Laudato si’, bilanci e prospettive dell’impegno in diocesi nell’incontro al Santuario di Caravaggio

L'evento, che ha visto la partecipazione anche del vescovo Napolioni, è stato aperto in mattinata con l'esperienza del centro Nocetum di Milano

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Scambiarsi idee e suggerimenti, fare formazione e riflettere sulla possibilità di essere ancora più presenti a livello diocesano dando concretezza agli appelli di Papa Francesco. Queste le motivazioni con il quale il gruppo Laudato si’ della Diocesi di Cremona ha deciso di ritrovarsi sabato 24 giugno al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio. Una giornata conviviale ma anche e soprattutto un appuntamento denso di spunti di confronto.

Come quello offerto nella prima parte dell’incontro, in mattinata, quando Gloria Mari ha illustrato l’esperienza del centro Nocetum di Milano del quale è presidente. Nocetum è una realtà milanese (si trova in zona Corvetto) fondata nel 1998 da suor Ancilla Beretta per prendersi cura dell’uomo nella sua integrità, cioè della sua anima, del suo corpo e dell’ambiente in cui vive, riconoscendolo come opera meravigliosa e unica del Creatore. Il 9 luglio del 2012 l’allora arcivescovo di Milano, cardinal Angelo Scola, ha riconosciuto la comunità Nocetum come “Associazione Privata di Fedeli” e dal gennaio 2020 Nocetum stessa è riconosciuta come “Comunità Laudato si’” per il suo impegno sia nella custodia del creato sia nel sostegno sociale delle persone in stato di disagio.

«Nasciamo dal basso – ha detto Gloria Mari – e la nostra intersezione con il territorio è continua. Negli anni abbiamo sviluppato il dialogo con le Istituzioni utilizzando il Municipio che, va detto, si è sempre dimostrato molto sensibile nei nostri confronti».

Proprio l’esperienza di Nocetum è esemplificativa di un lavoro che parte dal territorio, secondo il responsabile diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, Eugenio Bignardi. Se n’è parlato nel momento di confronto pomeridiano sul ruolo del gruppo diocesano Laudato si’, nel corso del quale è intervenuto anche il vescovo Antonio Napolioni.

«Ci ha impressionato – ha detto Bignardi – il modo in cui i responsabili di Nocetum siano stati in grado di partire da una grande spiritualità arrivando al concreto, interagendo con amministrazioni pubbliche e cittadini».

Ognuno dei presenti in sala ha espresso la propria idea. Una di queste è la necessità di ampliare la formazione, perché se è vero che il volontariato ha ancora forze rilevanti, è altrettanto vero che mancano attività formative che possano essere la chiave per meglio dialogare con le realtà dei settori del sociale e della politica. Si è insistito anche sulla necessità che, come comunità cristiana, anche il gruppo Laudato si’ debba andare oltre la semplice spiritualità per passare maggiormente all’azione.

Nel suo contributo il vescovo Napolioni ha invitato i presenti a «vigilare sulle sfide del territorio, ben sapendo qual è il nostro compito: aiutare ad affrontare emergenze e problemi con metodo». E ha auspicato che possa «crescere una capacità di riflessione che sia sinodale, ovviamente continuando a cantierare alcune iniziative, come ad esempio le comunità energetiche». “La diocesi – ha aggiunto Napolioni – ci vuole essere. Ben vengano le creatività anche in rapporto ad esperienze di altre diocesi».

Raccogliendo l’intervento di uno dei presenti, che si è chiesto perché in parrocchia si senta parlare poco, o nulla, della Laudato si’, Eugenio Bignardi ha suggerito che «dovremmo essere noi a far scoprire alle nostre comunità i problemi del territorio. Cerchiamo di essere d’aiuto, come soggetti attivi».

Insomma, c’è molto da lavorare. Lavorare in rete. Poiché quello che è stato fatto sinora non pare sufficiente.

Idee in tal senso esistono già. Prossimamente si cercherà di metterle in pratica. Intanto un momento importante potrà essere l’apertura del nuovo anno pastorale.

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
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