Sant’Alberto Quadrelli, Napolioni: «Oggi la sfida è essere adulti felici e maturi»

Il 2 luglio a Rivolta d'Adda la Messa presieduta dal vescovo di Cremona in occasione della festa patronale

image_pdfimage_print

A cento giorni dalla visita pastorale il vescovo Antonio Napolioni domenica 2 luglio è tornato a Rivolta d’Adda per celebrare, alle 10 nella basilica di Santa Maria e San Sigismondo, la Messa nella solennità patronale di sant’Alberto Quadrelli, nativo del borgo e vescovo di Lodi vissuto nel XII secolo.

Ad accogliere monsignor Napolioni le parole del parroco, monsignor Dennis Feudatari: «Grazie per questa sua seconda venuta, quest’anno, nella nostra comunità». Ha detto ricordando la Visita pastorale, di cui ha ripreso due passaggi della consegna lasciata proprio dal vescovo: «Il primo è che Gesù ci viene a cercare e lo fa nell’Eucarestia e negli altri Sacramenti e nella preghiera personale e comunitaria». «La nostra comunità – ha aggiunto –, benedetta dalla santità del vescovo Alberto (Quadrelli, ndr) e del presbitero Francesco (Spinelli, ndr), respira questo senso profondo di grazia». E ha proseguito: «Nello stesso tempo lei, Eccellenza, ci fa un invito importante, perché ci chiede di essere discepoli missionari, contenti e convinti di riunirsi intorno alla presenza viva del Signore. Chiediamo a sant’Alberto di aiutarci in questo, ma chiediamo anche a lei di spronarci su questa strada».

 

Il saluto del parroco Feudatari 

 

Anche Alberto Quadrelli visse in un tempo che non era più facile del nostro. Un tempo in cui venivano le città erano distrutte e venivano eletti anti-papi. Lo ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della sua omelia per ricordare quante sfide il santo dovette affrontare. «Anche noi – ha sottolineato – siamo di fronte a delle sfide. Insieme a voi vorrei soffermarmi oggi sulla sfida dell’essere adulti felici e maturi, del non aver paura di essere tali in una società giovanilista e fondamentalmente orientata all’apparire». E ha proseguito: «Quando san Paolo scrive, nella lettera a Timoteo, che la smania di arricchirsi porta all’inganno di molti desideri insensati, che fanno affogare nella rovina e nella perdizione, penso che stia descrivendo qualcosa che ci riguarda. Sono le follie collettive di questa adolescenza prolungata, quest’immaturità indotta che fa comodo a qualcuno». Che cosa possiamo fare? «Guardiamo indietro, a un mondo più semplice e più povero? No, abbiamo diritto di essere protagonisti di un mondo dinamico, che progredisce, ma anche in questo mondo, per far crescere le virtù, dobbiamo essere uomini di Dio. Dove per uomo di Dio si intende colui che riconosce il posto del Signore nella sua vita. Tutti siamo uomini e donne di Dio!». «Ciò significa sapere – ha spiegato il Vescovo – che il viaggio della nostra vita può essere vissuto con una realtà filiale e fraterna che ci fa adulti. Ecco la vera crescita in età, sapienza e grazia. Godiamo dell’essere adulti ed assumiamoci la responsabilità di esserlo. Questa è la grazia che chiediamo a Sant’Alberto, un ragazzo di Rivolta che è diventato adulto nella fede, nell’umanità, nel servizio e nella santità».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Alla celebrazione erano presenti il sindaco Giovanni Sgroi e gli amministratori del Comune con i rappresentanti delle associazioni, oltre naturalmente alla comunità rivoltana con numerosi ragazzi del Grest e diverse suore Adoratrici.

In serata, in occasione della festa patronale, Vespro e processione per le vie di Rivolta con la reliquia del santo. Martedì 4 luglio, nel giorno della memoria liturgica di sant’Alberto Quadrelli, consueto pellegrinaggio alla cattedrale di Lodi, di cui il patrono fu vescovo.

 

Sant’Alberto Quadrelli

Alberto Quadrelli nacque a Rivolta d’Adda e rimase parroco di quella antica e importante chiesa collegiata della nostra diocesi per circa venticinque anni. Nel 1168 dal clero di Lodi fu eletto vescovo, il primo della città ricostruita dopo la distruzione operata da Federico Barbarossa. Vissuto in un periodo politicamente e religiosamente turbolento, in mezzo alle lotte tra i Comuni e l’Impero e a una Chiesa lacerata da scismi, Alberto viene descritto da un contemporaneo, suo avversario, come «uomo onesto, saggio, dedito alla preghiera, di vita integra, pieno di amor di Dio e di santo timore». La costante tradizione della Chiesa di Lodi ce lo presenta come un pastore sensibile alle necessità dei poveri. Morì il 4 luglio 1173.

Approfondimento

 

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail