Presentato in Cattedrale il “San Francesco in meditazione” di Caravaggio dopo il restauro

Quella di domenica 3 è stata davvero una serata densa di spiritualità, riflessione, meditazione, contemplazione di fronte ad un vero capolavoro

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Una serata densa di spiritualità, riflessione, meditazione, contemplazione di fronte ad un vero capolavoro: il San Francesco in meditazione di Caravaggio. La sera di domenica 3 aprile in una Cattedrale gremita, in una liricità accentuata dalle armoniose melodie dell’organo e della tromba, è stato presentato il risultato del lavoro di restauro compiuto sull’opera grazie alla perizia e alla maestria di Mariarita Signorini, restauratrice per le Soprintendenze della Toscana. Nella straordinarietà dell’anno giubilare acquista ancora più significato un evento di tale portata. “Francesco rivestito di misericordia”: questo il messaggio del Caravaggio restaurato.

Dopo i saluti iniziali del parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini, si sono avvicendati quattro illustri oratori, che hanno declinato il tema della serata secondo angolazioni e prospettive diversificate, con sottesa però la medesima finalità: guidare il pubblico intervenuto in un viaggio alla scoperta dell’umanesimo di San Francesco, dell’umanità di Caravaggio, quindi della fragilità di ciascuno di noi, riflessi nel grande Volto della Misericordia di Dio.

Ha preso per primo la parola il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che ha fortemente caldeggiato la realizzazione di questa serata, con l’auspicio che possa costituire l’inizio di un percorso alla scoperta della bellezza dell’arte quale fonte di comunità. L’arte – ha precisato il primo cittadino – è un racconto di uomini e donne. Dentro le pennellate, dentro le sfumature, dentro la pienezza dei colori si annida un profondo racconto di umanità, che parla a credenti e non credenti. Ciascuno è bisognoso di questo racconto di umanità. «Ascoltiamolo allora nelle rughe della fronte crucciata, nel volto tormentato del Santo e di Caravaggio. In questa nostra “Cappella Sistina” nutriamoci della bellezza di senso. Il Caravaggio riscoperto ci permetta di riscoprire noi stessi e ci aiuti a guardare con occhi di speranza la bellezza dell’arte della nostra città, acquisendone sempre maggior consapevolezza».

Il sindaco Galimberti ha passato poi il testimone a don Andrea Foglia, direttore dell’Archivio storico diocesano. In un interessante excursus sull’iconografia francescana nell’età della Riforma, è stato sottolineato come dall’immagine iniziale del Santo, stante a mezzo busto alla stregua degli altri santi medievali, si sia passati successivamente ad un’immagine più idealizzata. Al Francesco storico, reale, vero, vicino ai suoi contemporanei, radicato nel contesto della sua terra è subentrato poi un Francesco idealizzato, raffigurato con altri Santi, puntando il focus su alcuni particolari come le stigmate.

Con la Riforma le immagini vengono considerate con maggiore attenzione, inserite in un disegno di rinnovato cambiamento. Nell’età della Riforma e ancor più nel periodo post-tridentino i Santi diventano modelli, esempi da imitare e si propongono al credente perché trovi in essi stimolo al proprio cammino di fede. Il Santo diventa l’immagine del credente. In esso si rispecchia anche l’artista, come nel caso del San Francesco in meditazione. Il tormento interiore di San Francesco è il tormento dell’uomo Caravaggio. Il credente, attraverso l’immagine del Santo, viene invitato alla penitenza, alla contemplazione del mistero del Cristo crocifisso, che chiede non solo di essere compreso, ma anche di essere imitato.

L’esperienza del distacco, del deserto, della solitudine sono le condizioni privilegiate per l’incontro con Dio.

