Per Fabio Bonanno una importante tappa verso il diaconato permanente

Il 26 marzo Messa del Vescovo allo Zaist con il rito di ammissione all'ordine sacro

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Riscoprire che la vita è vocazione. Questo il forte invito che, nella mattinata del 26 marzo, quarta domenica di Quaresima, il vescovo Antonio Napolioni ha rivolto alla comunità di S. Francesco d’Assisi, nel quartiere Zaist di Cremona. L’occasione è stata la Messa nella quale Fabio Antonio Bonanno, marito e padre residente in parrocchia, è stato ufficialmente ammesso a intraprendere il cammino in preparazione al diaconato permanente.

Originario di Castiglione Olona, nel Varesotto, Bonanno vive a Cremona da 10 anni. L’arrivo all’ombra del Torrazzo per frequentare il Biennio filosofico allora presente presso il convento dei Frati Cappuccini di via Brescia. Un’esperienza che non l’ha portato a proseguire la formazione teologica, ma a inserirsi nel mondo lavorativo e metter su famiglia.

Nell’estate del 2011 le nozze con Jessica Gorini. Poi l’arrivo di Vittoria e Samuele, oggi rispettivamente tre anni e mezzo e uno e mezzo.
Educatore presso la Cooperativa Nazareth di Cremona, nel 2015 Bonanno ha conseguito la laurea triennale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religione di Crema, dove il 31 marzo discuterà la tesi per la laurea magistrale quinquennale in Scienze religiose. La formazione necessaria per intraprendere il cammino in preparazione al diaconato permanente, iniziato ufficialmente domenica 26 marzo con il rito di ammissione davanti al vescovo Antonio.

Tutto si è svolto dopo l’omelia, quando il diacono permanente Eliseo Galli ha chiamato Fabio che, dopo aver risposto «Eccomi», si è presentato davanti al Vescovo, che ha interrogato anche la moglie Jessica (presente con la figlia accanto a Fabio) l’assenso a che il marito prosegua il cammino verso il diaconato. Dopo aver ricevuto parere positivo, il Presule si è rivolto a Bonanno domandogli rispetto alla volontà di diventare diacono impartendo quindi la benedizione.

Accanto al Vescovo c’erano il parroco dello Zaist, don Gianni Cavagnoli, e don Antonio Facchinetti, incaricato diocesano per i Diaconi permanenti e quanti sono in formazione. Hanno concelebrato anche il vicario parrocchiale, don Matteo Alberti, e due frati cappuccini, padre Raffaele Orlando e padre Gianfranco Gatti. Hanno servito all’altare i diaconi permanenti Eliseo Galli e Cesare Galantini.

Il tema della vocazione è stato al centro dell’omelia di mons. Napolioni, che ha voluto sottolineare come non si tratti di qualcosa che capita solo ad alcuni previlegiati rimanendo ignota ai più, quanto invece di una disponibilità al servizio suscitata da un sempre maggior legame con il Signore.

«Aiutiamoci tutti a scoprire tutte le vocazioni», ha quindi auspicato il vescovo. Vocazioni non solo di speciale consacrazione, ma la chiamata «che, prima o dopo, il Signore riserva a tutti i suoi amici». Solo così si potrà dar vita ad una comunità dinamica, capace di rispondere alle diverse necessità. Una Chiesa missionaria, testimone e in uscita, ha detto il Vescovo riprendendo un’espressione cara a Papa Francesco.

Guardando in particolare a Fabio, mons. Napolioni l’ha invitato a vivere «con serenità questo passo», che non porterà particolari rivoluzioni in famiglia, «se non a volervi ancor più bene».

Da qui l’invito, rivolto a tutti, a mettersi in ascolto del Signore. L’unica strada per poter scoprire le propria vocazione e poter quindi giungere a dire il proprio «sì». «L’eccomi di Maria, di Gesù e di ciascuno di noi – ha concluso il Vescovo – ci rende davvero Chiesa. Cioè assemblea di chiamati e di servi del Vangelo e della carità».

 

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