Sinodo dei giovani, in Seminario il confronto con il Vescovo

L'occasione è stata l'annuale Assemblea Oratori, con la partecipazione di sacerdoti, religiosi e laici

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Il nuovo inizio di un cammino, “come orizzonte il futuro”. Un percorso fatto di confronto e condivisione, all’insegna dell’ascolto e del dialogo, per e con i giovani. Si profila così il Sinodo diocesano presentato ufficialmente nella mattinata di giovedì 8 settembre in Seminario alla presenza del vescovo Napolioni in occasione della consueta Assemblea Oratori di inizio anno pastorale.

Un appuntamento tradizionale, quello proposto dall’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, diretto da don Paolo Arienti, che quest’anno è stato caratterizzato dall’importante novità: il Sinodo dei giovani, che impegnerà la Chiesa cremonese nei prossimi anni. Un cammino ancora tutto da costruire, insieme, a seconda delle esigenze che via via emergeranno.

Introduzione di don Arienti

L’incontro, che ha visto la presenza di molti sacerdoti, qualche religioso e non pochi laici, è iniziato con un momento di preghiera. In questo contesto alcuni spunti di riflessione sono arrivati anche dalla “lettera a un educatore del futuro”, proposta da Mattia Cabrini.

Lettera a un educatore del futuro

Dopo la proclamazione del Vangelo la riflessione del Vescovo che, riprendendo l’immagine del sale della terra e della luce del mondo, si è anzitutto domandato se «conosciamo il sapore dei nostri ragazzi»: solo così è possibile valutare una relazione educativa. Naturalmente con lo sguardo alla Luce, che è Cristo, che deve illuminare la vita di ciascuno. Arrivando così all’esigenza di fare un cammino che rimetta i giovani al centro.

Riflessione del Vescovo

È quindi toccato a don Arienti introdurre il tema del Sinodo, non senza prima un ricordo affettuoso nei confronti del suo predecessore, don Giampaolo Rossoni, che «accompagna i lavori nella sua debolezza».

Una presentazione di tematiche e materiali, ma senza troppi punti fermi, quanto piuttosto tanti punti interrogativi. L’obiettivo è, infatti, una condivisione di metodi e contenuti, per un’esperienza di corresponsabilità: così si presenta il Sinodo dei giovani.

Tra le ipotesi quella di concentrarsi in particolare sulla fascia d’età dei 18/30enni. Giovani che già frequentano gli ambienti oratoriani, per un Sinodo che dunque non intende coincidere con una “missione giovani”. Eppure oltre a parrocchie, movimenti e gruppi, potrebbero essere coinvolte anche realtà come la scuola e persino il carcere.

Per quanto riguarda le tempistiche, dopo la prima fase del “ne parliamo”, a gennaio la Settimana dell’educazione vorrebbe dare ufficialmente il via alla fase preparatoria, che potrebbe proseguire sino ad agosto utilizzando le occasioni di pastorale giovanile già calendarizzate. L’auspicio è che proprio i giovani possano reagire nei propri ambienti di vita.

L’immagine di questo inizio di Sinodo è quella del pendolo, che oscilla in modo costruttivo tra le proposte/provocazioni e i momenti di ascolto e confronto nei territori.

Tappa fondamentale sarà l’esperienza che il Vescovo propone ai giovani a Taizé, il prossimo agosto. Poi dal settembre 2017 al giugno 2018 potrebbe svolgersi la cosiddetta assemblea sinodale, composta naturalmente anche da giovani.

Intervento di don Arienti

Riprendendo la parola, mons. Napolioni ha quindi espresso tre aspettative. Anzitutto quella di un Sinodo che non intende essere un nuovo libro che si aggiunge alla biblioteca, ma un «processo vitale che non si aggiunge alla vita ordinaria, ma la lievita da dentro».

Quindi la prospettiva dell’ascolto del futuro, correndo anche il rischio di scoprire cose che non si vorrebbero sapere.

Infine il target da coinvolgere, precisando che non si tratta di una missione, ma certamente di un sinodo aperto.

Intervento del Vescovo

Nel corso dell’assemblea ha preso la parola anche don Davide Schiavon, nuovo responsabile del Centro diocesano vocazioni, che ha illustrato le proposte per il nuovo anno, focalizzate su tre livelli.

Un primo caratterizzato da incontri con il Vescovo nelle interzone: esperienza di tipo vocazionale, ma anche lancio del Sinodo. Quattro gli appuntamenti: il 7 ottobre a Casalmaggiore, il 21 a Cremona, il 28 a Mozzanica e il 4 novembre a Soresina.

