Presentato il libro “Un requiem di don Primo Mazzolari” di Walter Montini e don Samuele Riva

L'incontro presso la Fondazione Città di Cremona, cui è stato donato il quadro del pittore Mario Rota raffigurante la parrocchiale di Bozzolo

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Nel pomeriggio di venerdì 18 dicembre, presso la sala consiliare di Fondazione Città di Cremona, è stato presentato il libro “Un requiem di don Primo Mazzolari”, scritto a quattro mani dal senatore Walter Montini e da don Samuele Riva, parroco delle comunità di Sabbioneta, laureato in liturgia pastorale. I due autori hanno curato l’edizione di questa preghiera fino ad ora inedita, commentandola dal punto di vista letterario e teologico: un Requiem tutto mazzolariano che, pregando per i morti, in verità medita sulla vita, sulle verità più profonde, i suoi misteriosi intrecci di speranze e ingiustizie, di dolori e impegno. Diversi nel libro i riferimenti ad altri autori che hanno trattato il tema della morte e del dolore. 

Dopo i saluti iniziali della presidente di Fondazione Città di Cremona, Oriana Garoli, è stata anche resa ufficiale la donazione alla Fondazione di un’opera d’arte del pittore Mario Rota. Si tratta di un olio su tela il cui soggetto si connette alla figura di don Primo Mazzolari, poiché rappresenta il campanile della chiesa parrocchiale di Bozzolo, dove il prete cremonese si rifugiò dal 1° marzo al 25 aprile 1945, durante l’occupazione tedesca, come testimoniato in “Diario di una primavera”. L’artista, presente in sala, ha voluto ricordare le ultime parole del “Diario di Mazzolari”, scritte in occasione del giorno della liberazione: “La finestra rimane socchiusa, la porta si apre. La liberazione non è tutto”.

In modo complementare, due studi – uno più di carattere letterario (quello di Montini, “Un Requiem per i vivi); l’altro di stampo più teologico (quello di Riva, “Una luce sul Mistero”) – accompagnano il lettore ad una più profonda comprensione dello scritto mazzolariano.

Il requiem di Mazzolari edito nella pubblicazione è stato declamata dalla prof.ssa Tiziana Cordani, che ne ha poi approfondito il significato. Si tratta di una preghiera per i vivi, lasciata come viatico per tutti i giorni, soprattutto per coloro che attraversano momenti di dolore e sofferenza. “Un testo estremamente denso – ha commentanto la Cordani – diverso dal solito requiem che recitiamo”. “È un requiem che parla della comunione tra i vivi e i morti come un’unica cosa”. La preghiera di Mazzolari si avvicina ai “vinti”, ripetendo che la sfida della morte è forse l’unica che avvicina al mistero e apre alla speranza. “Avremmo forse dovuto parlare di questo requiem non vicino al Natale, ma a Pasqua – ha concluso la professoressa – non perché è una preghiera che parla di morte, ma perchè tratta della vita dopo la morte”.

Lettura e commento della prof.ssa Tiziana Cordani

Il senatore Walter Montini è poi intervenuto, sottolineando che nella preghiera di don Primo vengono abbracciati proprio tutti gli uomini “arrivati in porto”: quelli che hanno lavorato per il dovere, lottato per la giustizia, per i forti che vollero e gli eletti che seppero, per quelli che passarono per il dolore, i diseredati, i vinti… Non ci sono differenze di ordine sociale o di stato in questa invocazione, che vede tutti gli uomini uguali nel momento decisivo dell’abbandono della vita terrena. Questa è allora una preghiera che ha a che fare con volti veri, che hanno vissuto e che vivono ancora: significativa in questo senso l’immagine in copertina, “Volti in ascolto” di Carla Bergamasco, che rimanda alla concretezza e la verità della vita. I morti possono diventare presenze che possono dare ancora speranza a quanti ancora vivono.

Intervento di Walter Montini

 

L’introduzione al testo è del biblista cremonese don Maurizio Compiani, che nelle pagine iniziali evidenzia come nel testo siano immediatamente riconoscibili i toni, i contenuti e lo stile appassionato, propri dell’originale e travolgente personalità del parroco di Bozzolo.

Nel testo di Montini si incontrano frequenti riferimenti ai contributi e agli studi condotti su Mazzolari da un altro sacerdote cremonese, lo storico e saggista don Carlo Bello’ (1923-1983), accanto a riflessioni di alcuni scrittori italiani che sul mistero della morte hanno scritto pagine bellissime: Mounier, Bo, Testori e tanti altri.

Nel saggio di Samuele Riva sono evidenti i riflessi biblici e teologici colti nella breve preghiera di don Primo. Nel suo scrivere orante – annota don Riva – “l’umanità non viene mai tarpata dalla fede, anzi, ne viene esaltata, e l’uomo, di fronte al Mistero, … avverte in sé il duello irriducibile tra il senso di ”mestizia” e il bisogno di “speranza’”.

Si tratta dunque di una pubblicazione che consolida la conoscenza di Mazzolari, per chi già ne conosce l’opera, e nel contempo accompagna il “nuovo” lettore alla piacevole scoperta di un testimone la cui vita e il cui insegnamento hanno marcato in modo indelebile un tratto del cammino

Significativo riprendere in mano questa preghiera, in particolare all’avvicinarsi del Natale: le parole sagge di don Primo riescono a trasmettere la speranza che permette al passaggio inevitabile della morte di tramuti in «felele mestizia fidente», profonda fiducia in una vita oltre l’esistenza terrena.

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