Missioni, Gloria Manfredini in partenza per Salvador de Bahia

L'educatrice cremonese pronta a una nuova esperienza come missionaria laica nella parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado

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Dopo l’ultima esperienza missionaria fatta tra il 2021 e il 2022, il 29 ottobre Gloria Manfredini, cremonese dell’unità pastorale Sant’Omobono, farà ritorno in Brasile, a Salvador de Bahia, nella parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado, legata alla Diocesi di Cremona e di cui è parroco il sacerdote fidei donum cremonese don Davide Ferretti. A una settimana dalla sua partenza, che coinciderà con gli ultimi giorni dell’ottobre missionario, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’educatrice cremonese.

Gloria, che cosa l’ha spinta a tornare a Salvador de Bahia, dopo una prima esperienza come missionaria laica?

«Mi ha spinto proprio il fatto di esserci già stata, di aver già sperimentato la vita là, sia nel servizio in parrocchia che nelle realtà educative nel quartiere. Ma, soprattutto, la sensazione di non aver finito quello che avevo messo in campo: una sensazione di incompiutezza. Da qui il desiderio di portare avanti quello che si era aperto durante la precedente permanenza. Con queste parole può sembrare che io abbia fatto chissà cosa. In realtà, i primi mesi dell’anno che ho passato a Salvador mi sono serviti per ambientarmi e per farmi conoscere e quindi, una volta che poi è cominciata la collaborazione, era già ora di tornare. Sono rimasta un po’ a metà. L’idea, comunque, non è quella di andare ad aprire e creare cose nuove, ma semplicemente di mettere in campo le mie competenze e di collaborare con le realtà che già ci sono. L’inizio servirà comunque ancora per riambientarmi, perché sono via da un anno e le cose cambiano velocemente. I primi mesi serviranno sicuramente ancora per osservare e capire se si può ricominciare da dove ho lasciato».

E a livello sociale ed educativo, che ambiente aveva lasciato?

«C’è una fetta di città, che è la periferia, dove ognuno si arrangia un po’ come può. Le condizioni sociali non sono favorevoli. Nel senso che sono più gli ostacoli, nel percorso del raggiungimento di una vita dignitosa, rispetto agli aiuti. Questo riguarda tutti i campi: da quello educativo a quello sanitario, fino al mondo del lavoro. In queste periferie le offerte della strada superano quelle che ti permettono di costruire una vita accettabile».

Crede che il mondo missionario stia cambiando?

«Personalmente penso che, come in tutti i settori, sia un mondo in trasformazione. Non so che direzione prenderà, ma se la vita del mondo cambia, in mezzo al caos bisogna cercare di capire dove stanno andando le persone. Se tante cose vent’anni fa andavano bene, ora ci sarebbe il bisogno di capire che cosa la gente ti sta chiedendo e le trasformazioni che il mondo ti sottopone».

E qui in Italia e in diocesi che cosa si può fare?

«Possiamo aiutare queste genti ad avere più strumenti possibili con i quali possano creare la loro vita. Se tu hai i pastelli senza punta, non puoi disegnare. Nei mesi in missione io mi sono sentita come il temperino: non sono io a fare il disegno o a scegliere i colori da usare, sono quella che aiuta a fare la punta».

Sa già quanto starà in Brasile?

«Soprattutto in Brasile, le cose non sono sempre prefissate. Intanto rifaccio un anno, poi vediamo se le condizioni – brasiliane, italiane e parrocchiali – permettono di andare avanti ancora un po’. L’idea è quella di fare più di un anno. A differenza della prima volta, adesso che conosco di più la realtà, paradossalmente ci sono meno aspettative. Bisogna però fare attenzione a non cadere mai nell’abitudine, che non ti permette di cogliere il dettaglio».

 

Guarda l’intervista a Gloria Manfredini ospite del Giorno del Signore

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Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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