L’equipe diocesana, composta da don Schiavon insieme a don Paolo Arienti, fra Giorgio Peracchi e suor Stefania Peri, è quindi a disposizione per incontri che si vorranno organizzare nelle parrocchie e nelle zone, inserendosi nelle proposte già calendarizzate.

Ulteriore canale quello del web con il dialogo dei giovani attraverso i siti internet www.vocazionicremona.it e www.diocesidicremona.it/vocazioni.

Intervento di don Schiavon

Ha quindi fatto seguito il lavoro a gruppi, proprio per guardare alle prime proposte sul tavolo e condividere riflessioni e idee.

Ha fatto seguito, in sala, il resoconto delle discussioni.

Tra le questioni è stata sottolineata l’importanza dell’ascolto: che deve essere anche all’interno della Chiesa e nella consapevolezza che debba essere l’atteggiamento adottato anche dagli stessi giovani. Il tutto una relazione di gratuità. Pur con all’orizzonte il rischio di una iniziativa calata dall’alto: decisive, dunque, risulteranno le modalità di attuazione. Da chiarire forse meglio, così come le tematiche e le fasce d’età da coinvolgere.

Deciso il no a grandi eventi di piazza, quanto piuttosto un impegno capillare nell’ordinarietà. E tenendo conto delle realtà già presenti in diocesi, e così diversificate nei diversi territori.

Altri termini sottolineati “condivisione”, “responsabilità” e “verità”. Perché – è stato affermato – «Se con questo Sinodo tradiamo i giovani ancora una volta è la fine».

Punto fondamentali saranno proprio i giovani per riuscire a coinvolgere altri coetanei.

Un Sinodo che sappia scaldare i cuori – è stato sottolineato – e non essere solo un fuoco di paglia.

Resoconto dei lavori di gruppo

Riflessioni che il Vescovo ha preso in considerazione, nella consapevolezza che il Sinodo è una scelta da definire in modo progressivo, grazie all’apporto di tutti. «In ascolto del futuro, che è Cristo che ci viene incontro. Ieri, oggi e sempre». Trattandosi di una comunità che non può sentirsi arrivata perché – ha proseguito citando Mazzolari – «è un focolare che non conosce assenze». «Assenze generazionali che non sono solo motivo di un’ansia missionaria, ma prima ancora devono risvegliare un ascolto».

Obiettivo del Sinodo – ha chiarito il Vescovo – è mettersi in dialogo con le nuove generazioni. Proprio la mancanza di dialogo è quella che, secondo mons. Napolioni, interferisce «tra la domanda di vita e l’offerta di vita».

Un dialogo a partire dai ritiri del clero, maggiormente di carattere diocesano rispetto che zonale, proprio come prima occasione di sinodalità quotidinana. Un’attenzione che dovrà essere presente anche nei Consigli pastorali. Un vero e proprio corso di «facilitatori del dialogo» che coinvolgerà prima di tutto i responsabili degli uffici di Curia.

Valido per il Vescovo il processo di attrazione tra giovani, ma specificando che «adesso non è una missione giovani, ma un sinodo». Non però un chiudersi in se stessi, ma un processo per cerchi concentrici. «Studieremo come allargare e poi ritornare da un raggio di ascolto della realtà, il più ampio possibile, a una sintesi fatta da chi ha più maturato l’esperienza di fede, da cui ripartire poi per una pastorale veramente missionaria».

«In questo senso – ha proseguito il Vescovo – posso immaginare da parte mia che, passati due anni del Sinodo, è ora di fare la Visita pastorale». E subito una precisazione: «Possiamo ripensarla in modo meno ispettivo e più missionario?».

Da ultimo, infine, il tema dei linguaggi, ai tempi, ai modo e ai ritmi di vita dei giovani: «Dobbiamo fare il Sinodo dei giovani – ha chiarito il Vescovo – alla maniera dei giovani e con la lingua dei giovani. Andare a Taizé ha questo scopo». Ma il Vescovo non ha escluso neppure altre modalità, come una fase residenziale per caratterizzare all’assemblea finale.

Intervento del Vescovo

Don Arienti ha quindi tirato le fila: a partire da un’idea di Chiesa precisa con la condivisione dell’idea di fondo. Con un invito a non smorzare l’entusiasmo, e a «leggere e studiare insieme». Quindi la questione di una catena di responsabilità e condivisioni, con la fatica di far ragionare insieme livelli diversi. Per un coinvolgimento sempre più ampio che possa coinvolgere tutte le comunità anche in senso spirituale.

Conclusione di don Arienti

Chiudendo i lavori assembleari, il riferimento di mons. Napolioni è stato alla Chiesa in uscita tanto evocata da Papa Francesco e con la richiesta per un salto di qualità in termini di condivisione.

Conclusione del Vescovo

 

Photogallery della mattinata

 

Il logo del sinodo dei giovani

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