L’oratorio di Caravaggio in cammino con san Giovanni XXIII

L'iniziativa nelle notte tra il 31 ottobre il 1° novembre: un vero e proprio pellegrinaggio da Sotto il Monte alla parrocchiale di Caravaggio riflettendo e pregando per la pace

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Una notte, tra il 31 ottobre il 1° novembre, senza zucche, streghe o travestimenti, ma con il coraggio di mettersi in cammino come singoli e come comunità e riscoprire la vicinanza dei santi. Su iniziativa dell’Oratorio di Caravaggio, guidati dal vicario don Andrea Piana, un buon numero di caravaggini ha percorso i trentaquattro chilometri che conducono da Sotto il Monte, il paese natale del papa bergamasco san Giovanni XXIII, alla chiesa parrocchiale di Caravaggio. Una proposta all’inizio apparsa quantomeno bizzarra e folle: già trentaquattro chilometri non sono certo pochi, per di più in autunno, di notte, con il freddo… Eppure, ventidue persone di tutte le età – c’erano ragazzi di prima superiore e anche pensionati – si sono fidati e hanno aderito alla proposta del sacerdote, che già lo scorso anno aveva promosso il Cammino Francescano della Marca e una camminata notturna dal Santuario di Castelleone.

Dopo essersi ritrovati nell’oratorio situato presso la chiesa di san Pietro, con l’aiuto di alcuni volontari i pellegrini hanno raggiunto in auto o con i pullmini Sotto il Monte, da dove poco dopo la mezzanotte è iniziato il tragitto a piedi.

Fin da subito si è capito che non si sarebbe trattato solo di una camminata per mettere chilometri nelle gambe o per far aumentare considerevolmente il contapassi, ma di un vero e proprio pellegrinaggio notturno. All’inizio del percorso, infatti, don Andrea ha letto alcune frasi tratte dalla Pacem in Terris, enciclica scritta da san Giovanni XXIII nel 1963 e quanto mai attuali in tempi come quelli di oggi dilaniati da guerre cruente in Terra Santa, Ucraina e non solo. Le parole del pontefice bergamasco sono riecheggiate poi per tutto il tragitto, tra una chiacchierata e l’altra.

Sono state previste alcune soste, che non hanno avuto solo il carattere di pause da stanchezza o per rifornimento di cibo – gli intrepidi pellegrini erano infatti seguiti da un pullmino che trasportava vivande e, nel caso, i più stanchi – ma sono state l’occasione per rileggere alcuni passi della provvidenziale enciclica di Papa Roncalli e proclamare con forza che la Pace in terra è “l’anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi”.

La preghiera, però, non è ha costituito un’interruzione durante il percorso, ma è stata l’essenza del cammino: con la preghiera del Rosario i caravaggini hanno affidato a Maria, che già nel 1432 ha benedetto il loro suolo, la causa della pace, ora così dimenticata dai potenti del mondo. Del resto, durante una camminata non c’è preghiera migliore dell’affidamento a Colei che, generando Gesù e accompagnandoci nella vita di tutti i giorni, “protegge il nostro vaggio”.

Grazie all’intercessione dei santi e all’amicizia che si è consolidata – o a volte instaurata – durante il percorso, i ventidue caravaggini sono arrivati poco dopo le 8 di mattina sul sagrato della chiesa parrocchiale dei Santi Fermo e Rustico, dove hanno terminato il cammino ringraziando il Signore e rivolgendogli – con le parole di san Giovanni Paolo II, un altro santo che ha visitato Caravaggio – un ultimo accorato appello per la pace.

C’è stato, prima del meritato riposo, il momento della foto di gruppo e di una colazione rigenerante insieme, nella consapevolezza di aver vissuto un’esperienza meravigliosa, un cammino di gioia e preghiera, un percorso verso la santità, cioè il riconoscimento che tutto ciò che di buono avviene nella nostra vita è un dono del Signore per la nostra felicità.

Lorenzo Mascaretti

TeleRadio Cremona Cittanova
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