Domenica allo Zaist l’ammissione al diaconato permanente di Fabio Bonanno

Originario di Castiglione Olona, è a Cremona dal 2007: sposato e con due figli lavora presso la Coop. Nazareth

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La giornata del 26 marzo per Fabio Antonio Bonanno, originario di Castiglione Olona, nel Varesotto, ma da 10 anni residente a Cremona, segnerà un importante passo nel cammino verso il diaconato permanente. Durante la Messa che il vescovo Antonio Napolioni presiederà, infatti, alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di S. Francesco d’Assisi, dove risiede con la moglie Jessica e i figli Vittoria e Samuele, sarà ufficialmente ammesso al primo grado dell’ordine.

La nuova tappa di un cammino di discernimento segnato anche dalla necessaria formazione presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema, dove Fabio ha conseguito nel 2015 la laurea triennale e dove il 31 di marzo discuterà la tesi per la laurea magistrale quinquennale in Scienze religiose.

«Il cammino, che tra formazione e studi teologici dura da circa quattro anni, – sottolinea Bonanno – ha visto e vede tutt’ora impegnati me e famiglia. Infatti è merito della collaborazione e del coinvolgimento di tutta la mia famiglia: suoceri compresi che, insieme a mia moglie Jessica, hanno fatto sì che io potessi continuare gli studi all’Istituto di Crema. Non abbiamo mai voluto nascondere, io e Jessica, le nostre fatiche ad amici, conoscenti e agli stessi formatori… e quanto ci sia costato raggiungere questi traguardi. Non dimenticherò mai le volte in cui Jessica, nelle sere in cui dovevo seguire i corsi, si è dovuta sacrificare per accudire i bimbi piccoli e per gestire la casa. Senza saperlo eravamo, e lo siamo tutt’ora, invasi da una grande forza di volontà. Grazie a questa forza di volontà, come mi ricordava il nostro vescovo Antonio durante i colloqui personali, splenderà, fiorirà e si manterrà sempre viva la vocazione di un diacono permanente sposato. É la forza di due persone che nel sacramento del matrimonio sono diventati una sola cosa in Cristo».

«Per poter rispondere a una chiamata come quella del Diacono permanente – continua ancora Bonanno – quale sposa migliore il Signore poteva mettermi accanto. Che, come prevede il rito di ammissione nonché il Codice di Diritto canonico, dovrà acconsentire pubblicamente, insieme a me, alla volontà di servire il Signore nella Chiesa attraverso questo ministero, davanti al Vescovo e alla comunità di San Francesco, quale testimone ecclesiale di questa chiamata».

Fabio Antonio Bonanno ha vissuto i primi 30 anni della sua vita a Castiglione Olona, un paese di circa novemila abitanti, alle porte di Varese, in diocesi ambrosiana. Castiglione Olona è conosciuta anche anche Isola di Toscana in Lombardia per gli affreschi di alcuni pittori del 1400, il più famoso Masolino da Panicale, probabile collaboratore (per alcuni addirittura maestro) del Masaccio. Affreschi che si incontrano nel centro storico di Castiglione e in alcune delle sue chiese di epoca medioevale.

È originario della Parrocchia dedicata alla Beata Vergine del Rosario e che ha come compatroni i santi Lorenzo e Stefano, martiri e diaconi, come tiene a ricordare Bonanno. Qui Fabio ha ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana e la formazione religiosa, grazie soprattutto ai genitori e a preti che si sono spesi per la comunità castiglionese, in particolare per mantenere vivo un oratorio, che durante i Grest accoglieva più di 300 bambini ed adolescenti.

Castiglione si trova in una zona strategica della provincia di Varese. a circa mezz’ora di auto si raggiunge il Lago Maggiore, quello di Como, il confine svizzero, l’ Hinterland milanese, Campo dei Fiori e il famoso Sacro Monte di Varese, dove spesso e volentiere durante la gioventù, e soprattutto nei momenti di ricerca più profonda di Dio, Bonanno era solito rifugiarsi. Al tempo stesso il paese dista solo pochi chilometri dal Seminario maggiore di Milano e da una delle comunità dei Missionari Comboniani. Una zona, dunque, che aiuta alla meditazione e riflessione personale.

