Percorsi e soluzioni possibili per i minori: a Vho una serata tra progetti ed esperienze

L'iniziativa, promossa dall’associazione Emmaus Piadena, è stata ospitata venerdì 24 novembre presso la cooperativa “La famiglia”

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Venerdì 24 novembre presso la cooperativa “La famiglia” al Vho di Piadena Drizzona si è tenuto un incontro della rassegna “Migrare: il diritto e la fatica”, promossa dall’associazione Emmaus Piadena nell’ambito delle Trame dei diritti di CSV Lombardia Sud. L’iniziativa, che ha avuto l’obiettivo di far conoscere l’esperienza del tutore per minori stranieri non accompagnati (MSNA), è stata resa possibile grazie a una fitta rete di associazioni tra cui Agnese’s friends, Arcigay La Rocca di Cremona, Società operaia di mutuo soccorso di Torre de’ Picenardi, Lega della cultura di Piadena, GCIL di Cremona e rete IOACCOLGO.

La serata, intitolata “Esperienze, percorsi e soluzioni possibili per i minori stranieri non accompagnati”, è stata incentrata sull’accoglienza di giovani provenienti da Paesi terzi in attesa dell’esito della richiesta di asilo presentato allo Stato italiano.

Grazie alla descrizione della normativa, a opera della direttrice del SAI di Piadena Drizzona Marketa Hulitova, l’assemblea ha potuto apprendere quel che sta alla base del progetto migratorio di interi nuclei familiari che investono sulla partenza del proprio figlio verso l’Europa, consapevoli che per un minorenne la legge è più elastica su alcuni punti. Ma, poiché per la normativa italiana il minore deve avere un tutore legale che lo assista e lo accompagni nella sua quotidianità (dalla gestione delle pratiche mediche a quelle dell’iscrizione alla scuola fino alla partecipazione alle udienze presso il Tribunale dei minori) è necessario che famiglie o singoli si prendano l’onere e l’onore di assumere questo ruolo, normato dalla legge 47/2017 che prevede che il singolo tutore possa assumere “la tutela di un minore straniero non accompagnato o di più minori, nel numero massimo di tre, salvo che sussistano specifiche e rilevanti ragioni”.

«Nel 2022 erano 379 i MSNA in carico al Comune di Cremona. Oggi sono più di 400, contro il Comune di Mantova che ne gestisce circa 270», ha spiegato Carlo Bassignani, responsabile dell’area accoglienza della cooperativa Nazareth, che è convenzionata con il Comune di Cremona e con diverse associazioni della provincia. «Non si tratta di un’emergenza, ma di un fenomeno strutturale, che coinvolge ragazzi provenienti da molti Paesi tra cui in primis l’Egitto. Molti di loro sono passati dai lager libici». La cooperativa Nazareth è l’ente gestore di molte realtà che erano presenti al tavolo dei relatori, tra cui il SAI (che ad oggi ha 113 MSNA). In particolar modo i minori in gestione a Nazareth e ai suoi partner appartengono a una realtà chiamata “di affido potenziato”, che si colloca in una filiera di accoglienza e di comunità. Trentacinque sono ad oggi i MSNA in affido potenziato con Nazareth.

A raccontare direttamente l’esperienza di tutore era presente Silvana Galimberti, assistente sociale casalasca tutrice di numerosi minori, alcuni dei quali anche molto lontani dalla zona in cui vive. «Le storie di questi ragazzi sono tutte diverse tra loro e questo mi spaventava molto quando stavo prendendo la decisione di iniziare questa esperienza – ha raccontato –. Come mi spaventava la possibilità di soffrire di solitudine, abbandonata dalla rete dei Servizi che a volte investono sulle persone responsabilità che dovrebbero essere da loro gestite». Anche se Galimberti ha sottolineato l’impegno causato dall’entrare a far parte di una nuova storia, come quella che ogni minore porta con sé, il suo intento è stato quello di motivare le persone presenti a prendersi quella che ha definito una «responsabilità sociale» e fare ciascuno la sua parte per rappresentare al meglio gli interessi dei ragazzi arrivati nel nostro Paese.

A concludere la serata la relazione di due componenti dell’associazione “Il girasole” di Cremona. Stefano Rustici e Claudia Barbieri, partendo dalle loro esperienze personali di famiglie affidatarie, hanno narrato un altro modo di prendersi in carico minori (in questo caso anche italiani) quando la famiglia d’origine non è in grado di farlo. «L’associazione “Il Girasole” – ha spiegato Rustici – nasce a Cremona nel 1996 e si è costituita attorno a un nucleo di famiglie o singoli che, genitori o meno di figli naturali, si sono resi disponibili a ricevere presso le proprie abitazioni bambini e ragazzi dagli 0 ai 18 anni» che abbiano bisogno di reimparare l’alfabeto degli affetti.

Nella provincia di Cremona sono 12 le famiglie affidatarie che fanno capo all’associazione Il Girasole (ciascuno con uno o più minori in affido). L’associazione è convenzionata con il Comune di Cremona e prevede un sostegno mensile interno grazie all’aiuto di uno psicologo.

«Perché farlo? – ha concluso Rustici – Perché se non dai a questi bambini questa opportunità, sono in pasto al peggio che c’è per strada. Quello che noi facciamo è un “bene sociale”».

Un bene sociale dettato dall’interruzione di una «catena», come l’ha definita Barbieri, che «se tu interrompi permette ai bambini di volare. Perché nelle nostre famiglie i bambini provano delle sensazioni e delle emozioni che non hanno mai provato prima nella loro vita».

Oltre a questo è stato presentato anche, unico esempio in Italia, il pronto intervento dell’ ”affido in emergenza”, che prevede che in 6 ore venga trovato un posto dove lasciare un bambino dagli 0 ai 14 anni per un massimo di 10/15 giorni, mentre i Servizi sociali cercano una famiglia affidataria.

Da ultimo Barbieri ha presentato un nuovo progetto scolastico, che prevede che ogni bambino si possa prendere cura di un suo compagno. E un progetto di “affido culturale” per far sì che, grazie a una famiglia affidataria “per un giorno”, anche un bambino senza una rete famigliare forte, possa visitare un museo o andare al cinema e a teatro.  Un’esperienza tutta da provare.

Durante la serata, a corollario delle relazioni sull’infanzia, è stata inaugurata la mostra fotografica “Through our eyes” realizzata dagli studenti dell’associazione “Still I rise” fondata dal cremonese Nicolò Govoni, che narra la vita in campi profughi e slam per bambini in fuga da guerre e condizioni di disagio sociale. La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile presso la cooperativa “La famiglia” in via Cavour 2 al Vho di Piadena Drizzona, fino al 3 dicembre: dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 18, i sabati dalle 16 alle 18 e le domeniche dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 18.

Sara Pisani
TeleRadio Cremona Cittanova
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