Prima di passare alle grandi raffigurazioni barocche dell’estasi mistica, i Santi – come in questo caso – vengono rappresentati nell’atto intimistico della preghiera, della meditazione. I tre elementi ai piedi del Santo – il teschio, il libro e la croce – sono strettamente correlati, anelli collegati di una catena. Il Libro della Parola aperto sostiene la Croce; a sua volta il teschio, simbolo della Vanitas, sostiene la Parola. La Croce non può essere accolta e vissuta senza aver accolto prima la Parola.

La Parola si è fatta Carne e sacrificio di salvezza, dono di Amore. Attraverso la forza e il sostegno della Parola, l’uomo deve comprendere l’inconsistenza della Vanitas, l’essere vano, il limite delle cose del mondo, da cui deve staccarsi se vuole anelare alla vita eterna. Questi tre elementi in dialettica tra loro guidano il cammino autentico di vita cristiana.

Con la guida scrupolosa di Mariarita Signorini sono state ripercorse le fasi del restauro: un prima e un dopo costantemente a confronto che hanno fatto apprezzare in tutta la sua straordinaria bellezza quest’opera, la cui paternità non lascia assolutamente dubbi, dati segni evidenti come le incisioni tipiche del Caravaggio “regista”, lo studio oculato della luce e lo stemma della famiglia Ala sulla cornice – dipinto e cornice nascono insieme e sono sodali fin dall’inizio –.

Alle spalle del Santo un tronco di ulivo secolare, una presenza minacciosa – come l’ha definita la restauratrice – molto incombente. Quale il significato? Nel buio prevalente, nell’atmosfera cupa e tetra si ravvede un segno di speranza: l’ulivo appunto, ma anche l’aureola del Santo, finalmente riemersa! Questo il messaggio dell’opera caravaggesca, questo il messaggio dell’Arte in generale, secondo la Signorini: un messaggio di Bellezza e di Pace per tutti noi!

L’intervento conclusivo ha suggellato l’eccezionalità dell’intera serata. Il Vescovo, infatti, dall’umiltà grande del poverello di Assisi è arrivato alla grandezza umile di Papa Francesco, delineando il Volto della Misericordia di Dio nei tanti volti dei lebbrosi, degli esclusi, degli emarginati.

Spogliarsi per rivestirsi, abbandonare l’uomo vecchio per rinnovarsi e rivestire l’uomo nuovo; rinascere a nuova vita attraverso la rigenerazione e la purificazione del “battesimo”: questo lo slancio totale di San Francesco come di Papa Francesco, con cui la Misericordia si fa concreta. Francesco riceve misericordia, offre a sua volta misericordia e fa di questa lo strumento della sua pedagogia.

Nei momenti di crisi, come per Francesco-Caravaggio, il teschio  rammenta che solo l’Amore resterà. Allora oranti, contemplando la Misericordia nel volto di Dio e innalzando lodi all’Altissimo «possiamo veicolare a nostra volta misericordia anche con lo sguardo ad un Tu, che è lì accanto a noi, che stiamo ignorando, cui siamo totalmente indifferenti, o forse di cui non abbiamo notato neanche la presenza».

Da lunedì 4 a mercoledì 6 aprile il quadro del Caravaggio può essere ammirato nella Pinacoteca, aperta per l’occasione dalle 10 alle 22. L’opera partirà quindi come ambasciatore delle eccellenze cremonesi per due mostre importanti a Novara e a Madrid, per ritornare in città a settembre in concomitanza con la grande mostra Jannello Torriani – Genio del Rinascimento, organizzata al Museo del Violino da Comune di Cremona, Unomedia, Fondazione Arvedi Buschini e Fundacion Juanelo Turriano.

Nelle giornate di lunedì 4, martedì 5 e mercoledì 6 aprile sono previste visite guidate al dipinto del Caravaggio da prenotare presso gli uffici dell’Assessorato Cultura, Musei e City Branding ai numeri 0372 407784 o 0372 407770 oppure alla mail eventi@comune.cremona.it.

Giusy Rosato

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Photogallery della serata

Foto di Cristian Chiodelli

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