«Un giorno – ricorda Fabio –, durante uno dei tanti tragitti di ritorno dal Sacro Monte di Varese verso casa, in un momento di forte smarrimento, spinto da qualcosa di inspiegabile, decisi di fermarmi nella chiesa del convento dei Frati francescani cappuccini di Varese per la celebrazione Eucaristica prefestiva. A conclusione di quella Messa cominciai a interessarmi della figura di San Francesco, il quale, come raccontano le Fonti Francescane fu diacono, appassionandomi così del suo stile di vita».

Per questo nel settembre del 2007 Fabio Bonanno giunse a Cremona, presso il convento dei Frati minori di via Brescia. «Per alcuni anni – ricorda Fabio – ha vissuto nella famiglia Cappuccina di Lombardia, all’interno della quale ho potuto iniziare una formazione teologica nello Studentato di via Brescia. Concluso il biennio filosofico con introduzione alla teologia, decisi di non proseguire più la formazione teologica, inserendomi nel mondo del lavoro».

Una prima esperienza lavorativa come educatore al Solco, poi in un’azienda leader nel settore alimentare come coordinatore magazzino-logistica. Sino alla sua ultima occupazione: da qualche anno è operatore presso la Cooperativa sociale Nazareth di Cremona, impegnata per accoglienza migranti, in particolare minori stranieri non accompagnati.

Ulteriore tappa significativa per la sua vita il 26 giugno del 2011, quando ha sposato Jessica Gorini. «Il matrimonio – sottolinea ancora Fabio – per le mani di don Gianpaolo Maccagni nella chiesa di san Francesco d’Assisi, a Cremona. Non sarà un caso! Pare che san Francesco abbia comunque scelto di rimanere al fianco mio e della mia famiglia.

Matrimonio maturato dopo alcuni anni di fidanzamento e preparazione al sacramento stesso. Quindi la nasciata dei due figli: Vittoria, oggi tre anni e mezzo, e Samuele, una anno e mezzo.

«Fu proprio nel momento della nascita di Vittoria, avvenuta dopo lunghi e sofferti giorni di travaglio il 10 agosto 2013 – afferma Fabio – che in preghiera di ringraziamento per l’avvenuto parto di mia figlia senza particolari conseguenze, durante la Messa del giorno nella nostra Cattedrale di Cremona, la liturgia fa memoria di san Lorenzo, martire e diacono, che avevo invocato tutta notte. Comincio così a interrogarmi sulla figura del diacono. Figura che avevo già incontrato agli inizi degli anni 2000 per via di alcuni studi di teologia per laici in diocesi ambrosiana attraverso persone che si stavano candidando e formando al ministero del Diaconato permanente. Per cui con maggior consapevolezza chiesi esplicitamente, all’allora vescovo Dante e ai formatori di poter approfondire ed essere accompagnato a discernere questa chiamata, frutto non solo di intuizioni personali, ma anche degli studi ripresi qualche anno fa presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, dove non si formano solo gli insegnati di religione, laici appassionati di qualche corso teologico e catechisti, ma anche i candidati al Diaconato permanente delle tre diocesi di Cremona, Crema e Lodi e tra cui non sono mancate testimonianze concrete».

«Siamo giunti finalmente a questo primo traguardo – conclude Fabio Bonanno – per accedere al Diaconato permanente, ministero che, grazie al Concilio Vaticano II, ha ripreso vitalità, dopo un periodo che si potrebbe definire buio, probabilmente per la poca attenzione posta, pur rimanendo un ministero al quanto antico, come la prima comunità cristiana (cfr. il testo di At. 6,1-7)».

Infine, un’ultima considerazione: «Nei giorni scorsi molti amici si sono congratulati con me per il raggiungimento di questi traguardi. Mi colpì, in paricolar modo, l’augurio di un caro amico sacerdote e religioso il quale, oltre a rallegrarsi per questa scelta, evidenziava la tenacia, la pazienza e il continuo mantener fede all’ascolto della voce di Dio che, secondo il suo punto di vista, mantengo da diversi anni. Sinceramente questo suo augurio mi aveva sconvolto e ancor tutt’ora mi sconvolge, perchè continuo a chiedermi se davvero ho sempre ascoltato la voce del Signore nel mio cammino di vita, ma soprattutto se gli sono stato fedele».

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