L’impegno della Caritas contro il gioco d’azzardo

Progetti di sensibilizzazione, sportelli di ascolto e prospettive di rete con le Caritas lombarde per la prevenzione di una patologia sempre più dilagante

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Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico sta interessando sempre di più le fasce maggiormente vulnerabili della popolazione: in particolare, preoccupano i giovanissimi e gli anziani. Sono proprio gli adolescenti a far uso soprattutto del gioco on-line. L’Italia è diventato in pochi anni il Paese europeo in cui il gioco d’azzardo è più diffuso: è al primo posto in Europa, al terzo nel mondo tra i paesi che giocano di più e detiene anche il primato della spesa pro capite, ammontante a circa 1.300 euro (nel conto sono compresi anche i neonati). Il gioco, insomma, è diventata nell’economia italiana la terza tra le aziende più ricche, con profitti che arrivano a coprire addirittura il 3-4% del PIL nazionale.

Se parliamo, poi, della Lombardia, essa è definita addirittura la capitale del gioco d’azzardo: i numeri sono davvero preoccupanti: un volume da 10 milioni di euro all’anno e una spesa pro-capite per giocatore che sfiora i 2000 euro.

Per far fronte a questo problema sempre più dilagante, la Delegazione di Regione Lombardia della Caritas si è interrogata pochi giorni fa su nuove progettualità da mettere in campo a questo proposito. «La collaborazione delle Caritas lombarde su questo tema è nata per riuscire a monitorare il problema e condividerne numeri e caratteristiche», afferma don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas Cremonese e referente del coordinamento lombardo. «Trattandosi di una problematica particolarmente importante e sempre più in crescita, trovare soluzioni comuni e progettualità condivise è il miglior modo per affrontare l’emergenza».

Non mancano a Cremona le campagne di sensibilizzazione per rendere i cittadini consapevoli della portata del fenomeno. L’associazione La Zolla, ad esempio, questa primavera ha anche realizzato “Illusioni”, un progetto di prevenzione che ha incontrato e coinvolto le fasce più a rischio della popolazione.

«Già nel 2015 avevamo costruito una mostra – molto visitata dalle varie scuole – nella quale si dimostrava che il gioco d’azzardo è sempre ingannevole», racconta don Giuseppe Salomoni, presidente de La Zolla. «Alcuni esperiti di matematica spiegavano i meccanismi delle slot e degli altri giochi d’azzardo. Quest’anno il progetto di cui la Zolla era capofila, è stato finanziato dall’Asl e ha riguardato la prevenzione sul territorio soprattutto su giovani e anziani».

Nel progetto sono stati coinvolti anche enti e associazioni che già hanno a cuore il problema delle dipendenze e che sono a contatto con le fasce più a rischio della popolazione, come Caritas, Approdo, Bessimo, Iride, Fuxia, Krikos e Libera. In particolare la parte del progetto dedicata alle scuole ha interessato 30 classi (prime, terze e quarte) delle suole ITIS di Cremona, CrForma di Cremona e di Crema e Enaip di Cremona. L’obbiettivo, oltre a far riflettere i ragazzi sul benessere e sulla salute, è stato quello di promuovere una consapevolezza del problema. Gli adolescenti che hanno partecipato sono stati aiutati da Simone Feder, esperto della patologia, nella focalizzazione delle caratteristiche del gioco d’azzardo, riflettendo anche sugli stili di vita che potrebbero essere considerati a rischio.

«Siamo stati anche presenti con i nostri stand informativi in alcuni paesi della provincia, in particolare in quelli rivieraschi, nei quali abbiamo cercato di catturare l’interesse della gente su questo problema», continua don Salomoni. «Sono stati coinvolti anche i bambini: per esempio, al Bosco Ex-Parmigiano abbiamo realizzato per loro alcune attività in cui si sottolineava la profonda differenza tra il gioco ludico e quello d’azzardo».

Durante l’anno sono stati organizzati anche incontri frontali indirizzati a anziani e carcerati, soggetti considerati più a rischio. Anche attraverso i quattro sportelli attivati sul territorio, gli operatori hanno potuto dare informazioni sul tema e fare alcune prime valutazioni in persone che hanno manifestato i segni della patologia, per indirizzarli al Sert, affinché riescano ad avviare percorsi mirati.

 

Qualche informazione sul gioco d’azzardo

L’alea (il rischio, la probabilità di vittoria) e il fine di lucro sono i due elementi costitutivi del gioco d’azzardo come definito nel Codice Penale (Art. 721). Il gioco d’azzardo patologico consiste in frequenti, ripetuti episodi di gioco d’azzardo che dominano la vita dell’individuo a scapito della vita sociale, professionale, materiale, dei valori e degli impegni personali e familiari.
I giocatori patologici descrivono bisogno intenso di giocare, difficile da controllare, unito all’ossessione per immagini e pensieri dell’atto del gioco e delle situazioni che lo circondano.

Il giocatore patologico è privo di controllo, incapace di resistere all’impulso di giocare: il gioco diventa la cosa più importante delle sua esistenza.
É una persona soggetta ad un disturbo psicopatologico che compromette la salute fisica e provoca molteplici possibili conseguenze personali, sociali ed economiche come ad esempio la perdita del lavoro, la disgregazione della famiglia, l’impoverimento e la messa in atto di comportamenti illeciti come il ricorso all’usura, che diventa uno strumento agevole per procurarsi il denaro necessario a giocare e/o scommettere.
Qui il pericolo dell’infiltrazione mafiosa, in quanto le mafie si inseriscono in questo “giro” prestando soldi a tassi elevati.

Fortemente coinvolta, sia dal punto di vista emotivo che economico, è la sfera familiare e delle relazioni personali.
La famiglia convive con la depressione, l’impotenza, l’incertezza, il progressivo impoverimento e può attraversare periodi di dissesto finanziario anche molto grave, di conseguenza rischi di disgregazione familiare sono enormi.

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