lo spettacolo teatrale messo in scena in prima assoluta la sera di venerdì 26 ottobre al Museo del Violino di Cremona, è un racconto che vuole andare oltre alla vicenda di don Spinelli per farne la storia di ciascuno, scolpito da un amore che è ben più forte di quello umanamente possibile.

Non a caso Francesco, interpretato dall’attore cremonese Mattia Cabrini, è un falegname. Un artigiano-artista alle prese con un’opera importante, forse il lavoro più prestigioso che gli abbiano mai commissionato.Eppure nonostante le crisi continua a scolpire con dei colpi sempre più urgenti e necessari producendo quei trucioli e quegli scarti per arrivare all’essenza della sua opera d’arte, l’incontro con il Maestro.

E proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto, un imprevisto cambia le carte in tavola, e nel laboratorio irrompe la giovane Virginia (Alessia Bianchi). È proprio lei – che tanto ricorda la giovane Caterina Comensoli, con la quale prese avvio l’istituto delle Adoratrici, e le tante giovani in ricerca – a riuscire a trascinare Francesco e il suo apprendista (Remigio Quercia) nel turbinio del mondo giovanile, con le sue domande e le sue inquietudini. Un mondo che si affaccia alla vita adulta anche attraverso i “cocci rotti” di un passato che non risparmia tagli e ferite (con un chiaro richiamo alle travagliate vicende che provarono don Spinelli, sempre pronto però all’obbedienza e al perdono) obbligando la ragazza a fare i conti con il padre Alessandro (Marco Rossetti) e la dannata laurea in medicina.

Colpo dopo colpo, passata dopo passata, la narrazione – anche attraverso le coreografie interpretate da Ivana Xhani – ha saputo accompagnare lo spettatore quasi per mano a un livello sempre più profondo: non solo della storia messa in scena e neppure della vita di don Spinelli, ma della vicenda umana ed interiore di ciascuno dei presenti, chiamati a scoprirsi inconsapevoli comparse sul palcoscenico della vita. Una vita nella quale i santi passano accanto e scolpiscono… almeno un po’.

Uno spettacolo che, dunque, racconta don Francesco Spinelli come di un artista della relazione con Dio e con i fratelli. Artista perché capace di “stare” in dialogo con la sua opera attraverso una conversazione che ha fatto accadere, rendendola visibile, la sua santità.

Lo spettacolo è stato proposto dalla Compagnia dei Piccoli (un giovane gruppo teatrale che ormai da qualche anno offre sul territorio cremonese – e non solo – spettacoli, laboratori teatrali per bambini, ragazzi ed adolescenti) in sinergia con l’istituto delle Suore Adoratrici e la Federazione Oratori Cremonesi. I testi di Mattia Cabrini, Carolina Griffini, don Andrea Lamperti Tornaghi, Maria Chiara Pelosi e Marco Rossetti. Scenografia del Laboratorio BìU Milano; coreografia di Marianna Bufano e Ivana Xhani. Luci e tecnica a cura di Marco Rossetti; grafica Paolo Mazzini.

Una serata che, per chi ha voluto, è proseguita facendo tappa nella Cattedrale di Cremona, straordinariamente aperta di sera per dare modo di approfondire le tematiche emerse nello spettacolo in una silenziosa e personale preghiera proprio accanto al corpo di san Francesco Spinelli.

Lo spettacolo sarà riproposto all’interno della casa circondariale di Cremona, all’oratorio di Mozzanica (sabato 9 febbraio) e in Diocesi di Modena-Nonantola in occasione della veglia delle palme.

Photogallery della serata

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