È un forte appello a riprendere la responsabilità dell’accompagnamento e della proposta da parte degli adulti ai più giovani, in altre parole aiutare a capire la propria vocazione, quello che il vescovo Antonio Napolioni ha rivolto mercoledì 24 ottobre in occasione della veglia missionaria presieduta a Cremona, in Cattedrale, per la zona pastorale 3.
Duplice lo spunto di riflessione offerto al Vescovo. Da un lato il tema della Giornata missionaria mondiale – “Giovani per il Vangelo” – con un richiamo al Sinodo in via di conclusione a Roma. Dall’altro la figura di san Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda, canonizzato lo scorso 14 ottobre, le cui spoglie sono state accolto in Duomo il 21 ottobre e qui rimarranno sino a domenica 28.
La veglia, animata con il canto dal coro giovanile delle parrocchie Boschetto e Migliaro, ha visto la presenza di tante suore Adoratrici, con la superiora generale madre Isabella Vecchio, giunta per l’occasione da Rivolta d’Adda.
Accanto al Vescovo il diacono don Arrigo Duranti e l’incaricato diocesano per la Pastorale missionaria, don Maurizio Ghilardi, che all’inizio della veglia ha ricordato il senso di questa serata di preghiera.
Sull’altare un catino, una brocca, un asciugamani e un libro posti sotto una grande croce: gli strumenti della missione. E proprio una croce, realizzata con legno di recupero, è stata consegnata ad ogni partecipante.
Aprendo l’omelia il Vescovo ha rivolto lo sguardo proprio a san Francesco Spinelli per tornare, attraverso di lui, alla sorgente della capacità missionaria della Chiesa. Nella consapevolezza che la Chiesa in uscita verso il mondo è un’istanza da sempre richiamata ai cristiani, come Giovanni Paolo II aveva ricordato a Palermo in occasione del terzo Convegno ecclesiale.
Mons. Napolioni ha quindi voluto chiarire lo stile della missione: che è quello della croce, e non di chi conquista, controlla o comanda. Sull’esempio di Cristo, «il missionario del Padre».
«Non c’è missione senza vocazione» ha affermato il Vescovo con un monito rispetto alla mentalità che sempre più guarda ai giovani come coloro che non sanno e non possono, mascherando nello stesso tempo la generazione adulta dietro a stili giovanilisti. «La giovinezza è meravigliosa proprio perché fa diventare adulti», ha ricordato mons. Napolioni, che ha poi inviato a non idealizzare la giovinezza esteriore, valorizzando piuttosto quella interiore,«che i santi hanno fatto fiorire in una infinità di storie».
Un ulteriore aspetto rimarcato dal Vescovo è stato quello del «cuore» che c’è tra la vocazione e la missione: la comunione con Cristo e i fratelli. E qui un richiamo esplicito a san Francesco Spinelli. Testimone di una missione che è scambio reciproco, e non solo dono dei più ricchi a chi è più povero.
A caratterizzare la veglia anche la testimonianza di suor Luoise Saar, Adoratrice originaria del Senegal, che da qualche anno opera in Italia, la sua terra di missione. Come infermiera in Africa «ho servito i fratelli – ha raccontato – nella cura delle loro malattie, attingendo la forza dall’Eucaristia, celebrata e adorata». Dal Congo al Camerun al Senegal, a contatto con malati di Aids e lebbrosi, accanto ai quali ha capito che cosa è la sofferenza.
Lo scorso anno, a 21 di professione religiosa, il trasferimento in Italia: «Prima incontravo persone povere e bisognose – ha affermato, guardando alla sua esperienza nel Modenese – che mancavano del necessario per sfamarsi; oggi incontro gente “sazia” fino a perdere i valori fondamentali della vita, come la fede, la speranza, il vero amore». Oggi, invece, opera a Rivolta d’Adda, presso S. Maria, la casa delle Suore Adoratrici che accoglie le religiose anziane e malate, «sorelle che mi raccontano, anche con i loro silenzi, che cosa vuol dire donare la vita».
La veglia si è conclusa con la benedizione episcopale e il mandato missionario a tutti presenti.