Il vescovo Napolioni nella solennità di Tutti i Santi: «La fabbrica dei santi è la vita»

Nella Messa presieduta la mattina del 1° novembre in Cattedrale l'invito a leggere le storie dei santi per cogliere «la scintilla che riguardava anche la propria vita»

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L’invito a leggere le storie dei santi, per farsi contagiare in un desiderio di conversione che può riguardare la vita di ciascuno, in una varietà infinita di santità. Lo ha sottolineato il vescovo Antonio Napolioni nella Messa della solennità di Tutti i Santi presieduta la mattina del 1° novembre in Cattedrale, concelebrata dal parroco della Cattedrale e dai canonici dal Capitolo. La richiesta di intercessione dei santi, con un pensiero rivolto anche ai bambini martiri innocenti, ieri come oggi.

«A Roma, in Vaticano c’è un ufficio chiamato “Fabbrica dei santi”: è quel dicastero, quella congregazione di cardinali, sacerdoti e laici che dedicano tutta la loro attività allo studio, al dibattito, alla verifica per poi consentire al Papa di proclamare santi e beati nella Chiesa». È stato questo lo spunto da cui è partito il vescovo nella sa riflessione: «Ma basta questa fabbrica dei santi? È un fatto formale? È una carriera? Ci vogliono le raccomandazioni, i soldi?». Pronta la risposta: «La Fabbrica dei santi in realtà è la vita», ha affermato sottolineando in particolare tre aspetti.

«Innanzitutto è la Chiesa, tutta intera, che attraversa i tempi e che si dilata sulla terra nei vari continenti e nelle varie culture. Oggi celebriamo tutti i santi insieme, proprio come un mosaico, un kaleidoscopio, una varietà infinita di storie: dal ragazzo all’adulto, dal re al povero, dal martire al sapiente. È bellissimo entrare in contatto con queste storie, è bello leggere le vite dei santi. Facciamolo! Grandi santi si sono convertiti leggendo le vite di altri santi, cogliendo dunque, da una storia diversa dalla loro, una scintilla che riguardava anche la loro vita e che ha fatto ripartire il coraggio di seguire Gesù fino in fondo».

Ma anche il mondo “fabbrica santi”. «Se dentro la Chiesa si diventa santi per scelta, per il fascino di una spiritualità piuttosto che di un’altra, per seguire un esempio, quanti santi sono santi senza saperlo?!». Il riferimento è stato ai santi martiri innocenti, che si ricordano nei giorni dopo il Natale. E il pensiero è andato ai «bambini martiri innocenti di queste ore, di questi giorni, non solo in Israele e Palestina, ma in tutte quelle parti del mondo dove la vita non fa in tempo a sbocciare che è ben presto insidiata dalla miseria, dalla fame, dalla malattia, dalla violenza, dal sopruso» «Quei santi martiri innocenti sono santi per forza – ha detto il vescovo –. Non ci resta che essere santi in certe situazioni umane. Che non sono poi così lontane: possono capitare anche nelle nostre famiglie, ad esempio quando una malattia mette alla prova». «Dunque il secondo cantiere della santità è la realtà quotidiana, per quanto cruda, disgraziata, violenta, al punto da suggerirci la fuga e il rifugio in noi stessi, di chiuderci in una torre d’avorio a giudicare il mondo, a diventare tristi e pessimisti».

Eppure «c’è un altro modo di affrontare la realtà. E chi ce lo suggerisce se non lo Spirito di Dio, la Sua Parola, in quella terza e decisiva “fabbrica dei santi” che è il nostro cuore? Il cuore di Dio che sollecita il cuore di ogni suo figlio». Un’esperienza che dovrebbe far suscitare in ogni persona «fibrillazioni di entusiasmo, di commozione, di disponibilità, nello sperimentare che non ci interessa avere una figurina o una biografia, ma ci interessa fare oggi esperienza dell’amore di Dio che tocca le nostre ferite più profonde». «Si risvegli in noi dunque – ha auspicato il vescovo – questa disponibilità operosa a fare della nostra vita una bella avventura umana e cristiana».

Da questi tre aspetti un auspicio per la vita di ognuno: «Il tempo che viviamo, difficile e duro, non è meno fruttuoso dal punto di vista della santità – ha concluso il vescovo Napolioni –. Che il Signore ci doni oggi lo sguardo e l’intercessione di tanti santi, nostri amici, che noi ci impegniamo a guardare da vicino per condividere con loro l’avventura del dono più grande che il Signore ci ha fatto e che siamo chiamati a mettere a frutto: assomigliargli davvero nelle piccole cose di ogni giorno, per vivere con Lui nella patria del cielo la festa eterna».

 

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Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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