Il pellegrinaggio diocesano si avvia alla sua conclusione. Dopo le intense giornate di grande spiritualità a Lourdes, meta principale dell’itinerario della trentina di pellegrini insieme al vescovo Antonio Napolioni, vissuto unitamente al numeroso gruppo dell’Unitalsi che ha aderito alla proposta regionale dell’associazione, il viaggio si è spostato dalla Francia alla Spagna.
Nella giornata di venerdì 9 agosto, infatti, i partecipanti hanno raggiunto Saragozza. L’arrivo nel pomeriggio, quando il gruppo ha visitato la basilica di Nostra Signora del Pilar, prima chiesa dedicata a Maria della storia nonché uno dei più famosi e frequentati santuari di Spagna. Fondata, secondo la tradizione, da Giacomo il Maggiore dopo che Maria, ancora vivente a Gerusalemme, gli era apparsa, non in spirito ma con il proprio corpo, seduta su un pilastro (pilar). Una chiesa imponente fin dalle sue alte torri, collocata proprio al centro della città «quasi a dire che Maria è al centro della popolazione e della vita di tutti i giorni», racconta don Matteo Bottesini. C’è infatti una forte devozione tra gli abitanti, soprattutto i bambini: gli unici che, secondo la tradizione, possono toccare il manto che riveste il pilastro in alabastro che regge la statuina votiva della Madonna.
Nella giornata di sabato 10 agosto il trasferimento verso Barcellona, penultima tappa del percorso tra fede e arte, tra santuari e bellezza, per terminare con la visita al monastero di Santa Maria de Monserrat prima del rientro in Italia. L’itinerario diocesano, organizzato dal Segretariato diocesano pellegrinaggi diretto da don Bottesini con il supporto tecnico dell’agenzia ProfiloTours, prosegue così con alcune occasioni più di carattere culturale, ma sempre nel segno della spiritualità, dopo le giornate vissute nel grande santuario mariano all’insegna della preghiera e della testimonianza.
«L’incontro con tanti fratelli e sorelle, venuti a Lourdes per cercare risposta alle proprie domande di fede e testimoniare gli uni agli altri la presenza di Cristo e di Maria nella propria vita, fa sì che si lasci Lourdes con un cuore veramente rigenerato», sottolinea il vescovo Antonio Napolioni.
C’è chi a Lourdes è ritornato dopo molto tempo, come Mauro, che dopo 18 anni ha scelto di vivere nuovamente questa esperienza insieme alla moglie, fortemente desiderosa di tornare in questo santuario. Un viaggio dunque vissuto nella fiducia di chi torna a casa della Madre, senza motivi particolari di richiesta o aspettative per ciò che si riporterà a casa.
«Sono stati giorni vissuti in un santuario accogliente – racconta Mauro – insieme a tante altre persone, anche molto diverse tra loro: popolo di Dio accomunato dal desiderio di incontrare Maria. “Come qualcuno di casa”: davvero qui ho potuto sperimentare concretamente questa espressione. La preghiera fatta a Lourdes sembra più leggera, quasi come una carezza a Maria, alla propria mamma. Torno a casa più sereno, perché nella preghiera fatta tutti i giorni mi sembra davvero di aver ricevuto molto, pur nella consapevolezza di non aver portato nulla di particolare se non un vestito intessuto da 18 anni, fatto di tante cose. E allora non chiedo altro che la serenità del cuore. Sono contento di quello che ho vissuto e dell’atmosfera che ho respirato. E desidero fare mie le parole di Bernardette: “Io non vi dico di credere, ma di essere testimoni di quello che avete visto”».
Significativo per Mauro è stato anche l’incontro e la condivisione di queste giornate con tanti giovani, numerosi a Lourdes per vivere una esperienza di servizio nei confronti di chi è più fragile.
Un aspetto che ha profondamente segnato anche Agnese, a Lourdes per la prima volta. «Sono stata colpita dalla loro gratuità offerta a malati e bisognosi. Ma sono rimasta anche stupita dall’atteggiamento proprio dei malati: persone che stanno vivendo un momento di difficoltà, anche seria, ma nonostante ciò mostravano una serenità e una tranquillità incredibile, che mi ha fatto molto riflettere. Da questa esperienza, infatti, spero di imparare a guardare alle situazioni di difficoltà con uno sguardo diverso, più ampio, e riuscire anch’io, nel mio piccolo, in ambiti magari diversi, a mettermi in gioco e rendermi disponibile per gli altri».
Ora il percorso nell’Aragona, in direzione di Barcellona, alla scoperta di importanti luoghi d’arte e grandi basiliche. Solo il segno, però, di una Chiesa molto più grande.
«In questi giorni la grande Chiesa io l’ho vista più nel popolo dei piccoli, delle famiglie che vengono dalle parti più lontane dal mondo, dei ragazzi che si ritrovano ancora a Lourdes per fare un’esperienza di servizio e di crescita anche nei malati – ha aggiunto il vescovo –. E queste grandi chiese, monumenti maestosi ma vuoti, ci ricordano l’impegno dei cristiani nel passato e ci sfidano per il futuro». Da questa riflessione monsignor Napolioni riepiloga il senso del viaggio tra i Pirenei come «un pellegrinaggio di speranza, per andare all’essenziale di ciò che crediamo e condividerlo con semplicità, come abbiamo fatto con le persone che hanno aderito a questo invito, con le quali abbiamo vissuto queste tappe con grande umiltà e serenità».
Sabato 10 agosto a Barcellona la visita alla Sagrada Familia e alle meraviglie della città blaugrana, tra cui quelle realizzate da Antoni Gaudì. Poi la partenza verso Monserrat prima di mettersi sulla via del ritorno.
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A Lourdes con l’Unitalsi: un cammino di preghiera e servizio